uà MDXXIV, MARZO. 120 sala li Signori turchi et tulli genlilomiui pereti ; da l'altra banda ragusei, greci; poi in una camera fu posto a tavola da 200 done perole, tutte invitale a ditta festa, ita che fra done e homeni fu da numero .‘500. Et el pasto fo honoratissimo di vivande, dove ci inlravene cervi, caprioli, pavoni, pernise, e poi altre carne domestiche, etiam torte, sapporeti, marzapani, pignocate, di confction in abondantia. Fornito el convito, qual durò i bone bore, ievate le tavole, vene alcuni zenghi, che sono alcune turche virtuose, giovene, belle, le qual prima comenzorono a sonar, da poi cantorono. Di poi comenzorono a ballare per alcune vie molto lassive, con alcuni gesti de lesta, incrozamenti de braze, movimenti di lavri, con capelli sparti per li humeri et in alcuni tempi butandoli sul mento et sul dorso con gran gralia, batcndo li tempi con alcuni bollì che teniva in mano, con li quali faceva alcuni conlraponti mirabili, poi stringendosi su alcuni ponti moreschi bufarono molti belli salti schiavoneschi, con certe for-leze di schena che fu bellissimo veder, el sopra tutto 07 gesti el modi tanto lassivi, che faceano liquefar i marmi ; el credete a me che vedea scolare la neve giù per P alpe della vechieza non che alli gioyenili anni, el maxime perché le dame erano granosissime et li habili tanto reslreeli el alilali, che le parte se-crele (ulte comprender bene si potenno; siché pensate che questa fu una bella parte. Da poi furono levale le donne perole a ballar, le quali feceno uno longo ballo. Da poi vene una moina ria, la qual fu ; prima una giovino pomposissimamente vestila, u-compagnala da do vechi el da do pastori richissi-inamente vestiti, e quivi incominzorono a cantare in quarto una certa lamentatimi per la quale parca che la giovine si lamentasse delli sui vcchii che leniva consumando la età sua, el che la dubitava che senza che la gustasse li piac ri del mondo la morte P havesse a pigliar. Comenzò poi a ballare e con gesti mostravano il medemo, et nel fin del ballo si apresenlò una morte, la qual tirando con la falze nel megio del ballo cascò a la giovinetta lutti li vestimenti el li suoi capelli d’oro et romase morta ignuda. Et così fo compilo questo primo acto. Da poi fu levato uno altro ballo di donne; ballorono un pezo, et finito el ballo venne una colazione di confetti, storti et buzolali, la qual finita vene uno ambascialor del re di Portogallo con uno gigante, qua! leniva do saraceni in catena che faceano una moresca, el apresentatoli al signor, expose la sua imbasciata, dicendo che '1 re dì Portogallo mandava quel gigante con li do saraceni de la ixola Tapro- bana. Et da poi questo vene cavalli inariani con 10 lanzc et cominciò a giostrare et ruppe tulle le lanze ; con il finire de la qual giostra fu finita la festa circa una bora et megia avanti giorno. El poi fu acompa-gnato el clarissimo ambascialor honoratamente da tutti li compagni, ma prima dal signor et dal lor bailo fino a la porla, et poi li compagni con li lorzi accesi fino alla caxa del magnifico Grilli, dove quel 07 poco di tempo sua niagnificentìa riposò. Siché, mis-sier Jacomo, questa pomposa festa haria bastalo presente il Sumrno Pontefice el una nobil cilà di Vcnetia, laudata et comendà da lutti per cosa non più veduta in questo parte, con grandissima expe-ctation di quello havesse a fare la pomposa nalion venitiana, benché diceano che Pera un gran cuor di 13 Compagni a non voler cieder a tutta la nalion fiorentina. La Domenica di carnevale veramente, li nostri magnifici mercadanti, che forono al numero dì 13, feceno la sua festa, et perché lo apparato di fiorentini fu tutto di campo d’oro, volseno variare et fu fatto uno apparalo per mano di missier Agnolo Maduna al modo antico, come si facea a Venelia quando se adornava bene una ohiesia, con alcuni festoni antiqui el alcuni intagli che la natura non potoria farli più belli; et perché se recitò una comedia, furono fatti quelli casamenti di apparali diligentemente, et tali fumo che furno laudali più che quelli di fiorentini, perchè se quelli furono bellissimi et richissimi, questi furono induslriosissimi, et di questo si parla et di quello di fiorentini non se ne parla. Et di questa festa fu electo (signor) il magnifico mis-sicr Alvixe Grilli dii Serenissimo Principe, gentilissima el liberalissima persona, adorala in questo parte et merita ogni laude, a requìsilion dii quale, quantunque il clarissimo ambascialor fusse il Giobia molici slraco per esser stato latta quella nocte senza dormire, non volse refular l’invito di questo magnifico Grilti. El cussi per lutti li compagni et molli altri servitori con molte lorze di libre 10 l’una fu levato di caxa, el andato al loco deputato a la festa, si passò davanti dii bailo di fiorentini, levorono el ditto bailo, el qual era cum tutta la sua natione, et cussi insieme cum molti gentilomini pereti entro-rono sopra la sala de la festa, dove da un canto era un tribunal con più de 100 done molto pompose et ben in ordine, et lì se apresenlorono molle turche virtuose, le qual sopra uno tapeto davanti le done senlavano. Quivi fu fatto un grande silentio, et fu dato principio a la comedia, la qual fu di Psiche et 68 Cupido, la ijual per li lor propri Compagni fu reci-