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MDXXIV, MARZO.
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18	Item, scrivono, per quelle di hore.....Come
    inimici erano venuti di Biagrassa a Vegevene passando Tisino, et par quelli 2000 fanti et 300 lanze, che erano ussite di Lodi per venir in campo di francesi, inteso il Ducha questo, ussite di Milan con fanti 6000 et 200 lanze et andò per obviarli il transito;
    i	quali par erano entrati in uno castello et si sperava d’averli, eie.
       Di Crema et Bergamo fo lettere, sicome dirò di sotto.
       Dì Trau, di sier Domenego Pinamano conte di 23. Come li turchi erano sotto Clissa con fama »spedavano soccorso, et clic inteso esso Conte, per explorator, turchi dovevano venir a dannizar su quel contado, messe in ordine li stratioti quali ussite, et li turchi ascosi etiam loro ussiteno, di quali fo presi tre turchi et uno morto, i quali haveano boni cavalli ; e cussi li turchi tornorono indriedo, e li stratioti ritornò in la terra.
        Da poi disnar, fo Consejo di X, con la Zonta, qual però non stete molto et fo la Zonta ordinaria. Et tolseno certi danari di la camera d’Imprestedi di Monte vechio, con far altre ubligation perservirse di quelli per mandarli in campo.
        La qual venula zoso, restò Consejo di X semplice
  per ex per! ir.......
18* Di Crema, di sier Alvise Foscari podestà et capitanio, di 6. Come le zente di Lodi ussiteno fuora, fo per andar a Bià a conzonzersi con francesi in Bià; ma inteso il ducha de Milan con quelle zente esser ussilo in campagna dubilando d’ aver danno, ritornorono in Lodi.
       Dii provedador Moro cenerai in brexana fo
   lettere, date.......a dì 6. Come il podestà di
    Trevi, ch’è lì per il ducha di Milan, lo ha ringratiato di quello 1’ ha fatto, et avisa non mandi più zente de lì, perchè le zente di Lodi ussite andava verso Bià e non a quella volta.
       Di campo, di Raphael Gratiano vidi lettere, di 5, date in Tormelo. Ileri matina su l’alba piantassemo 4 cannoni et 4 sacri a Garlasco, dove era dentro 3 bandere de inimici et alcuni cavalli; la quale era stata reparala di bastioni gaìardissìmi et uno fosso di acqua che lì era una pioza de acqua nel più basso. El havendoli fata una poca di baiaria a hore 21 li fu data la bataglia, di modo che andava le gente tanto volunterose al combatter e abundava tanta moltitudine delle nostre gente, che havendo a passare per un ponle non mollo largo, un per l’altro si baiava ne 1’ acqua, talmente che si sono anegali de li nostri el signor Uberto Palavicino, el signor
Baldissera Signorelli, missier Alberto di Becharia el forsi 4 o 6 altri homini da bene. Ultimamente havendo fallo il signor Ducha dismonlare 40 homi-ili d’ arme de li soi a piedi con le piche, per bavero honore di questa impresa quale dal Viceré e monsignore di Barbon li era stà data sopra di sé, li spinse a la battana, et cussi come ucelli saltorno su el volendo li inimici far resistentia, li abundò tanta gente in un momento, che lassorno la impresa. Et cussi la maior parte de li soldati et de li homini di la terra forno tagliali a pezi, che ari vano ad un grosso numero, et la terra tutta vìa si sachegia; scorno grandissimo a’ francesi, che ne li ochi dii loro campo et longi 5 milia di loro habbino lassata perder una terra che loro guardayano, et le gente di veuìlìani, che loro le hanno sino ad hora dìsprezate, la habìno per forza presa. Scrìvendo questa, è venula nova certa che tutto el campo francese è passato di qui da Tesino et venuto ad allogiare a Vegevene. Dicono voler far la giornata con nui, che venendo li sera dà bon conto, et oggi spagnoli sentendo la venuta loro ussìrno in bataglia da Gambalò el li mostrò la battaglia, et loro l’hanno recusata. Quel che succederà aviserà, et si stagi di bona voglia, che se piglia tale ordine che sì vincerà, e li sono in questo campo tali homini, che sono da gubernare un mondo, et maxime el signor Ducha, che fa lutto quello che si può sapere di la guerra.
Copia di una lettera dii signor Francesco Ma- IO ria ducha d’Urbino etc., governador nostro, scrita a domino Alexandro Nevo suo secretarlo in Venecia, narra la presa di castel di Garlasco.
      Spectabilis, dilecte noster.
    Havendo noi Mercordi passato Ticino, et essendo con lo exercito venuti in questo allogiamento di Trunello, la mattina sequente li nostri cavalli leggieri et quelli di Joanne di Naldo furon assaltali da circa 70 schìopetieri et da 50 cavalli che erano ussiti di Garlasco, li quali tutti da li nostri furono roti, morti et presi, che pochissimi ne scamporno.
Noi sì spingemo in questo tempo cimi fantarie et gente d’arme verso Garlasco per tagliar la strada a li nemici, et facendo noi provedere quel luoco, il ducha di Borbon et il signor Viceré ne mandaron a dire che dovessemo pigliar la impresa di expugnare quella terra, et che mandamo a domandarla per un trombeta. Il qual mandamo, et non fu da quelli di dentro voluto ascoltare, per il chè spingemo li no-