559 MDXXlV, AGOSTO. 560 Extraio di lettere date in Ases a dì 13 Avosto 15X4. Che l’exercilo di! signor duca di Barbone è dimoralo cinque giorni in Ases, che s’è reso a sua excellentia, et questo peraspeclare le inonitione, et per provedere a tutti li bisogni de l’artelleria. Che el signor marchese di Pescara era stalo la note inariti ad veder le mure de Marsilia el dove si polea accampare con lo exercilo, et che dopo il ritorn? suo s’è inteso che quelli di Marsilia sono ussiti a scaramuzare con 5 bandiere de spagnoli che ’I prefato signor Marchese havea conduli seco, el hanno anchor scaricato grande arlellaria, el di la (erra el di l’armata, et che alcuni fanti de francesi fati pregioni da spagnoli referiscono che molti soldati vengono in servitio dii Re chrisliauissimo; il che se intende anche per altre vie. Che in Marsilia sono 4000 fanti che gli hanno ¡ lassato francesi, essendosi relirali col resto del’exer-cito di la da Druenza dove si sono fermati. Che spagnoli aspettano con desiderio di dare la battaglia a Marsilia, et che sono come disperati perchè spen-deno la paga in 15 giorni per il carislioso vivere che è in quella parie, et pagano le robe per 4 volle più che non costavano in Lombardia, nè pono lore pur uno ovo senza pagamento, et chi fa altrimenti è impicalo per la gola, et più ili quaranta spagnoli a questa hora erano siati impieati per tale causa. Copia di una tetterà dii marchese di Mantea, scrita al suo ambasador a Venetia. Da uno nostro amico, che è capitato in c'ampo «presso monsignor duca di Barbón, siamo avisali per lellere di 14 di questo, date in Esaes, come, essendo lutti li signori capitani et lo exercilo imperiale in procinto di andare ad acoslarsi a Marselia per campegiarla el batería d’improviso, venero lettere d’Augi II erra, clie avisano quel He haver mutato proposito di voler più passar, per aver ¡illeso Sua Maestà che questo exercilo era luto sbaratalo, et perchè la illustrissima madonna Margarita li liavia negalo vilualie per le sue gente, el per esser il re di Pranza polente, che liaveudo essa Maeslà a smontare, non lo potria far senza pericolo di scorno el danno; el che del lutto ne dava aviso al prefalo monsignor di Barbón, acciò che a lempo possi proveder al caso suo el salvar questa gente. Onde quelli signori stavano disperali et liaveano mandalo a far gran provisione di victualie, dicendo che lo fanno per la genie d’arme el faularie che aspeclano da Italia; ma che era pur per loro per venir di quà. Et quello che ne scrive dice, che ’I credea che ’I di seguente si avieriano, benché la voce era per tutto il campo che erano per andare a Marsilia. Dice anche, che francesi erano da l’altro canto del tiume et che erano assai più grossi de li nostri, et che ’I Re vi era in persona. Qual dice ha comandato ludi 11 328 * pensionari el quanta gente può comandar per ultimo socorso et sforzo. El dice queste parole in fine del venir nostro salvi non dubitatilo ; ma ben si pensa ne venerano drielo francesi. Ne è parso comunicarvi questo aviso tal qual è; voi lo comunicacele con quelli signori eie. Copia di una lettera di missier Achille Boro• 3iy meo scrìtta al signor marchexe di Mantoa, data a Bagnolo, alti 26 di Avosto 1524. Di nuovo, dii campo nostro, al partir mio de Asti vi fu una posta di monsignor di Borbon el dii marchexe di Pescara, come erano pur a quella lerra apresso Marsilia, et scriveno esser siali a veder Marsilia et che a loro pare sia debile terra ; ma dice bavere un franco, che li farà morire houiini assai, et aspettavano quelli lauschenechi ultimi con 200 lanze de le nostre. Che ’1 dì ditto sarebbe stalo con loro. Il Viceré haveva mandato l’Arcon per caziar il resto de le gelili d’arme. Che adesso il re di Francia, per quanto dicono, era in Avignon con lullo l’e* xercilo, el bravava assai di voler venir far la giornata, nè per mia opinion li nostri non la pono fugire. Et tanto più io mi credo che saranno necessitati li nostri o di andar inanzi o di tornar indietro, per falla de le viluarie. El per quanto se intende non ha così bona fantaria, come è la noslra, che ha assai di quelle soegeneralioni normandi, pieardi el vasconi. Vostra signoria sa quanto valeno. Il numero de li nostri fanli sarano circa 15 milia. El dì itianzi che io ari-vassi, vene il capitano Figarolo mandato per Firn-perador a Sua Maestà. Riporta che ’I Viceré non si partì de lì dal Piamente, el che F imperalo!’atendeva solum a far provvisione di non lassar mancar dinari a lo exercilo di monsignor di Barbon, el haveva fallo capilanio Farmiragio di Spagna, et faceva cal-lare tulle le forze di Spagna per la via de Perpi-gnano, et dice gran numero di genie, che a questa bora sono insieme. La persona di ia Maeslà cesarea veniva m Barzellona, per esser più propinquo a le facende. Porla ancora al Viceré, che ’1 debba star ad ordine di alil i 5000 fanti, et cussi ha scritto al Princi-