MCCCCCIU, NOVEMBRE. 244 Napoli averli dato ajuto, videlicet sier Marco Pi/amano e sier Marco Zen. Item, quelli stratioti è in gran penuria, bisogna esser suvenuli. Dii ditto, ivi, a dì 25 septembrio. Come fono zercha’ li confini, e volendo meterli confini vecbi messi al tempo dii padre dii Turco, el bassa mostrò aver comandamento meter novi, salvo a Malvasia li vechi. E qui fono in controversia di tre castelli de uno, videlicet FA Damala, El Castri e Termesi ; el qual Damala dava 8000 aspri al bassa, et era suo proprio, però lo voleva : e qui scrive coloquj abuti ; e che li voi dar in golla, e che havia do lettere di sier Andrea Griti orator nostro a Costantinopoli, di 10 et 13 auosto, che li avisava adatasse il tutto e non calasse al Damala, perchè era rimasto con li bassa che ’l fusse di la Signoria ; e manda qui le copie di le dite lettere. Or par che habi promesso, oltra li 8000 aspri li dava al bassa quelli dii Damala per charazo, eh’ è ducati 150 a l’anno, etiam darne altri 50 la Signoria nostra, et che ’l Damala resti a la Signoria nostra, e vederi dar qualche vesta a un suo nepole dii bassa sopradito, e di li danari à porta con lui far etc. per ultimar tal cossa di confini, perchè saria utile a la camera ducati 500 a l’anno. Noto: li fo -dà al ditto ducati 1200 da trabutar etc., et el dovea poi venir in Albania e meter li confini con Ferisbei, e cussi a Cataro ; ma per expedir più presto, ivi a Cataro è stà mandato un altro secretario nostro Zacaria di Freschi, qual fo a Costantinopoli. Et è da saper che ’l Colegio non li piacque che ’l Sagudino promelesse questi ducali 200 a l’anno etc. Da Cataro, di sier Sabastian Contarmi re-tor e proveditor, di 14 septembrio, molto vechia. Come, poi la mortalità, ragusei hanno cercato turbar li acordi fati col thesorier di Castelnuovo per li sali, e principiavano mandar sali a Risano e venderli, unde à provisto e fato uno scripto con li daziari novi dii Turco, qual manda qui la copia, e fato la mesura boiata per tutti do, videlicet, quel di Zervia lire 98, si vende lire 113, la mità è dii Turco e la mità di la Signoria ; e per la spesa di condur li sali di Cataro a Risano, il thesorier li dava aspri 65 di ogni 100 misure, e hora erano duri a darli, pur con lettere e persuasion hanno conlratato, tamen voleno la Signoria li lievi. È mal ragusei prendino quel corso in danno di la camera di Cataro, e si la Signoria voi tal parlido per la scala di Narenta che si venderia ducati 3000, li basta l’animo far. Item, il signor sanzacho di Scutari, è a quelli confini, li manda domino Francesco Zaguri venuto da Constantinopoli a visitarlo, per acharezarlo etc. Item, Cataro è zorni 45 non ha parso algun segno di peste eie. Questo è il pato 1503, a dì 13 septembrio, di mercore. Sia noto a cadauna persona, come de l’a-venturado imperador, che Dio conservi, Emin Cha-thosca et datiari de Caslelnovo s’è acordalo con el conte Trifon Zaguri, per nome del magnifico missier Sebastian Contarini proveditor di Cataro, che con-dugando sali a Risano di la illustrissima Signoria di Veniexia, che dagano a li daziari de I’ aventurado imperador la mità de zò che se venderà a Risano; et che ogni 100 misure de Risano se traza 65 aspri; et che se daga a la Signoria di Veniexia over el salinaro suo; et che el sale se venda con la misura de Risano, la qual è la boia dii magnifico provedator, et emin per mazor fede ; et quando l’emin manderà le lettere al magnifico proveditor, quel li mandi a la illustrissima Signoria di Veniexia per li ditti aspri 65 quali se trazeno de ogni 100 mesure ; el se la Signoria vorà levar li dicti 65 asp; i, in avegnir se venda li sali de la Signoria a Risano ; et se non vorà levar dicti aspri, che cadauno resti in la sua libertà; et se non responderà sopra di ciò fin do mexi da poi che 1’ emin manderà le lettere sopra di zio, cadauno resta in so libertà. Et per mazor chiareza mi scrivo, Radosalich de Risano ; con la mia man a Risano, e l’emin meterà el so signale etc. 1 Vene in Colegio el signor Pandolfo di Rimano, venuto qui, che non si sapeva, et mandato li altri fuora, excepto Opizo di Ravena suo orator qui. Era con lui uno suo pulino di anni 5, nominato Sigismondo, et ne ha do altri, e lui signor vestido con la capa a la francese. Tochato la man al principe, disse che havendo con lo ajuto di Dio auto il suo stado lutto, non li pareva goderlo si non fusse venuto a inchinarsi a questa Signoria, a la qual oferiva la terra, rocha e la persona e li fioli, sempre bon servitor di questa Signoria, da la qual dipendeva ogni suo ben, nè cognosseva altri padri cha questa Signoria, nè mai era slà con altri, volendo cussi perseverar etc. 11 principe li usò bone parole, alegrandosi dii suo ritornar in stato, e atendesse a conservarlo ; et che di ogni suo mal ne havevamo auto gran dolor, e volesse far bona compagnia a li so popoli e ricognoser questa Signoria con effecto, da la qual procedeva ogni ben suo. Et poi fono infroduti do, perchè uno era rimasto dentro, citadin di Arimano videlicet Renaldo Si-moneto, Michiel di Melzo, Cesar Baiagli, et mancha-va Vi tal Artusino, qual non era venuto. Et presentato una lettera di credenza, di 29, di Rimano, sotoscri-