197 UDXXI1I, NOVEMBRE. 198 ne di lassar ludi li loci di qua da Ticino. Et per li dueheschi li fu risposto che non li era auetorità di poter devenire a siniel tregua; ma essendo in Italia lo illustrissimo signor Viceré se li scriveria, et cussi alti altri confederati, senza el consenso de li qual non se farìa cosa alcuna. Et con questa resolu-tione ogniuno ritornò a casa sua. Et anchora heri volevano ritornar a parlamento ; ma li é sta dà repulsa. Sichè francesi sono in mal termeni, et la neve li refrusta benissimo e tutavia va driedo, che è 3 giorni et nocte che non fa altro che nevega-re, et cussi a Milano ; sì che sera forzo a essi francesi di mutar alozamento con sua gran vergogna. Et per quanto dicono li exploratori, patiscono assai in esso exercito. In questo zorno, con pioza, sier Francesco da chi da Pexaro fece l’inlrada podestà di Padoa, la qual li fu consigliata per sier Francesco Donado el cavalier et capitanio era vice podestà. Lo acom-pagnoe sier Piero da cha’ da Pexaro procurator, sier Marco da Molin procurator, sier Marco Gri-mani procurator, sier Hironimo da cha’ da Pexaro fo capitanio a Padoa, sier Zuan Francesco Mar-zello fo al sai, sier Francesco Foscari fo cao di X so cugnati, sier Piero Mudazo, sier Benelo Zorzi, sier Andrea da M'>lin e alcuni altri. 114* Noto. Ho zi fo lettere di campo, di li, s crite di sopra, ma per aver manohato scrivo qui il su-mario. Come francesi erano levati da Milan et postosi a Biagrassa et Binasco, et parte a Lodi, Cassano et Monza. Et il cavalier Landriano havia hauto letere di 14 di Milan di domino Hironimo Moron, che li scrivea non bisognava più il messo dii signor Prospero stesse nel nostro campo per solicìtar si passi Ada, perchè essendo levà francesi non bisogna più passar. Et tamen quel zorno vene il secretano di l’ora-tor cesareo solicitando si scrivi nostri passino Ada; al qual fo ditto quanto haveamo di campo, e lui volse veder la lelera scritta al cavalier predillo el restò inquieto. Fo scritto per Collegio a Roma, et mandato li sumarii dii levar dii campo di francesi di Milan. 115 Di Roma, di l’ Orator nostro, di 13. Come li Cardinali in conclave sono più duri che mai, et non si pono acordar. Eri zonse qui e intrò in conclavi il reverendissimo Cardinal Ivrea stato in camino amalato ; et che li 22 cardinali et uno eh’ è in-tralo di la fazione francese sarà 23, haveano fato un ordine di volersi e darsi li voli cadauno di loro per veder se poleano scantinar qualcheuno di quelli 16 è col Medici, quali sono (auto uniti et obedienti a dillo Medici che non veleno dar il suo volo ad alcun, e fanno quel voi Medici. 11 qual Medici è in fantasia più che mai di esser lui Papa. Item, scrive che più li oratori non stanno in palazocome voi le con-stilulion, perché, hessendo parlili li altri oratori, etiam lui è parlilo perchè ad ogni modo stevano a la seconda porla e non la prima, dove hanno custodia li prelati. El che si melescomesse ducali 80 per 100 che per tulio questo mexe non sarà fatto Papa. Scrive coloquii hauti col ducila di Sessa orator cesareo zercha le cosse di Milan et dii marchexe di Ferara overo Ducha, qual sarà con la Cesarea Maestà, perochè li farà dar Modena et lui darà ducati 50 milia per haverla. Item, che il governador di Roma domino Francesco da Pexaro arziepiscopo di Zara, per meter di mezo di cerla cuslione era per farsi, fu Irato un schìopo e lo zonse un pocho ma non bavera mal di pericolo ; e altre particolarità, ut in litteris. El tien che stando troppo li Cardinali, seguirà qualche inconveniente in Roma. El (he ’I ducha di Sessa havia fatto far alcuni fanti de li acciò vengano col Viceré, qual si ritrovava in Apruzo el veniva di longo. Item, che con il Cardinal Ivrea é inlrato il fratello dii Cardinal Flisco. Item, scrive el signor Alberto di Carpi si ha doleslo esser slà preso domino Clemente non-tio dii re Chrislianissimo. Item, che in Roma si faceva de molti homicidii per la terra. Copia di lettere di Marin da Poso secretano 115* dii Cardinal Pixani, date a Roma a dì 12 Novembrio 1523, scritte a Francesco Spinelli. Cercha a le cosse del conclave, questo signori romani fanno spesso congregalione, et l’ultima fu Mercore di.....et andono a la porla del conclave, et uno di loro fece le parole generale al Cardinal Santa Croce come più vechio et decano, et exortoli a far un pontefice el ad observar li canoni. Li rispose il Cardinal che cosa era li canoni come bertegiandolo. Lui li disse che sua signoria reverendissima li sapevano benissimo et che non bisognava chiarirli « Ben, el Cardinal disse, tornale diman che vi risponderemo» et per quanto ho inteso, hanno deliberalo che li romani insieme con li prelati facino le guardie al conclave e non si potrà più mandar polize, nè havere se non con gran difficultà. El Cardinal Ivrea intrò in Roma Mercore da sera a di 11, e il Giovedì a vintitrè bore entrò in conclave ; è