815 Mi 'CCIX'IV, KKHBRAJO. SI 6 in la Molinella, acciò li citadini non si doglino etc. Et etiam fo do lettere drizate a li cai di X, (di) qual vene sier Alvixe Malipiero cao, e le lexè col principe soli. Di domino Andrea lìectiperato et Gabriel di Calderoni doctori, date a Faenza a dì 3. Ringrazino la Signoria di averli concesso li 3 vicha-riadi; si oferiscono a le opere; prega il Recuperato, quando si fa a Padoa sia posto, e !’ altro Calderoni a Brexa. E cussi fo ordinato di far. El fo scrito a Faenza, provederemo a quel domino Jacopo de Paxinis di qualche zudegà, qual domenega si ruoterà la parte. Noto. In le lettere di Faenza di 4, scrive dii zon-zer di la rnojer dii capitanio di le fanterie lì. domina Dorathea. Li andò contra esso proveditor e li fò grande honor, e il capitanio suo marito la ricevete aliegranaente. E da saper, quesla è la dona rapile Valentino, stata fin hora fuori. Et hessendo il Colegio di savj li in camera dii principe, vene sier Etor Contarini con sier Nicolò Bon qu. sier Domenego, dicendo esser venuto uno mosso di Forlì a la Signoria. Qual fato introdur, presentò lettere dii signor Antonio Maria di credenza, di 3. E mandati fuora li do zenthilomeni, esso nontio disse, nome Piero Zuane Binici citadin di Forlì doctor ma è anni ‘28 è nostro subdito, et commemorò li capitoli tratatì e cónci tisi con il castellan, come si sa il tutto. E che lui havia acordato 3 parlo principal, videlicet i Moratini, domino Brunoro fo fiol di domino Antonello, et ossi Biulzi. Et che li Moralini erano di la Chiesia, tamen tutte unite amano la Signoria nostra. Et prima domandò li ducati 15 milia in presiedo da la Signoria ó scerete o publice, «ferendo il signor renderli e dar per caution tante possession di loro citadini sul noslro etc.; voi la protetione di la Signoria nostra. Poi disse che ’l signor suo stava mal, e in caxo che ’l morisse, voleva dar la terra e la rocha a la Signoria nostra, che tutti la chiamerà, e senza arme, con lo porte aperte missier Cristofal Moro potrà intrarvi, dicendo voi moter la testa si questo non sequirà. E che non è da lassar tal occasion molto à proposito a questo stado; e che Forlì è un’ altra Bologna, e la terra la 3000 homeni da fati etc. Or li fo ordinato che ’l motesse in sori-plura, e lenisse secreto. In questo zorno, le g;die di Alexandria vene sora p,.rto, e inlrò'dentro la galia patron sier Benetlo Erizo, e le altre do restono sora porto; e fo sona 392" campano. A dì 7 fevrer. In Colegio. Vene il reverendo domino Piero Dandolo episcopo di Vicenza insieme con li so parenti sier Lunardo Moeenigo e sier Ta-dio Contarini, e disse è do anni è stato al suo episcopato di Vicenza, e venuto qui laudò li rectori e acerlò la Signoria esser b(>n servitor. 11 principe li usò bone parole. Vene Zuan Forte e Raphael Griti per una lettera abula dii signor Bartholainio d’Alviano, data a Napoli a dì 23, sotoscrita Dux Sancii Marci. Avisa che di la victoria contra francesi sa la Signoria à ’uta una lettera lui scrisse a suo fratello; et che ’l va in Puja conira Alvise d’ Ars; à 300 homeni d’arme, 300 cavalli lizieri, 4 cannoni e altre assa’ artilarie. ut patet. El qual Alvise d’ Ars non poi redursi si non a Barleta e Trani, e sarà mal la Signoria li dagi recapito; e sa quel el dice, tamen lui non farà mal a le terre di la Signoria. Item, li francesi se irnbar-chorio a Gaeta fono zercha 5000 e porlono li danari di la parlison, ma quasi zente rota. Item, voi la so compagnia e il suo per aver firmato per do anni con Spagna, e prega la Signoria li dagi il suo resto, o saHim la Signoria pagi li soi debiti. Item, à ’uto il duellato di San Marco, e nel fato d’arme li soi cri-dava : « Marco ! Marco ! » ; sichè non li bisogna memoriale, perchè à San Marco nel core. Item, hes-serrlo in sacrestia di San Marco, li fo messo por il sacrista una bareta di doxe in capo, et tolse per bon augurio. Poi, venuto a San Zerman, fu fato gran festa, e non havendo manzà, a cavalo li fo dà per uno ei-ladin da manzar e da bever in una taza scripto soto il fondi : Victoria hcec est. Poi andato di longo, credendo alozar in campo, el gran capitanio volse alo-zasse in uno casal chiamato Lauro; sichè come romano tolse in bon augurio e ave victoria. Item. si ricomanda al principe e a li compadri, voi li compri certe sede etc. ; et per il principe li fo risposto si consiglieri;» zercha dar licentia a la soa compagnia, et pagarli quanto resta ad aver. Di Piero di Bibiena e dii Milanese none) dii capitanio zeneral nostro conte di Pitiano. Come hanno lettere, che hessen !o morto il signor Vicino Orsino senza' heriedi e parte dii stato li aspeta a esso conte, però voria licenlia di mandar zercha 30 di soi balestrieri a cavalo verso Roma a recuperar ditto . stato. Or molti dii Colegio non sentiva. Da Lion, dii’orator nostro sier Marco Dandolo doctor et cavalier, di 20. Come il re è solicità dal papa zercha le cosse di Romagna fazi etc. ; el qual li à scrito aspela risposta di le lettore l’ha scrito a la Signoria nostra. E aver inteso soa majestà lo servirà di parole per veder il papa rabi lo, e acciò non facesse 393