Ili MDXXlII, OTTOBRE. 112 do (li la Regina, do bon inzegno ma lardo, e inimico de venitiani, et molto ne ha straparlato; ma non è più in quella grafia de quel regno, come el soleva esser. Poi li è lo episcopo Vesprimiense domino Paulo Diaco, quel è sfato due volle thesauriero. È mala persona et mendace, non atende mai a promessa oh’ el fazi, ma per consequir qualche suo intento el Iributeria tutti li signori; et è povero et debito, ha impegnalo el suo episcopato per ducati 12 mila, però zerca de esser thesauriero un’altra volta per pagar i soi debiti cum le intrade dii Re, e facilmente sera facto per quel suo tributar eh’ el fa. Nè dirò di altri episcopi inferiori, per esser quelli di pocho valor et autorità. Hongari in universali sono la pegior generalion dii mondo. Non amano nè estimano natione del mondo, nepur se amano tra loro. Ogniuno atende al proprio comodo, el robano el publico et poco se curano de quello; hanno uno odio et simultà tra loro occulta, che noti si poiria credere, e tamen alternatine ogni giorno mangiano insieme, che parerlo fratelli. Né una iustilia fanno; non è sì grande iniuslizia né iniquitale, che tributando tre o quattro di loro non se obtenisse; non c’è obedientia alcuna; sono superbi et arroganti, et non sciano nè reger, nè gubernar, nè veleno consiglio da cui sa, avanta- 59 * dori de le cose sue, assai ben prompli ad determinar, ma ad exeguir tardissimi, et poche cose se mandano ad execulione, salvo che il crapular et robar il pu-blico: a queste cosse sono diligentissimi. Li signori sono causa de ogni male, el li nobili, quali sono 43 mila, lieneuo le raxon del regno, però sempre sono discordanti, procedono sempre cum arte, deceplione et inganni. E bisogna esser ben cauti ad negoliar cum loro et, ut multa in unum colligam, hongari sono la fece del mondo, e se non fosse tanta bontà et innocenlia di quel Re, la Divina iuslitia non poria lardar lauto alla destrutione de questi hungari. Hungaria è uno bellissimo et opulentissimo regno, referto de tulli li beni del mondo. Ha cavalli grossi et lizieri et pedoni in grandissimo numero, cosa che niuno altro principe ha. Se Francia ha cavalli, la non ha pedoni, e bisogna che ’1 toglia sguizari o altre gente externe. Se Spagna ha pedoni, non ha tanti cavalli, eie. De victualie ha grano, vino, animali quadrupedi, aquatili et volatili de ogni sorte abondantissimamenle, ha monti de ogni minera de oro, argento, rame, stagno, piombo, ferro. Hanno etiam fiumi in Transilvania che menano oro finissimo, in grani come sorgo, ciceri et nocelle, et globi etiam grandi che pesano 100 et 200 ducati l’uno, come ho veduto ; se ha etiam trovato ne le vigne verge di oro finissimo alle uno cubito, claviculatim intorte alle vile, et ne ho veduto far anelli de quelle. Et in alcuni loci, pur in Transilvania, ne la terra dove si semena sono barene d’oro. Li è ancora uno fiume quale dicono che converle il ferro in rame. Questo non è vero, ma ben che ’I ferro stalo per alcuni giorni in quel fiume fa una erugine di sopra di vero rame, et raso, il ferro rimane nel colore et prima essentia sua. Si trovano anchora sodo lerra molte vene de medaglie de oro et argento, però che questa Transilvania olim fo colonia Bomanorum et si chiamava latine Dalia, e quella che hora è dicla Dalia in Fiandra, fu da li antiqui dieta Cymbrica. Hanno etiam monli assai de sale bianchissimo et sai gemma, et non lo fano distribuire in li territorii suoi, anzi 60 permete inlrare in la Croatia, Schlavonia et Hon-garia a li confini de I’ Austria, in Moravia et Scle-sia et in Bohemia sali externi, maxime alemani. Hanno etiam cere negre per uso de candele in Transylvania et in Mysia overo Vallachia; la quale cera se fa de uno liquore odorifero come 1’ olio de saxo che stilla da certi monti in una bassa over laco, et per spalio de tempo se indurisse come cera, e questo liquore è una specie de bitume dicto da li auclori asphaltum. Una altra cosa nolabile et degna de intelligenti» ho veduto in Hongaria, apresso una città che si chiama Bagna per andare in Transilvania, una fonte de certa aqua uè colore, gusto et sapore preciso come vino bianco garbo, el fumosa da inebriare, et la beveno come vino et la chiamano la fonte del vino, et se io non l’avesse veduta et gustata, non haria mai creduto a Plinio quando de simel fonti ne fa mentione. El re de Hongaria, quando questi tutti beni dilli di sopra fusseno coniuncli ad una unione, concordia et obedientia, et che se volesseno attender al ben publico, poterla far assai tanto quanto Principe del mondo, et defenderse valorosamente, anzi superare lo inimico; ma non li è ordine di poter guerizare, però che ’1 danaro publico non c’ è, e nel privato assai, ma non voleno dar fora. Conclude : se ’I Turcho non farà altra impresa contra Hungaria, hongari se contenterano star così e non tarano exercito. E quando ben turchi venisseno, forsi loro non se defenderiano per le (ante discordie vi sono, et in Bohemia per la mala conlenteza che hanno del rezimento del ducha Carlo de Schle-