315 MDXX1V, GENNAIO. 316 per (auto priego le Vostra Signoria voy acelar la tuia scusa ». E tolse licentia di la Signoria di venir zoso, e fo acetà la so scusa. Fu posto per li Consieri, che sier Francesco Donado el cavalier, qual à acetado orator al Suolino Pontífice, possi venir in Pregadi non melando balota fino el vadi con li altri a la legatione. E fu presa. Ave: 123, 12, 0. El qual era a la porla, et presa, vene in Pregadi. Da poi, per Zuan Balista di Vieimi secretario, fo lelo le lettere dii proveditor Emo drízate al Consejo di X, di 28 et 2 di V instante. Come il ducha di Milan si duol ch’el Viceré, venuto lì, li tuoi gran autorità el si fa da signor; si che è mal contento di la sua venuta. Item, per una altra lettera, scrive come il popolo di Milan é mal contento ch’el Viceré è venuto senza danari e con pocho presidio; et il Viceré è persona mal experla. Ch’ el Viceré liavia dato fama aver danari e non ne havea, n¿ li era prestà obedienlia da li soi proprii. Ma prima fo dato sacramento a lutto il Consejo di lenir secreto, et ordinato la credenza. Fu posto per li Savii d’acordo una lettera al proveditor zeneral Emo, che essendo più rizerchà il signor Governalor di unirsi eie., debbi passar et consultar insieme a benefìcio di la comune impresa ; con altre parole ut in litteris. Ancora li ditti Savii messeno una altra lettera a parte al prelato Proveditor, che in caso eh’ el Viceré volesse si passasse, debbi lassar fornito le nostre terre come loro instesso dicono, et andar in loco non siano sforzati a la zornata, e aver vituarie, et che loro siano in bordine con tutte le zente etc. ut in litteris. Et andò in renga sier Gasparo Malipiero fo Cao di X e contradixe, ma il Consejo si la rideva di la sua renga. Li rispose sier Lorenzo Orio dotor e cavalier savio a terraferma, et diffuse l’opinion dii Collegio, e ringraliò il Consejo di averlo electo di Collegio. Poi parlò sier Marín Morexini fo avogador, e fé cativa renga e il Consejo non volse aldirlo, e niun di Collegio li rispose. E dite do lettere fo balota seperade. La prima ave 9 di non sincere, 20 di no, 166 di sì. E fu presa. E la seconda 6 non sincere, 45 di no, 142 de sì: e fu presa e comandà gran credenza. È da saper. In le lettere di Lion dii Badoer orator nostro, di 4, olirà quello ho serillo, par l’arzivescovo di Bari tornasse di Pampalona dove era 1’ Imperador, qual à persone 25 milia contra Pranza, tra i qual da 6000 cavalli, et che ave au- dienlia per nome dii re Chrislianissimo da la Maestà Cesarea, dicendo voleva far acordo. Quella li disse esponesse al suo Consejojqual esposto, l’Imperalor li disse che, volendo acordo, mandasse altri personazi con ampia comission. E cussi lui si parli e vene dal Re, qual disse che l’anderia in persona non che mandarli personazi da conto, et mandò comission a monsignor di Lutrech e alcuni altri capitani é a le frontiere. Item, dito Orator scrive, il Re è a Bles alquanto indisposto. Item, che lui Orator è disperato, nè sa che farsi; non ha lettere, è indisposto e restato lì a Lion ; suplicha la Signoria li scrivi quanto habbi a far etc. Noto. Si ave uno aviso per via di Piasenza dii conte Paris Scoto. Come monsignor l’Armiraio che è capilanio di l’esercito francese, havia mandato a domandar al ducha di Ferara 10 milia ducati ad impresiedo. In questo zorno, insta la senlenlia di Quarautia fata zà 4 anni, Albaneseto che fo boia, presentalo a le prexon per sier Zuan Balista Gradenigo qu. sier Tadio etiam bandito, perii clic fuasolto dii bando, fo apichalo per le cane di la gola a san Marco in mezo le do collone; el qual fo alias boia, ne apichò assai, è ben honeslo sia apichà lui. 1523 die 4 Januarii in Rogatis. 187 Ser Franciscus Foscari. • Ser Daniel Renerius. Ser Bartolomeus Coniareno. Ser Nicolaus Bernardo. Ser Antonius Justiniano doctor. Consiliarii. Ser Hironimus Caucho caput, loco ser Luca: Troni Consiliarii. Ser Joannes Franiscns Sagreto, caput XL Omnibus huius Consilii nota est gravis setas viri nobilis ser Anlonii Troni procuraloris, qua ei impossibile est ut Sapienlem Consilii gerat prout minime posse se excusavit, dicens quod donec po-tuit nunquam desistit se se operari, sic ut oinnes nomili : el ob id requirens ut hsec ipsius excusa-lio admittatur, quo alius eligatur cuius opera prom-plior esse possil ad inserviendum statuì nostro, ut maxime opus est rebus quee in presenti occurrunt. Qua propterea: Vadit pars quod, aucloritate huius Consilii, ex-