163 MDXXIII, NOVEMBRE. 164 Di Napoli fu letto una lettera di Lunardo Anseimi consolo, di 17. Come a dì 13 seguile de lì a hore .... grandissima fortuna et inondatìon di aqua ; la copia è questa qui avanti posto. Serenissime Princeps, ole. La nocte avanti li 13, fu un deluvio de acqua terribile qui et nel contorno, adeo che assa’ danni fece, portandone di fora per la via di San Zenaro arbori, caxe con morie de maschi e femene, guastali lutti i inclini, linde non si pò’ haver pane ; ecclesie et caxe piene de acqua, permutate cose da locho a locho. Per le qual inondatìon ogni dì da poi sono in le litanie a diverse ecclesie de la Madona cim devutione, et molle (iole de fora scapigliate et a piedi nudi. Iddio ci guardi da questo flagello. Item, scrìve, il Viceré partirà presto, etc. 91 * Fu posto, per i Sa vii, una lettera al Provedador in campo F.mo, videlicet per i Savii dii Consejo, excepto sier Alvise di Prioli e sier Marin Zorzi dolor, el sier Francesco Coniarmi savio a terra ferma, scriverli in risposta di sue zercha quanto li ha mandalo a dir el signor Prospero Colona, eh’ è in Milan, che si resolvemo se volemo andar con le zente a Trezo overp non, et a questo che esso Provedador li debbi scriver senio per far ogni cossa per il signor Ducila e per mantenirli il Stado de Milan, ma tuttavia con segurlà dii Slado nostro ; et sopra questo laudemo l’opinion dii Governador nostro di voler andar seguro. Siché a loro remetemo il passar, come altre volte li é stà scriplo. Noto. In questa opinion solo scritta mirò il Serenissimo et Consierì, excepto sier Daniel Renier e li altri nominali, videlicet..... A l’incontro, sier Alvise di Prioli, sier Marin Zorzi doctor Savii dii Consejo, sier Francesco Morexi-ni, sier Zuan Alvixe Navajer, sier Domenego Venier savii a terra ferma, non era sier Jacomo Corner per esser amalato, messeno voler la lettera in parie, ma li mandi a Trezo allri 3000 fanti et 200 homeni d’arme el 300 cavalli lizieri, et scrivi al signor Prospero che, volendo ducati 20 milia a conto dì 36 inilia li dovemo dar, semo pronti a mandarli, azió si conosci il bon animo noslro, eie. Et parlò esso sier Alvise di Prioli per la sua oppinion. Li rispose sier Marco Dandolo dolor e cavalier, savio dii Consejo è in setimana, dicendo è mala oppinion loro, non ve dimanda danari e vui ghe mete in boca che ve domanda, danando questa parte, eie. 4, 4. Andò le parie : 46 di Prioli e allri nominadi, 139 di altri. E fu presa. E fu comanda grandissima credenza et sagramenlà il Consejo. Fu posto, per tutto il Collegio, atenlo la venula qui dii reverendo domino Slephano episcopo di Scardona orator dii re di Hungaria, il qual à richiesto soccorso in aiuto di quel regno et si parte e va a Roma, che li sia fato un presente di ducali 200 d’oro. E cussi fu preso. Di Brexa, di sier Antonio Sanudo podestà, di 2, hore 5, avi lettere. Qual mi manda una lettera haula di campo di missier Scipion di Provai cavalier, deputalo per quella comunità, date a Chiari a dì primo. La copia sarà scripta qui avanti. Scrive mo’ esso'Podeslà che ancora nostri non erano levali di Charavazo per andar di là da Oio. Non sa quello i faranno, et scrive che ’I vede Milan molto slrelo et poco soccorso li vien dato. Di Bergamo, fo lettere di.....Il suma- rio dirò di sollo. In questo zorno, poi la campana, in execulion di la senlenlia fala per avanti, hessendo slà preso uno di Friul, qual proditorie amazò in questa terra uno suo cugnato, etc. hor li Avogadori Io feno condur per Canal grando, iusla il solito, poi per terra da Santa Croce a eoa di cavallo, et a san Marco taialoli la testa e squartato. Era vilan di villa. Copia di una lettera scritta al Podestà di 92 Brexa, data in campo. Clarissime Domine et Domine mi obser-vandissime. Heri li clarissimi signori Ducha el Provedilore, instali grandemente dal magnifico ambasiatore de Milano, fecerno prendere un genlhilomo francese scudiero di uno camere dii Re, qual si nomina Clemente, dii cognome non mi ricordo, et conduto dal durissimo, sua signoria gli domandò dove andasse-va. Gli rispose a Roma, mandalo dal mio Roy per dir al Papa, se era crealo, che volendo Sua Santità essere mediatrice dì acordar et pacificar la christia-nilà, sarìa suo amico, et gli prestarla obedientia, el quando non, gli sarìa inimico, el se non era creato, volea operare che se ne fesse uno di tal volere. Sua signoria gli usò bonissime parole, et lo mandò al Ducha insieme con uno altro francese merchadante, qual credo Inibita in Lonado dove prendete moglie, et avanti se partisse per andar dal signor Ducha, disse che oggi francesi dovevano incominziar con gran furia a battere Milano, et che havevano deliberalo de darge l’asallo da doi bande. Et queslo dii