27 MDXXIII, SETTEMBRE. 28 voi falla, o vero pretendiate che non si exlendano alla ricuperation del sialo de Milano, et che possiate collegarvi con soi nimici et resistergli ad intrar in esso Stado, che lo vogliale dir et esprimer, perchè intendemo iustiflchar il caso di Sua Maestà, di lai sorte che conosceranno essa collegation et obligo durar. Et che contravenendoli el non aiutando Sua Maestà alle cosse del detto Slado de Milano, vene-rete espressamente contra vostro contratto, iura-menlo et fede data : mollo più se vi colligate con soi nimici el vi obligale ad resister che non ce intri. El questo, Serenissimo Principe, vi ricerchamo, sì perchè credo che forsa li levaremo di qualche obietto et dubio qual vi è proposto dalli nimici per ingannarvi, si anchora acciò che Sua Maestà, quando ve-nesli contra esso contratto (il che però non crede*-mo), possa presso a qualunque potentato dimostrar che non solo gli havele rotto suo contratto et iura-menlo. ma che mai non li havele voluto dir la causa che vi babbi mosso, che certamente presso ad ogni uno parerà cossa molto nova et piena di maraveglia maximamente ad una tale Republica. El sarà ancora iustilìcgtion d’esso re Christianissimo, se pensarà con ogni via resentirsene et vindicarsene. Al che non solo per la causa sopradelta gli ne dareste oc-casion, ma anchora perchè ad un vostro amico, che sempre vi ha servito, lutto ad un tratto, senza al-chuna ragion ve sareste dimostralo nemico. Et a quello tempo che voi sempre havete dimostralo desiderar et ne havete pregato instar presso al Re che accelerasse, et tanto più che seie avisati anchora per lettere de sua mano del principio già dato ad essa impresa, el quando vuol esser in Italia, et con voi ha usato termini di tal humanilà in restrengersi non lo facendo, che veramente non merita solo essersi corresposo et observato la vostra promessa, ma fattoli più di quello, che 1’ obligo portava. 13I1) .....sole parole, ma si vi mostrano anchora lettere et promesse autentiche d’esso Re, dalle a dui del passato, si vi mostrano anchora qu^lro o cinque autentiche de monsignor 1' Admiraldo suo locote-nenle, qual ve lo promette su la parola et fede sua; l’autorità del quale voi sapete. Et queste letere autentiche se vorete per vostra sicurezza si metle-rano in man di chi vi piacerà. El per queste lettere tulle, il Re et detto Monsignor, non solo dicono che vole restare vostro amico corno prima, et che conosce che quello che havete fatto è proceduto da causa (1) La carta 12* è bianca, la carta 13 incomincia come segue, • che apparisce frammento, del quale qui non si vede il precedente. et tardità de Sua Maestà, ma che è apparecchiato di novo far nova et più stretta amicitia se vi piace. Apresso, esso monsignor 1’ Admiraldo mi scrive, che se volete anchora maggior sicurezza ve la farà. Nè vi dovete meravigliar, Serenissimo Principe, se tanto dessidera la Maestà Christianissima vostra amicizia, che olirà l’affection che vi porta, mollo ben conosce esser a suo proposito per la conserva-tion del suo Slado de Italia, esser vostro amico et confederato. 11 che se mai altro non fosse vi dee far credere tutto quello che vi scrive proceder da vera et sincera mente, oltra che havele sempre trovalo Sua Maestà con ognuno constanlissimo de fede. Ho voluto, Serenissimo Principe, per mia sati-sfation far questo discorso a Vostra Serenità, et a questo illustrissimo et sapientissimo Senato, non che non sapi esser temerario ricordarvi cossa alcuna di quelle che pertengono alla conservatoli del loro Stado, ma per salisfation di me medesimo. Nè lasserò di ricordarli quello, che la mi disse nel Collegio quando mi fece sapere la conclusion fatta con li Imperiali, in presenlia delli altri Signori astanti, che questa Illustrissima Signoria haveva fatta questa nova colligation non per mal animo che havesse, ma per necessità. Il chè se sarà vero (come credo), li effetti lo mostrarano. Data et leda alli 18 di Genaro 1524. Serenissimo Principe et Excellentissimi Signori. Non essendo mai manehalo, poi eh’ io son qua, non solo come ambassatore della Maestà Ctirislia-nissima, ma ancora come affedionato servitore che son a questo Stado de dirgli lutto quello mi è occorso per suo benefìcio, molto màncho mi è parso farlo di presente, maximamente sapendo quello che si ricercha dalli nimici de Sua Maestà, di quanto momento sii et quanto pericolo ciaro el aperto porti a questo Excellentissimo Dominio. Il che Vostra Sublimità et questi Excellentissimi Signori lo toranno da me, non come da chi si persuade poterli ricor- 13’ dar meglio di quello che loro pensano, ma da chi è spirilo di grand’ amor, affection, et servitù, et a chi sommamente dispiacerebbe la ruma di questo Stado et che si dasesse occasion alla Maestà Christianissima de non haverli in quel locho che sin qui li havuti. Io so la grand’ istanza che fanno li Imperiali per ridur ogni modo l’exercito vostro al passar di Ada. So anchora non bisogna li ricordi quello che importa tal passar, et metter un Slado come questo a la