105 MDXXIII, OTTOBRE. 106 56 che i non soccorrerla no al bisogno del regno per la guerra ; de modo che quel Re li tolse el palatinato, et li regnicoli restorono contenti el satisfatti e promessene di venir in campo in persona cum Sua Maestà. Et poi vedendo il Re et quelli signori el bisogno de danaro per far lo exercito, perchè era fama che turchi venivano, non possendosi così scuo-der de le graveze imposte, et che nel publico non ci era danari, consultorono tra loro dar di le sue proprie borse: et pur hessendo qualche difficultà, il reverendo episcopo Scardonese oralor pontificio vene uno giorno in Consiglio davanti il Re et signori, dicendoli che l’era una sua gran vergogna, hessendo 1’ una e l’altra mano richissime, a non voler exponer le proprie facullà per conservation dii regno, alegando li Signori venitiani hiiver fatto gran tempo guerra di soi proprii danari prestati a la Republìca, e così dovesseno fare loro e defenderse virilmente, protestandoli da parte de Dio e del San-ctissimo Padre, che se per causa loro si perdi questo regno, sì farà una coniuratione di lutti li principi cristiani et recupererà questo regno, et vi cazerà poi tulli al postribolo, come homini indegni da gu-bernar un tale regno. Per le quale parole quelli signori offeriteno chi 10, chi ‘20, chi 30, chi 40, et 50 marche d’arzento, etiam danari, et fo deliberalo dar optimo ordine alla defensione ; ma poi niuna executione fu fatta, però che niuno volse exborsar né danari, nè marche d’arzenlo. E inteso per il Signor turco tutte le provisione e la fama di lo exer-cito voleano far hongari, mandò atli confini per custodir quelli da 40 in 50 mila persone; et hungari dubitando queste forze non venissero in Hongaria, feceno comandamento a tutti li subditi soi che dovesseno venir in campo, et niuno mai aparse salvo 1000 fanti che man !ò la Moravia, et quelle poche genie che furono mandale a li confini per quelli reverendissimi prelati, che potevano esser da 12 mila persone, cijiilanio di le quale fu faclo il reverendissimo archiepiscopo di Colocia. La causa ch’el Signor turco non sia venuto quest’anno in Hongaria, alcuni assegnano la universal peslilenlia per tulto I’Orienle, e maxime nell’ Asia minore, overo Natòlia, dove el Iraze el forzo de le sue genti. Ma li iudei dicono, et non lo crede, che uno grandissimo numero de essi 56* iudei, quali sono siati in una regione in India circondata da monti molto alpestri che già 2000 anni non hanno possulo ussir fuora, salvo che hora, et vengono a la volta de Hierusalem et haveano dimandalo quella al Signor turco. E di questo essi iudei sono in Hongaria dicono haver avuto lettere di Damasco. Altri dicono, che in Syria se ha sublevato un soldano e scaziato fora del paese tulli li turchi, e che per questo è interdita la venuta sua. Altri dicono eh’ el non è per far più impresa in Hongaria perdi’ el dubita non segura la expeditione universale, et etiam per non si ritrovar hora molte persone da fatti per esserli morti in Syria e in Persia sotto Belgrado et sodo Rodi, tra quelli sono morti el combattendo et da diverse infermità, di le persone 130 mila da facti, perchè si l’havesse voluto seguir la impresa di Hongaria saria venuto l’anno preterito quando il Re era in Bohemia, che non ci era riparo alcuno. Niente di men è di star sempre occulati con lui, etc. Ultimamente, questo anno, a dì 12 Avosto, 15 mila turchi, el fior di le soe gente, passorono in Se-rimia, guastando tutte le vigne de quella provintia che produce optimi vini. Et quando serimiensì si sentirono tochar sul vivo, che era tulio il suo nutrimento, si levorono a furore li popoli e forono a le mano cum essi turchi. Li quali turchi ruppero essi serimiensi; ma in quello sopragionse il soccorso de persone circa 3000 tra homini d’arme et pedoni, et quando turchi videno zonzer il soccorso de ho-meni armati, non valendo a combatter con quelli, e iudicando etiam i fosseno maggior numero, co-minzorono fugire al I’ acqua, el questi driedo insieme cum li serimiensi, de modo che ne tagliorono a pezi da 8 in 9 mila et 4000 anegati, il resto alcuni presi e parte fugati ben feriti et malmenati. Erano in questo confliclo due bassa, videlicet belliarbeì el Farcat. El beliarbeì fugite ferito, e di Farcat non si ha mai possuto intendere quello sia stalo de lui. Et feceno una bella preda de spoglie e presoni, et molti bellissimi cavalli, de li qual alcuni de li più belli et alcuni vexilli el presoni furono mandali a donar la Maestà del Re. Questa Serimia è provintia in Ylliria, overo Scbiavonia, da la parte di sopra verso il septentrione e il Danubio, da l’occidente la Dra-va e da oriente la Sava. Inde sclavones quasi savones a Savo fluvio ozi è dicli. El de là de la 57 Sava è Belgrado, in quello angolo situato ubi Sa-vius fluvius dilabitur in Danubium. Et questo è tulio il verissimo successo di la guerra dii Signor turco con il re di Hongaria fino al mio partir. Ma a Viena el signor Eugenio fu dii qu. re di Cypri li disse esser lettere di Hongaria ne la corte dii serenissimo Ferdinando, come turchi haveano iterum corso a quelli confini, e aveano depredato et brusalo ville el inferito de notabeli danni. La Maestà dii Re è assai bel principe el grando,