697 MCCCCCIV, GENNAIO. 698 tuor Rimano e cridai* « Chiesia ! » e tuor etiam Montefior, et tajar a pezi li soldati sono li per nome di la Signoria nostra etc. Item, fono altre lettere di Roma drizate a li capi di X, e lete da basso insieme col Colegio, nescio quid. Et per Colegio fo scrito al proveditor di Rimino .di tal aviso, e fazi bona custodia, e mandatoli la copia di la lettera. Item, che fazi il capitanio di la riviera di la Marcha stagi lì con le barche e la fusta etc. Item, fo ordina expedir sier Ferigo Loredan, electo * castelan a Rimano etc, Copia di lettere dii signor Bortolo d’Alviano, drizate a domino Bernardino suo fratello a Boma. Magnifice frater, domine honorande etc. Ve ho più mie inviato, et per quanto vedo me par non le habiate liabute, ne le qual ve scripsi molte cosse, et ultimo loco del passar nostro. Dovete haver inteso, come jovedi matino fecemo il ponte, et pasamo solo uno castello chiamato Suio, loco forte de sito, et pigliamo quel dì Castelforte ; e perchè l’impresa era mia et la nostra guarda, alozai sopra a un monte, et de lì la nocte inviai i fanti, et desbaralai assai zente d’arme quale veniva ad unirse con el campo ; et valse tauto el desiungerli, che ancora che pur li haveriamo roli, se fè l’impresa facile. Et cussi la matina, io, avanti dì, con zercha 3000 fanti che havea con meco, me inviai a la volta dii Garigliano, e lo signor gran capitanio con li alemani che erano 2000 et le zente d’arme che quella matina passoreno, se vene per el piano a zontar con meco. Et in quel mezo che sua signoria vene, ordinai li fanti mei con lanze spezate et schiopetieri, clie erano 100 a piè’, et io con loro che per tutta questa impresa feci a piedi fina a Trageto, che cussi ricer-chava il paexe ; et io ebi tempo montar in un cavalo et andai a veder de li inemici lo alozamento al ponte del Garigliano, che havevano fato, et trovai el campo levato et nove pezi de artilaria lasate et tre barelle grosse con uudese pezi grossi de artegliaria, et tornai a tempo che ’l signor gran capitanio era arivato. I nemici la sera avanti haveano inviato la più parte a Gaieta, et loro el vener da matina avanti di se in-vioreno verso Mola. Credeano che noi non li seguis-semo : li seguitamo talmente, che i zonsemo a meza via da Trageto a Mola ; et perchè era paesi da fanti, con li fanti spagnoli quali erano con meco a la guarda, andai tanto forte, commettendo li fanti verso la montagna. Lassamo Mola a mano sinistra, li comen-I Diarii di M. Sanuto. — Tum. V. zamo ad Mola ad investire; partese butareno a la retroguarda loro et subito se misero in fuga, et si niente tempo regevano li nostri, li pigliavemo al passo del Gistiglione et tutti restavano presoni ; ma la fuga ne fè scampar molti. Lasoreno tutta l'artegliaria che portavano con loro, che era sacri et fal-coneti cercha 20; forono morti assai fanti et homini 335 d’arme e presoni; et si era paesi da cavali, alor non scampava niuno. Credo tra quelli hanno morto li villani e noi, siano cercha 1000. Se remisero quella nocte in lo monte de lì italiani ; li francesi in Gaeta, ove lo sabato de nocte io me ne veni con pochi a veder el monte, et quello che li inimici facevano; trovai lu haveano abbandonato. Et in quello mezo veneno a renderse cercha 30 homeni d’arme del conte de la Mirandola et me certifichareno meglio; mandai uno a dir al gran capitanio la cossa corno era, e che me pareva che se spenzesse avanti. Sua signoria era al Castiglione, chè lì alozamo luta la nodo, se ne vene, et prima me inviò li fanti spagnoli con li quali subito aguadagnai el monte senza combater, et aloziamo tutti nel monte. Et quel dì medesimo, un loro capitanio chiamalo Sancta Colomba, in uno bregantino vene tanto presso, che se fè intender che voleva parlar con medio. Li parlai, et lo condussi al gran capitanio. Dimandò assecura-mento, eh’è alcuni capitatici che voleano parlare, il che fu fato. Et vene il bagli ile Degiuno el Sancta Colomba, et tandem domenica a le 6 hore, per mie mano concludemo lo acordo de Gaieta e del castello in questo modo: che noi li rendemo monsignor de Obegnì el tutti li presoni, excepto quelli del regno, et li facemo salvi tutli con ogni loro cossa ; et loro danno el castello e Gaeta in nostra mano subito Imbuto Obegnì. Et perchè ce sono prexoni fino in Cicilia, se ha termeni de quelli do mesi ; lo asecura-mento nostro dura fino siano in Roma. Haveano lasati tutti li loro cavali in lo monte, el parie in li fossi, li quali tutti hanno perduti, che non salvano de tanlo exereito 100cavali; cariazi pochi fono trovati, perchè |i haveano parlo imbarchati et parte mandati, corno sopra dixi. Lunedi primo de zenaro, havemo hauto loro ostazi idonei, et atendese ad imbarchar, e per tutto ogi martidi spero haverano fornito, el si aprcssano al partir, che dicono non voler aspelar Obegnì, ma che se ne anderano el dara-noce el dominio de Gaieta e de lo castello; imperò vogliono me per obstazo fino li è consigliato Obegnì, e per non sturbar la cossa, io son stato contento. Obegnì sarà jobiadì prossimo qui, el qual è in 335 Napoli. ìlavemo ordinate le zente d’arme in bone 45