85 MDXXIII, OTTOBRE. 86 intralo il campo dentro, quel capilanio signor Ar-chon homo di grandissima fazione, hanno auto tanto o caro la venuta sua, che più non si poi dire. Et sono lanlo inanimali quelli spagnoli che lo adorano per un Dio in terra ; el qual signor Archon ha ditto publicamenle che voi far lai provisione, che farà mover del loco dove 1’ è al presente il campo francese, aut ne farà inanellar tanti di loro, che li parerà cosa molto nova. Et già ha cominciato a far boni efleeti, videlicet ha fallo fabricar doi cavalieri altissimi el postoli in cima alcuni pezi d’artellaria, adeo che uno de questi giorni, per el trazer faceva, fece slar el campo de inimici G hore in arme. De pane non patiscono; si vende fino unze 15 di pane per pizoli 16. De altra sorte vituarie ne hanno in abondanlia. liem, hanno che li spagnoli sono in Pavia. Da poi che li exercili sono atorno Milano, in 45 più volte alla parte de Ticino fino verso el campo hanno prexo più de 700 cavalli, de sorte che sono facti richi, et in Pavia non alrovano danari di cavali, et ogni giorno perseverano a butinare. Di le cose di Pranza sono avisi in Milano de Piamonte, che li progressi andavano molto avanti in la Franza conira il Re et erano congionti con monsignor dueha di Bar-bon il ducha di Lorena, monsignor di Valdomese fratello del conte di san Polo, i qual è baroni di sangue regale, et uno monsignor de Ponliano qual pretende nel ducato di Bretagna, et esserli slà promesso per la Maestà Cesarea et serenissimo Re anglico di meterlo in caxa, el cussi tutti uniti dovevano procedere conira la cita de Lione, et a questa impresa per il conte Palatino li era slà manda 1000 cavalli, et che lo exercito Cesareo dovea esser a Bor-deos et la persona di Sua Maestà dovea esser a Ba-iona. ltem scriveno, in quella cita di Bergamo ogni giorno intrano gente, et già ne sono mirati di quelli de le vallade più di 1000, et ogni giorno ne gionge de li altri, el lontani 5 miglia de lì. Questa nocte sono alogiali 600 fanti usadi che il Provedador zene-ral di campo li manda a quella custodia, li quali dimane inlrerano in la cita ; et el ditto Provedador ne ha inviato altri 300, tamen tieneno cerio non siano per haver disturbo alcuno de lì. Item, hanno che questa notte Io exercito francese che è a Sore-sina si deve levare, et non si sà che volta certa debba lenire; ma se indica debba andare a la volta de Milano. Di Brexa fo lede le lettere venute eri sera, et cussi di Crema. Fo leda una lettera copiosa et longa, scripta per Francesco Masser fo seerdario in Hon- garia con V orator Orio, venuto za assà zorni in questa terra et stalo amalato fin bora, et mó scrivo a la Signoria et fa una relatipn di quella legatimi tulta, eie.; la copia di la qual torsi scriverò qui avanti. Nolo. Intesi per bona via, che si ha aviso di Frati-za, zoé da Lion, come il Re è in streta praticha di acordo con l’Imperador, et noviter ha mandato in Spagna el Tricharicho fo qui suo orator. Et I’ Orator scrive coloquii hauti con il Re, che la Signoria si voglii slrenzer con lui se non si acorderà a nostri danni con l’Imperador. Et perhò si slele fin 4 hore di nocte et scrisseno in Spagna. Da poi disnar, fo Collegio di Saviisu debitori di 45* le Cazude. Di campo, da Varola Gisa, fo lettere dii provedador Emo, di 12, hore 4 di node. Come inimici erano a Soresina et andavano verso Cassati et Sonzin quel zorno. Tuttavia quel zorno il ditto campo era mosso, nè si sà doveanderano ad alozar; et altre occorentie, ut in littcris. A dì 14. La inalimi. Tutta questa nocte fo grandissima pioza, et cussi questa matina, et parte dii Collegio si reduse. \ Di campo, fo lettere di 13, hore 14. Come inimici erano alozali in li borgi di Sonzin, el che in Sonzin erano do contestabili nostri Falcon di Salò et......con 400 fanti. Et erano etiam alcuni cavalli ducheschi a la liziera di la compagnia dii marchese di Mantoa, et Farfarello nostro capitanili, visto che inimici venivano lì, si partirono lassando dentro li nostri fanti; i qual è restati in pericolo di esser svalizali. Di Spagna, fo lettere di sier Gasparo Con-tarini orator nostro, date a Burgos, a dì 2 de Septembrio. Come quella Cesarea et Catholica Maestà parlila di Vaiadolit era venula in quella cità, et zonta a dì . . . . , el come erano zonti 4000 lanz-chenech a san Sebaslian in Iodio di 4000 spagnoli mandati a . . . . , Et che ’1 Re feva gran provision di exercito e voi mandarlo a Baiona, e al Grugno si feva la massa di le zente, dove a dì 9 dovea andar Soa Maestà ; el qual non anderà in campo, ma starà nel regno di Ragon, el par habbi inlelligenlia in la Franza in qualche terra, overo con qualche gran personazo. Veneno in Collegio li oratori cesareo et di Milano, sollicilando el rechiedendo le nostre zente passino di là et si unissa col marchese di Mantoa per dar pensier a inimici, quali voleno andar a slrenzer Milan eie. Il Doxe li disse si coiisulleria.