517 MCCCCCIU, DICEMBRE. 518 et il govemador di Parma hanno scrito caldamente contra la Signoria, che tuoi le terre di la Chiesia in Romagna. Tamen; ha per bona via sguizari dimandano li danari al re che li promesse; sichè crede non dirà nulla. Dii ditto, di 28. Come, ricevete nostre di 1G con li avisi di Romagna, e si sperava haver Faenza etc., e le pratiche di le terre in Romagna. Fo dal gran cauzelier, col qual li comunichi5» quanto havea. FI qual li disse ommno lo dicesse al re, et non restasse per niun modo. Item, si dice Roan si parte di Roma e va a Trento per abocharsi col re di romani ; ma il gran canzelier li disse : « Vi so dir non vi anderà, benché domino Philiberto sia andato a Roma a questo effecto ». Item, di li tutti desidera la pace con la Spagna, per esser axausti di danari e non pagar nove impositione. Di ditto, di 29. Come fo dal re, il qual li dimandò di le cosse di Romagna, dolendosi che la Signoria voy tuor le terre a la Chiesia, et che di questo tuli si duol, et che a un tempo la Signoria arà ados-so el papa, il re di romani, i reali di Spagna e tuta Italia. Etiam lui, licet lo fazi mal volentieri per P a-lianza, tamen li converà ajutar la Chiesia, come ha tato tuti li soi, dicendo: « Preghemo quella Signoria vogli render ditte terre al papa ». Poi intrò su le cosse di Prejan, di le galie di Otranto, dicendo : « Non basta che perdesemo le galie, che ancora le nostre artilarie ne vien tenute: è questa bella lianza? Si scusano erano galie arma per forza ; è vero, perchè armolli 244 per homicidio et altro, e nui, per usarli misericordia, fossemo contenti andasseno in galia a servirci. Non ne parliamo più per mio honor; e cussi ho ordinato a li mei non ne parlino». Et exponeva tal parole con gran colera, dicendo: «Credo non sia voler di la Signoria ; che si lo credesse, vui non fossi etc. », quasi dicat l’aria licentialo; et che l’havia le lettere di Prejan salvate, volendolo mandar a tuor. El’orator, volendo scusar questa cossa, iterum replicò non se ne parli più. Poi ritornò : « Volemo far pace con Spagna ; aspeteino li oratori ; etiam, è un frate qui di la raina che ne persuade a farla; sichè la Signoria rendi quelli lochi a la Chiesia, perché saremo costreti a romperli. Ne dolerà perchè con quella Signoria, poi fossemo electi re, fo la prima con chi fessemo lianza ; ne dollerà francesi e todeschi ruini quel stado », dicendo : « Vojo perseverar con la Signoria si da lei non mancha » concludendo : « Son nato zentilho-mo, e zentilhomo vojo morir, però non li romperemo se prima non ge lo faziamo intender ; e fazo più caso di la Signoria cha de niun altro. Non son per fiorentini ni per Valentino, che pòco mi curo, ma per la Chiesia, e voria più presto la Signoria havesse tutta Italia cha il re di romani nulla, lo so ben che quando fosse perso il stato di la Signoria e minato per todeschi, veriano poi adosso de mi et io saria il secondo ; a la bona hora, posso perder pocho in Italia ; non ho paura di perder in Franza. E vi vojo dir questo, che qui è un homo per milanesi che voriano pagar 100 homini d’arme et 4000 fanti contra la Signoria, et Ferara. fiorentini, e Mantoa etiam solicitano questo ; tulti è contra la Signoria ». pur concludendo mai romperà si non sforzato etc., con altre parole in questa substantia, ut in litteris, non senza gran colera. El 1’ orator li rispose bone parole, zerchandolo mitigar. E il re disse : « Damò’ Domine orator, si ’l papa è contento lassarle, etiam nui saremo contentissimi, et si ’l bisogna, vi veremo ajutar aver quello resti ». E’ orator ringratiò soa majestà di tal parole. Dii ditto, di 29. Come, hessendo venute nostre lettere con li 15 falconi li dona la Signoria, andò da soa majestà, dicendo mandarli per via di domino Acursio acciò non fosseno cambiati. El re ringratiò, dicendo ha più caro tal dono di la Signoria cha de un altro un gran thesoro ; ma ben parse nel volto li dispiacesse erano pochi, perchè si era soliti mandar al più 60 e al meno 35, excrpto l’anno passato che non li fo mandato; e Ferara e Mantoa suol mandarne 15, adeo si 1’ havesse 400 falconi, tanto è il piacer di soa majestà, sariano pochi, et per via di un Michiel candioto se ne potrà haver. Et l’orator li 244 * disse non ne era potuti aver più, ma ben venendoge, la Signoria li manderà di altri. Ringratiò assa’ etc. Item, che li oratori yspani fra do zorni sarano lì ; el si dice veneno con gran pompa. Dii ditto, di 1 dczembrio. Come fiorentini andavano dicendo la Signoria aquista terre di la Chiesia, però lui zercha justifichar con tutti la Signoria ; e voria aver qualche valente cavalaro lì, come è Zuan Vesiga, per poter spazar lettere. Dii ditto, di 2. Come, per Pota Grassa corier, volendo expedir lui, si ben havesse speso ducati 50, ricevete nostre lettere di l’aquisto di Faenza, ben chè a di 25 se intendese per via di fiorentini, et etiam eri da Milan per lettere di missier Acursio orator dii re qui, che fono spazate subito de lì al re; sichè il re l’ha inteso. Item, sarà con sua majestà ; et si dice il re manda in ajuto dii ps.pa 200 lanze, di quelle sono alozate sul milanese. Da Corfù, di sier Hironimo Zorzi sopra-