MDXX1H, MAGGIO. 216 propria scile, el non senza granili pericoli et grandissime spese haverlo ritornalo con sua grandissima gloria; a la quale la Sede Apostolieha dovea essere mollo obligaia et tenerla per carissima, per consister in essa sola la maggior parte de la delensione ile la fede cliristiana. E molle altre cose in grandissima laude nostra; oratione latina assà propria in sermone, ma in prolatione barbara, per baver il Papa molto di quelli accenti et moti in guture barbari da todescho et fiamengo come l’è. Et compito, si levò in piedi li reverendissimi cardinali Grimani, Cornelio et Pisano, et con assai grande celerità se ne andò a torno la cathedra, oviimmediate et in quel instante furono falli ritornare li ambasciatori, li quali, prima il Dandolo poi li altri, gli basciò il piede, el basato, il Papa gli abraziò tutte due le spale et se lo tirò con piegarsi al volto, el gli b.iziò ambe le galle con una ciera aliegra, iocomla e risola con grande umanità. Esso orator Dandolo havia in dosso, sopra una vesta di restagno d’oro a manege slrete, fodrata di cenila cremesino, il manto ili pian cremesiuo donato- ■ li per la Signoria, fodrato di vari grisi con 10 boto-ni d’ oro sopra la sinistra spalla, et una grossa catena d’ oro sopra le spalle. 11 Mocenigo havia sopra una vesta di seia un manto simile, ma di alto e basso, fodrato di armelini con le code, pur con li boloni d’oro ma senza coladena. Il Justinianobave», sopra una vesta a manege slrete di raso cremesmo, un manto di piano con li botoni ma fodrato di or-mesin cremesino. Li altri, Pesaro et Foscari, li manti slmiliter ma senza boloni; il che parve stranio alquanto alla brigala. E tulli fu dal Pontefice cussi ra-colli. Poi fono chiamati li zenlilhomeni erano venuti con essi Oratori a basar il piedi al Papa, e cussi an-dono, el il Grimani et Cornelio disseno, quando andò sier Mathio Dandolo al Papa : hic est filius claris-simì oratoris senioris, Beatissime Pater, et sua 11(3 * (sic) lo benedì un’altra volta, racogliendolo con grata ciera. Et lino li fameglii di stala basorono il pè al Papa. E durò questo basar più di grossa meza bora, et il Papa ragionava con li oratori. Finito il basciare, il Papa si levò et fu data la coda dii paramento sulle braze al Dandolo orulor predilo, et se ne andò de li in la anticamera sua, eh’ è un camerin quadro, in un volto di belissime pyeture, dal quale insino in terra pendeano da ogni banda belissimi razi nuovi il forzo di seta, per terra era un belissimo lapedo cemischasacb che la eopria tutta, nella facia de man mancha un baldachino de bellissimo soprarizo de oro simile a quello dii tribunale, sotto il quale era una bellissima cathedra di velulo cremesino reca- mata d’ oro, fornita di pomoli d’argeuto lavorali ili oro con le arme di papa Leone, e intorno intorno molti schabelli da seder : apresso poi la porta di la camera di Sua Santità una tavoleta sopra trespedi con un belissimo tapedo suo per riponervi il paramento. Sequite il Papa li altri oratori e la magior parte di reverendissimi cardinali, vescovi et arzi-vescovi, et preseno licentia e se ne partirono, et il Papa si disparoe. Et stando un cussi un pochelo, il Rapa disse a li Oratori: n Dovete esser strachi essendo con questi habili sì grandi stali tanto in piedi : 1’ ora è tarda, è da posarsi ». E si retirò ne la sua camera e fo immediate serà la porla, non senza impelo et furor barbaro. Et parliti li oratori, parlando con molli cardinali, et montati a cavallo acompagnati da tutti quelli li acompngnorono prima, et di più, col medesimo ordine andorono allo suo alogiamento, e . nel transito dii castello fallo al solito feste de pifari, arlellarie et all ri segni di honore. Et zonti in corte, molli di quelli signori et gentilhomeni et prelati forono tenuti al disnare. Quale fu belissimo et liono-rato molto, con gran copia di lautissime vivande e con una grandissima credentiera di argenti, quale leniva di largeza tutta la testa di una grandissima sala, e di altezza insino a li travi, tuta carieha de argenti grossi che stavano di continuò olirà quelli che si adoperavano, e qualche pezo ne fo tolto ad impresiedo come tondi et piatelli, ma pochissimo numero perchè cadaun di oratori ne havea la parte sua. Mangiorono a le prime tavole da 60 persone, il palriarcha di Aquileia Grimani, l’arzivescovo di Corfù Marzelo, l’arzivescovo di Zara Pexaro, l’ar-zivescovo di Spalato Cornaro, 1’ arzivescovo di Ni-chosia fo fìol dii conte di Pitiano et molti altri episcopi et prolhonolarii, sì della nalione come ditione nostra, alcuni signori Ursini el molli altri. Durò il pasto da 4 in 5 hore, acompagnale sempre le vivande dagli pifari et tamburoni dii Papa et altri musici, Ira li quali vi fu Zuan Miiria zudio con Ire sui compagni, che sonavano di laulo a qualro, e lui con la pena mirabilmente. Da pò levate le tavole, ogni bene e (ogriiuno?) chi andò in qua chi in là fin hora di ca-valchare et andar a visitation di reverendissimi cardinali de more, e visitado uno si visitava quello stava più propinquo. El morbo minaziava et più preslo agumentava, siche accelerano tal visilalionesì la malina come la sera, sì che in tal sola cavalchata se ne 1 visitava 7 in 8, e in 5 giorni di questo seexpediro-no. Il Martedì malina andono li Oratori alla audieu-tia secreta dii Papa, andati prima a messa a s. Piero e visto la fabrica, quale è de immensa et infinita