237 MCCCCCIH. NOVEMBRE. man di persone impotente, e ogni anno resta iJebi-tor, per modo si à più spesa cha intrada; e scrive si . troveria darle con cabuli 1500 in 2000 senza alcuna spexa, e che ’l sorabondante loro podesse venir e portar fuori dii territorio di la Signoria in terre aliene, come fa Sibinicho. Etiam è alcune saline di papali non si ha cabuli 30 a l’anno a la Signoria, e loro vociano dar 130, ma voriano il sorabondante condur fuora, ut supra ; e che questi è boni parliti per argumento di la camera. Item, de lì è assa’ con-danati in pecunia e mai pagano, perhò si voria proveder, tnlmente che da loro instessi pagasene, e po-nerli in la fabricha per esser danari di la comunità etc. IH Padoa, di rectori. Come si fazi conto a li medici è qui vengino, perchè il studio, zoè principio, è fato e mancha li lectori. Et cussi fo ordinato di far conto a lutti, andaseno. Vene sier Polo Barbo procurator in Colegio, e aricordò che la palla’ di lidi chiamata Charaman verso Malamocho score pericolo di rompersi, però si provedi etc. ; e fo mandà per sier Lucha Querini proveditor al sai, e ordinatoli questo, qual tutavia si conza. Da poi disnar fo Consejo di X, con zonla di Colegio et altri, maxime la zonta di Colochut. Fenno uno ordinario a la canzelaria, nominato Bortholamio Comin. Item, fo in locho di Marco Bevazan morto secretano noslro a Milan. Etiam fo partido il salario haveva questui tra quelli di la canzelaria, videlicet Ira numero 50 numerarti e ordinarli. Item, fono fati li capi di X per il mese di novembrio: sier Domenego Benedeto, sier Alvixe Michiel et sier Lo- 111 renzo di Prioli, tutti Ire stati altre volte capi di X. Dii mexe di Novembrio 1503. A dì primo novembrio, fo il zorno di Ognisanti, el principe vene con la chieresia in Chiesia a messa justa il consueto. Era l’orator di Franza, di Ferara et il prothonotario Mozenigo e altri senatori. E poi li savj se reduseno per udir le lettere venute questa matina, et nel compir di lezerle, el principe ne mandò a chiamar in la soa camera per altre lettere venute di Ravena. È bone nove. Di Ravena, di 30, hore 3 di note. Come a hore una rieeveteno nostre lettere di 27, el poi di 28, zercha a fornir la rocha di Russi. L’hanno facto. Et quanto a dir a quelli dii signor di Rimano le zente si mandava per aver la rocha era per ben di esso signor, per tuorla a suo nome etc., cussi l’hano facto, e ditto a soi nonlij ivi venuti. Item, domino Polydoro secretorio dii ducha di Urbin era venuto, a dimandarli, di 300 peti li promesse il conte di Sojano li sia dato 150 ; loro non ne hanno, però se li mandi etc., perchè el dice el fa l’imprese per la Signoria nostra. Itm, è nova Latanlio di Bergamo, era per il ditto a l’impresa dii Cesenaticho, aver presa quella torre è lì al porto. De li ditti, di 30, hore 5 di note. Comeaspe-ctando quelli di Val di Lamon, erano venuti quatro, videlicet lulio Schazialo, Vicenzo di Naldo, Zuane di Chalzali et Zuane di Tozoni, con lettere credential di Brixegelle e di tutta la Valle, svndichà etc. ; et perchè etiam vene domino Guidon di Pasolini et Se-bastian Pescador per la terra, et voleano veder di adatarli insieme et haver Faenza d’acordo, e dar qualche beverazo al castellan, e cussi haverano el dominio di la terra a nome di la Signoria nostra. Item, mandano li capitoli firmati con quelli di Russi tutta via ad beneplacitum Dominii, la copia di qual sarà qui avanti posta. De li ditti, di ultimo. Come haveano concluso acordo tra quelli di la Valle sopra nominati et quelli di la terra. E cussi erano rimasti, che lulio di Scha-ziali andasse a la rocha da Carlin di Naldi a veder di averla, eh’ è dentro ; et quel Guidon di Pasolini andasse in la terra. Et con loro hanno mandato domino Zuan Filipo colateral nostro et domino Lazaro Grasso, con hordine li citadini doman, col nome di Cristo e di l’evangelista missier San Marco, vengino contra esso sier Cristofal Moro proveditor nostro, et farà la sua mirata a nome di la Signoria nostra, et menerà più zente el potrà. E zonto che ’l sarà, ve-derà aver la rocha; e dii signor Franceschelto, eh’ è li, si farà acordo etc. Videlicet, mandono li do sopra nominati a far levar le ofexe di la rocha a la terra, e a questo modo non si meterà castellan fa ventino in la rocha. D’ ogni successo quamprimum ne aviserà. Di Zervia, di sier Faustin Barbo podestà, di 30. Come à ricevuto la nostra riprensoria che non s’impazi ; si scusa etc. ; dice non si haver impa-zato, come sa Zuan Paulo Manfron e Pin da Bergamo ; però prega la Signoria fazi lezer tal lettera sua in Pregadi. Ili* Di Franza, date a Maehon, di V orator, di 19 octubrio. Come, hessendo a messa col re, li vene uno breve dii papa per il qual li advisava la sua creatione, exortandoli a la pacifìcatione di la guerra ha co li reali di Spagna. E il canzelier lo lexe, e poi, nel andar a caxa, il roy disse al nostro orator: « 11 papa ne persuade a la paxe: saremo contenti si ne