DIARII I MARZO MDXXIII. — XXVIII FEBBRAIO MDXXIV. 1 Marini Sanciti Leonardi filh. De successu Italiae ET TOTIUS OlIBIS, LlBEH TRIGESIMUS SECUNDUS, DU-cante Antonio Grimani venetiarum Duce, 1523 primo Marcii. Havendo scriplo et composto tanti volumi de la istoria mia, principiala da la venuta di Carlo re di Franza in Italia fino a questo giorno primo di Marzo 1523, opere di grandissima utilità a chi quelle leggeranno, volendo salir al governo pubblico et eiiam esser instructode’successi de’ tempi moderni, e benché siano libri de grande dyaria, nondimeno reduti in istoria vanno solum in quattro volumi ; la qual, se Dio mi presti vita voglio compirla et darla fuora, a notitia et intelligentia de tutti. E benché, o sia per disposition di cieli, o per li mei pecati, questo anno passato 1522 sono stato quasi tutto amatalo, infermo et in lelo, con non picolo pericolo de la vita mia, in mano di vari phisici et cirogici, con grandissima spesa, che di tutto Iddio sia laudato; poi che ’1 composito è restato per far ancora qualche bona operatone in questo secol, a honor de la Eterna Majestà, exallalion dii Stalo Veneto, che non posso far di manclio di non farlo essendo nato in questa patria per la qual mille volte voria morir, se l’achadesse, pel1 suo beneficio, ancora che sia sta travagliato, battilo et maltraclalo ne li Conseglii nostri l’anno passato, cazuto di la Zonta, dove do anni avanti era rimasto; nel qual Senato, quando mi ritrovava sempre con le renge mie aiutava la patria, con atention di senatori, far honor a le mie opinion et aricordi, ancora fossero contra il Colegio. E questo è stato la invidia che mi ha nociuto ; che si mulo fusse stato con plauder questo e quello, come si fa al presente; lassar passar parte a danno di la mia carissima patria; far contra le leze, eh’è quelle che mantien la monarchia di le cilade in piedi, licci non fusse Avo-gador a chi è comesso expresse di quelle, saria sta al contrario; ma vedendo loro laser, mordendomi la coscienza a dover parlar, poi che Iddio mi ha concesso bona loquela, grande memoria et cognition di le cosse per aver quelle descripte zìi tanti anni et visti i libri tulli di la Canzelaria nostra, mi pareva offender mi medesimo se non diceva l’opinion mia in le materia si trattava. E so che a quelli ponevano I * le parti si dolevano li fosse contraditte ; overo altri perchè da quelle li ridondava qualche beneficio ; ma Io, non curando di altro che dii ben pubblico, tulio mi pareva nulla, che aiutar la Republica in quello poteva.-Ma l’exito è stato, che quelli non voi conlra-ditione, con li loro fioli e parenti, quelli coetanei e di più età che la invidia li ciechano, non volendo, non sapendo loro dir, e forsi manco far, ancora che siano di primi ballotalori ad Romanum nel Senato ; poi altri che per sue idee voleno mal a chi fa bene, mi tralono in farmi cazer, che antiquitus uno dicesse le raxon pubbliche era premiato sopra lutti ii altri; ma adesso si fa il contrario. Sed de his hactenus. Confesso di questa repulsa averne sentilo non mediocre dolor; dii che causo la egritudine mia. El si ben di novo di Zonta questo anno passato fui baio-