475 MnXXIII, SETTEMBRE. 476 già francesi hauto Novara e lo castello fendutosi a descritione, baleno una torre con Partellaria mollo senestramente per quanto intendemo. La Domenica malina per lempo, che fo a di 12 di Seplembrio, se apresentorono a la ripa de Tifino per passar al porto de Buffalora, e per esser basso la fiumara passavano facilmente, ma poi non ardirono venir più avanti per esser passo forle, per respeclodc li rami; et non lassando la impresa dii porto di Buffalora, dui grossi squadroni andavano drio al Ticino verso el porto de Vegevene. Lo Luni da matina, che fo a di 13, con gran tirar de l’artillaria, al porto di Vegevene in tre lochi si messeno a passare, nè li fo re-medio de poterli obviare, a bore 20 passorono. Li nostri se retirono in Milano, e se francesi seguiva la impresa e la viteria e anche lo giorno seguente, senza dubio alcuno miravano in Milan, e niun si afirmava per contrastarli : nostro signor Dio ne hanno aiutalo. Lo Martedì per gran spatio di lempo si fece consilio di cedere a la fortuna e andarsene via, suspetando dii populo di Milano non dimostrasse come altre volle. Fo concluso voler fare la experien-tia ; per il che la note venendo lo Mercore ad hore 7 di note fo dato a l’arme al campanaro e poi tutte le altre campane, di sorte tutto Milano fo in arme, e a le porle si apresenlorono la genie a li bastioni, el alcuni d’essi non erano armati, e il signor Ducha di continuo a cavalo armato, acompagnalo da zer-cha 1000 cavali, in modo che lo Mercore si pigliò alquanto di (iato, non obslante che in dillo giorno più volte si dette a l’arme. Ilabiamo poi hauto lempo di rinovar li bastioni, e de molti successi come di sopra ho ditto. Quello poi seguirà se aviserà. Questa lettera è scritta da Milano a Piero da Como in Venecia. 256w Oratione dii magnifico cavalier domino Jorio da Dresano orator vicentino, recitata in congratulationc dii Serenissimo Principe domino Andrea Gritti, a dì ... . Septem-brio 1523, in Collegio. Bella et honorevole consuetudine è questa, Serenissimo Principe et Illustrissima Signoria, che dopo la creatione de ciascun Duce (ulte le città sughile a questo felicissimo Stado mandino i loro am-bassiatori a Sua Serenità ; il che olirà che è segno de obedienza et de amore, è ancora assai buona occasione di farse grate et di racomandare se stesse (ij La carta 255* è bianca. con questo mezo al Principe nuovo. La qual consue-futline volendo hora la vostra fidelissima cità de Vicenza exeguire, mi ha insieme con questi mei ho-norali collegi electo et mandalo a Vostra Serenità, et apresso mi ha dato il carico di fare la oratione, la qual, quantunque io sapesse essere da sé difficilima impresa, si per molte altre ragioni, come etiamdio per la contrarietà eh’ io vi vedea, perciò che da 1’ un de lati essendo il subiecto grandissimo me pareva necessario de dire in essa molle gravi et ho-norate parole et di così excellente Principe degne, da l’altra parie mi era imposto, che per non sturbare qualche più grave negocio di questo illustrissimo Stado, dovesse essere breve nel parlare : cosa veramente contraria alla prima, el quasi impossibile a fare conira tal subiecto. Niente di manco, sapendo 10 con quanta gentileza Vostra Serenità ascolta sempre ciascuno che parla, et come con quella sua veneranda et quasi divina presentía, et con quelli ochi soavi et allegri conforta et quasi aiuta ogni timido a favellare, non ho voluto recusare questa fatica, sperando ancora, che dove per la brevità del lempo mancherò overo oscuramente dirò, de essere da la prudentia de Vostra Serenità el suplito el inteso, et da la ineffabile bontà di quella ¡scusato. Adunque, Serenissimo Principe, bisognando essere breve lasserò molle cose da parie, et non dirò come questa meravigliosa cità fosse primieramente fabrícala per refugio di la nobiltà italiana, la quale in quelli tempi era perseguitala et opressa da Hun-ni, Vandali, Eruli, Golhi, Longobardi et da altre barbare et horribili nalioni ; nè dirò come essa da indi in qua sia sempre siala non solamente refugio 256* de la nobiltà, ma apogio et sostegno del nome italiano ; nè anche mi estenderò in narare le mirabili constitutioni et le divine leggi di questa República, perciochè chiunque si pone diligentemente a considerarle non può pensare che siano de ingegno humano processe, ma le iudicha da Dio ¡stesso mandate. Veramente Idio fu quello che ha così bene questa República ordinata, et in così florida el perpetua libertà conservala! Che se noi vogliamo esaminare tutte le altre buone republiche che mai sono stale nel mondo, le quale però furono di (re sole maniere, zoè o vasilea, o arislocralia, o democralia, ( Vasilca) che è la migliore è quando il migliore citadino de la cilà è proposto al governo di essa ; arislocralia che tiene 11 secondo grado di bontà, è quando non uno solo, ma molti de megliori hanno il governo universale ; democralia poi, che è la mancho buona, è quando il populo regge et dispone. Se noi adunque, come ho