203 MDXXIII, MAGGIO. 204 divolion; ne! qual loco li soprazonse diversi signori ad visilation de essi durissimi oratori, ne li qual li era il signor Conslanlin Raion fratello dii signor Mala lesta Baion, cum exortalion grandenissiine et pregiere grande che ditti excellentissimi oractori nndasseno alozar in Spel citi del signor Malatesta ; dove, da poi molte pregiere, andorno. Nel qual loco mai Cesare hebe tanti trionphi in Roma, quanto hebe questi signori ambasiatori in ditta città. Non resterò cum brevità nararvi alcune parlicularità: et primwn vene incontra a dilli signori da 50 homeni d’arme cum fanti numero 100, tulli benissimo in bordine, cum bandiere et molti schiopi, sempre cridando Marco, Marco, et cum molli inslrumenti et grandissima quantità dii populo, cum tanti cridori, soni, si inslrumeuli et campane, che se slevano storni. Ne la intracla de ditta città, la porta de essa tulta adornala de erbe et fiori et cum torzi de zera impizadi per esser nolte da pezi numero 50 in suso, et sopra cadauna finestra luminarie gran le cim molti fochi artificiali. Apresso dilta porla era preparato uno loco molto eminente et bello, sopra il qual era uno pillo qual rezitorno molti versi lileral et belli. Finiti, forno traete molte artegliarie, cl poi se inisseno sonar molti inslrumenti et canti tino sopra la piaza. Zonti in dieta piaza, li se trovorno preparato uuo teatro mollo degnamente fornito de pani de seta et altri belli lavori, in mezo dii qual loco li era una belletissima sedia sopra la qual li era uno in forma de ninfa, et rezitorno molti versi lileral quali è qui inclusi. Compilo da rezitar, fu tracio molti colpi de artegliaria cum grandenissima festa. Montali che forno sopra le schale del palazo, li vene incontra molti de quel popullo insieme cum diversi signori cum instrumentitet canti, et rizevuloli cum tanta degnia acoglienlia che nihilsupra, et poslolli nele sue camere, le qual camere erano Iute adornale de pani de seta et d’oro, et similìter li lecli cum tanti odori che si parevano esser in paradiso. Reposati alquanto, forno preparato una del iellatissima zena cum delicatissime vivande, et praecipue de pavoni, pernise el fasani in gran quantità, el molle altre saivadesine, et altro de confeclion, et altri degni cibi: non vi dirò nulla per non tegnirve a tedio. Nel intermedio de dilta zena fono soni, canti de diverse sorte, sì comedie, come versi, sì liter.il come vulgar, el molte «nomane de diverse maniere che a narar seria uno longo scriver et tenirve a tedio, ma a Dio piazendo, nel mio rictorno vi narerò particolarmente il tutto. Perora non voglio restar, ancor che tra pene 11 * et inchiostro sia mal fornito, de dirvi come sopra la piaza de dilla cita li era facto alcune fontane qual buttavano vino, et fi li era da manzar et da bever a corte sbanditaci tutta la terra infesta, serate per nulla tulle le bolege; di campane non vi dirò nulla. Non m'è occorso fino bora. Tuli siamo sani. Prego Vostra Magnificentia essendo facti Capitami a li viazi de levante, quella vogli far suo solilo offilio di veder di logarmi cum qualche uno di loro come a Vostra Magnificentia parerà; nè altro. A Vostra Ma-gnitlcentia ini ricomando, pregando quella mi vogli a ricomandar al magnifico missier Piero et al magnifico missier Bernardo Juslinian mei honorandis-simi patroni; nè altro. Christo felice la conservi cum lutti li soi amici. Data Otriculi Die XI Aprili* MDXXIII. Di Vostra Magnificentia scrvilor tre’ Pasquaun di Michielli Prego V. M., scrivendo al Clarissimo mio palron, ricomandarmi a Sua Magnificentia. Stimar io dii viazo di oratori nostri, andono 112 a Roma a dar la obedientia a papa Ha-driano sexto. Come partirono di qui a dì 23 Marzo 15*23, et andono a Pexaro il Marti santo con gran sinistro dii corpo el di l’animo, per convenir far una giornata di 63 miglia et una di 49 per passare li loci infestati di morbo quali cavalchando trovavano, senza saperne per inalili altro ; et li a Pexaro sleteno luta la sctimana salita et il giorno di Pasqua, dove fono acceptali e tenuti per le Illustrissime duchesse vechia et zovene de Urbino, per esser Pexaro dii ditto Ducha, le quali li mandorono con gran (orzo a levarli di la hostaria el condurli a uno oplimo alzamento, dove haveano tre camere fornite, e il resto di la fameglia rimase con li cavali a l’hostaria, fata però pagare per loro signorie ; et questo mutar di alozamento fu Ira le 23 in 24 hore. Nè era di molto imbrunita la sera, che le Duchesse, a venga che se resentissero di febre, el la giovene era in lelto, se ne venero sopra una bellissima eareta a visitarli, la qual era d’oro coperta di pano biancho incatenalo tutto di velalo nero, tirata da 4 bellissimi destrieri peciati di morello et liardo, et veneno a visitar domino Marco Dandolo orator, scusandosi si l’acetlo e preparamento non era etc. ; la causa è per non aver saputa di la venula. La causa fu che a la Cha-tolica, mia 12 di lì, volendo disnar, li inteseno alora