205 MDXXV, APRILE. 206 mise far bon oGcio, usandoli bone parole, et che ’1 volea ben al duca di Milap, et caetera. Item, scrive come l’linperator ha mandato uno suo nonlio al re di Portogalo suo cugnato per tratar matrimonio di sua sorella madama Leonora in soa Cesarea Maestà con dota ducali 200 milia contadi, per poter con quelli venirse a incoronar. Item, scrive Madama la regente, madre dii Re, ha scrito una lelera a l’lm-perador recomandando suo flol, et manda la copia la qual sarà scrita qui avanti. Item, scrive de lì si parla di tuor il stado dii re di Franza in questo modo : la Provenza, la Lengua d’oca e il stalo havea prima darlo al duca di Barbon, et darli madama Reniera sua sorela per moglie; item, a l’linperator il Delphinato, qual è feudo de l’Imperio, la Borgogna tutta come havea il duca Carlo di Borgogna, et una parte di la Picardia, perché parte loca al re de Ingaltera ; dii qual Re dicono passerà con exercito et li basla brusar ville. Item, scrive di le galìe nostre di Barbaria come fo retenule a Maxeran, li Patroni in terra et uno fiol di sier Agustin da Mula, et uno di sier Zuan Donado, et menati a Carlage-nia imputandoli eie..come scrisse a di 8 JFevrer.qUal non si ha auto. Et lui Orator inleso questo parlò al Gran canzelier e al Re, et a la fin obleue la libera-lion di dieli Patroni, et mandò Tomaxo suo fratello qual montò su le galìe, et il Capitanio partì con dite galìe. La causa si dice per aver porlado su le galìe 133 libri contra la fede eie. Item, scrive che ’1 Papa si havia iustificà con l’Imperador per uno suo breve di la liga fece col re Chrislianissimo, qual la fece aziò seguisse acordo tra loro Maestà ; dii che Cesare non monstrava averlo auto a mal. Et che la febre quartana comenzava a calar a Soa Maestà ; et par babbi inteso Soa Maestà il duca di Albania andasse in reame con inteHigenlia dii Ponlifice. 1.341) Di Mantoa fo lettere dii signor Marchexe al suo orator, qual manda una letera dii suo orator e in Spagna apresso la ^Cesarea Maestà, chiamato domino Suardin, data in Madrid, a dì 15 Marso 1525, qual dice cussi : riali : quello che si potesse scrivere cerca la persona di Sua Maestà, dimostrando in questa alegria grandeza d’animo, prudentia et bontà infinita, mi sarebbe bisogno molto tempo, però non mancarò notificargli alcune cose notabili in uno principe tanto grande come è Sua Maestà. Gionlo il conero et intrato nel palacio fu condullo in Sua Maestà, ne la quale si trovava con doi o tre parlando pur sopra le cose de Italia, et disse: « Signor la battaglia fu falla sotto Pavia ; el re di Francia è pregio!) in poter di Vostra Maestà, e lutto el suo exercito è sta ruinalo ». El odendo dir questo solo, siete como immobile, et disse : « El rei de Francia sta preso en mi poder, y la batalla sta ganada para nui, » el senza dir altro, nè volendo intender per alora altra cosa, retiróse in un’ altra camera solo, et postosi in genochion Danti una Nostra Signora che tiene dal capo del suo letto ¡stelle così per un poco spalio dando grafie a Dio et a la Maire di tanta mercede falla. Apresso uscite et particularmente vulse intender il tulio; nè ledere alcuna havendo il comero porlato, disse haver per testimonio il salvo conduto serillo di propria mano del Re acciò che sicuro potesse passar per Francia. F.I certificala Sua Maestà de la verità, comandò che fosse publícalo la nova, ma che non se ne facesse niuna pubblica alegria, excetlo processione, •laudando Dio et pregando per li morti, da poi che era vittoria contra chrisliani ; ma che sperava in Dio ottener altra mercede magior conira ¡ufideli, el che alora seria da farne publice alegrie. Publícala la nova, concorse al palazio infinito numero di persone nobili, et ussita Sua Maestà in uno co-rilore in publico assai spacioso, nel quale solo entrano ambassatori, signori, el principali cavalieri, tutti li ambassatori si alegrorno separatamente, et cosa mirabile fu da notare che non si puote conoscere in Sua Maestà nè in volto né in gesto alcuna inutacione più del solilo in lauta e tanto notabile occasione di alegria ; cosa non odila racor-dare de alcun altro principe over de pochi, per prudente che sia stalo; e lauto è magior la virtù in Sua Maestà, quanlo che de anni è mollo giovine. 11 tutto si attribuisce a magnanimità e grandezza d’animo, non exlolendosi ne le prosperitale nè prostrandosi ne le adversitale. Retirati li amba-satori a parie per dar loco a li altri, fra noi fu replicate le resposle prudente et piene de molla bontà date, el ancora che tulle convellessero iu uno per diverse parole, però quella de Anglelerra fu molto notabile, dicendo tener in lanlu magior mer- A li 10 cerca megio giorno gionse un coriero de Italia, passato per Francia, con la miraculosa nova de la victoria contra francesi, et de la persona del proprio re Christianissimo presa, con perdila di tulio lo exercito suo et poco danno de li impeti) La carta 133* è bianca.