51 MDXXV, MARZO. 5-2 Sier Agoslin da dia’ da Pexaro fo audilor vechio, qu. sier Andrea. Sier Andrea Loredan, qu. sier Bernardin. Sier Gabriel Venier fo avogador di comun, qu. sier Domenego. Sier Marco Antonio Contarini fo podestà a Vicenza, qu. sier Carlo. • Sier Zuan Antonio Venier fo avogador di comun, qu. sier Iacomo Alvixe. Sier Zuan Alvise Navaier fo savio a terra ferma, qu. sier Francesco, non Sier Francesco da cba’ da Pexaro è podestà a Padoa, qu. sier Marco, non Sier Antonio Surian dotor et cavalier podestà a Brexa, qu. sier Michiel. non Sier Sebaslian Justinian el cavalier fo con-sier, per esser electo podestà a Padoa. non Sier Marco Grimani procurator, per esser in oflicio continuo, non Sier Nicolò Bernardo savio dii Consejo, qu. sier Piero, per esser con pena. Da Bergamo, di 4, hore 2. Come ora li è agionto uno di soi che vien da Misocho, qual dice fino 11 haver seguitalo il signor Teodoro, et li haverlo ancor lassato. Et dice, venendo in qua per terre di gri-soni passando per Chiavena, ha visto che rumavano le mure di quella terra essi grisoni, e dice bavere trovato per via di le gente dii signor Zanino, quale vengono per le terre predicte, per venir secure. Di Crema, di 4, hore 2 di notte, vidi lettere di sier Antonio Surian dotor et cavalier podestà di Brexa, va orator al signor Viceré. Come gionlo 11 quel zorno, ha trovato una nova che heri li lanzinech, sì quelli è di fora, come quelli che erano in Pavia, sonosi posti in battaglion, et venuti nel Barco hanno preso tute le artellarie de francesi et quelle de li cesarei, et hanno facto intendere al signor Viceré che voleno li sui danari Iivrati et page. Et sono sta constretti li capetanei darli certa sumrna di danari, zoè 2 ducali per uno, et il resto sono rimasti per doman et hozi a far provision ; et questo è quanto si ha. Et il Podestà et capitanio di Crema, di 4, scrive tal aviso a la Signoria nostra .... Copia di una lettera dii magnifico missier 33 Paido Luzascho, scritta al signor mar-cliexe di 31antoa, data in Pizegaton a dì 2 Marzo 1525. Hozi che è Jovedì, havemo disuato in Cremona e visto il castello e il signor Joan Lodovico Palavicino pregion. In questa sera, alle 22 hore, siamo gionti qui in Pizighiton et siamo intrati in la roca col megio del signor Marcon, qual basa la man a vostra excellentia, et ivi habbiamo visto il re Christianissimo, monsignor Memoratisi et monsignor di Brion et un nepote del signor Viceré, che giocaveno alla balletta con la corda. Io ho fato le raccomandation a Sua Maestà per parte di vostra excellentia, quali li sono state tanto acete a mio iuditio, quanto sia possibile a esser il simile alli altri signori et gentilliomeni. Il Re, per sua Immanità, mi ha contato tutto il fatto d’arme, ben però in presentia de doi capetanei spagnoli. Dice Soa Maestà, che se ’1 fosse stato a lei ad eleggere un loco per far la giornata, non haveria saputo domandar il più bello nè il più spacioso di quello dove è stata falla. Dice, che quando intrò ne lo Barco il campo imperiale, che ’1 suo era tutlo in ordinanza ; e che lui liavea un’ allegrezza incomparabile perchè si vedea tulli li avantaggi, e lauto più che lui havea 14 pezi de artigliarla che lavoravano, e li imperiali non aveano niuno; e che Soa Maestà con li soi genlilhomeni, che poteano esser poco più de 200, haveano rotta tutta la vanguardia de li cavalli legeri et gente d’arme. Soa Maestà metlè in cielo il marchexe di San Angelo, quale ella amazò con le soe mani. Da poi fatto questo, voltorno sopra l’anliguarda de fanti, messeli ancora loro in fuga. Da poi questo, Sua Maestà dice che se affirmò e fece affirmar le soe gente per lassar respirar li cavalli, e che stando cussi tutto allegro, se voltò a monsignor di Lescu et dissegli : « Monsignor, adesso mi voglio chiamar signor de Milano ». Et dicendo queste parole, venero li spagnoli ad affrontar li svizeri. Sbarar li spagnoli di archibusi et schioppi e mettersi in fuga li poltroni sviceri, fu tutto uno. E Soa Maestà si volla coutra li soi, dicendogli :