223 MDXXV, APRILE. 224 Et le galle sono a Curzola, di di in di saranno sora porlo. 145 Aviso del secretano marchionale al anibasador de Venetia. V. S. veda quello che le scrivo in suslantia del reporlo havulo dal conle Nicola, el le dirò qualche parlicularilà notabile eh’ io gli ho sentito dir. Dice che, quanto al re Christlanissimo, parve così gran cosa, cheli fosse dimandata tra le allre cose la Ghie-na, et che più presto voleva morir eie. Il ducha di Borbon li ricordò, che il re Giovanni fu preso anche lui el divene per liberarse a più difficili condilioni che non sono queste, et che lui havea de le condilione et qualità che non ha adesso Sua Maestà ; che 1’ havea lesori ; che l’era amico del re di Caslilia et Aragon ; non havea inimica la Germania ; era amato dal Papa quale slava alora in Avegnon ; et havea figlioli grandi, el havea inlelli-gentia con qualche potentati in Italia. Che Sua Maestà consideri, che l’Imperalore re di la Spagna li è inimico; che madama Margarita lo minaccia ; che ’I non ha lesori ; che ’1 Papa non son ancor doi dì si è confederato con lo Imperatore ; che niuno potentato di Italia è colligulo seco ; che li figlioli sono piccoli, el nondimeno quello che Sua Maestà recu-Sdva di far lo fece il re Giovanni et più, perchè non solamente reuunliò la Ghiena, ma tre allre provincie in Pranza, de le quale il conle Nicola non mi ha ditto il nome, et pagò tre milioni d’ oro. Quello che respondesse il Be a queste ragioni del ducha de Barbon non so ; ma dice ben il conte che in quelli ragionamenti, havendo dillo in discorso di parole il He a Barbon:«quando erate bon francese eie. che Barbon a quella parola se alterò, et li respose che lui è stato sempre bon francese et vole morir francese : el che l’è per combater con chi vole dir 145* che’1 non sia sempre stato bon francese. Che l’è ben vero che ’1 non vole bene a lui, nè li ne vorrà mai, nè ad alcuno de li soi, perchè non li sono stali usati termini per li quali li debba voler bene, et che quando el sia mai per esser amico a l’Imperatore, non cercarà già di farli male; ma non li vorrà mai bene. Che ’1 Re li respose tali parole : « Ah ! mio cosin, dite quello che voleli, io non crederò mai che me vogliale male, et son certo che me volete bene ». Che Barbon replicò : « Io serò sempre amico alla corona di Pranza, et servitor al re di pranza, ma a voi non già ». Questo è quanto ho potuto intender del reporto del predillo conle Nicola. Datis Mantuae, 25 Aprilis, 1525. Marchio Mantuae, Comestabilis S. E. E. et 140 Excellentissimae Reipublicae Florentinae Capitaneus generalis. Magnifee, carissime noster. Mandassimo il conte Nicola a Piceghilon a visitar monsignor di Beoren, et è stalo là proprio nel tempo che monsignor di Borbone, il signof Viceré el predetto Beoren hanno proposto le condilioni al re Chrislianissimo. Et hessendo retornato,esso conle Nicola ne referisse per quello che I’ ha inteso da li ditti signori, che il primo dì che parlorono al Re proposero queste condilioni a Sua Maeslà, volen-dose liberar: Che ’1 lassasse la Borgogna al Impera-tor, la Ghienna al re Anglico, et oltra la restitution del Sialo al ducha di Borbone, li desse la Provenza. Alle quale proposte il Re se conturbò nolabilmente, et disse che più presto intendeva di morire in pre-gione che assentir mai ad alcuna de le dille condi-lione. Et che quel primo dì non se fece altro. Che li loruorno poi il dì sequenle, et trovorno Sua Maeslà alquanto mitigata. La quale disse, circa la Bor-hogna, che lui acceplaria per moglie la sorella de F Imperator, et donarebbe a lei la ditta provincia, el havendo fioli da lei voleva che quelli succedessero in essa provincia, et non li fìoli che lene al presente. La Ghienna era contento possederla recogno-scendola dal Re anglico, pagandoli un censo ogni anno. Alla Provenza dice che non renunciaria mai, per importarli troppo per respelto di Marsiglia. Et altro non s’è concluso in questo congresso. II signor ducha di Borbone disse al conte Nicola, che ne dicesse che non si potrìa concludere cosa alcuna più, finché monsignor Beoren non fosse andato dal Imperator , et tornalo, che seria il spatio d’un mese; et che sua signoria sperava che le cose se adallariano. De le quale cose n’ è parso darve aviso, non perchè la Illustrissima Signoria non ne debba esser avisata prima; ma perchè anche voi sapiate quello che noi havemo. Bene valete. Mantuae, 25 Aprilis 1525. Fostscripta. Li spagnoli erano partili del Man- 146* tuano, et hora ne sono tornati di altre compagnie 300 cavalli et 300 fanti a Rezolo a finire di ruinar quel povero vicariato. Se crede però che debano andar de longo. Die 26. Jo. Iac. Cal.