35 MDXXV, MARZO. 3(3 4 di lutti ofiìeii e benefidi di la Signoria noslra, et in perpetuo dì lutti rezimenli, officii e benefìcii dii regno di Cipri, el che in termine di zorni 3 si apre-senli a le prexon et exborsi in l’officio di Avogadori ducati 500 da esser dadi a quelli li ha tolti, et sia scritto a Nichosia mandi uno Consier a Baffo, qual lazi sentenlia a quelli dirnanderano, li qual siano poi satisfatti di dilli danari; el non ubedendo sia privo di Venelia e dii destretto per anni 10, con taia lire 500, e li soi beni siano ubligadi a la taia, et si ’I sarà preso stagi uno anno in presoti e torni al bando; et sia publicada el primo Mazor Consejo. Et poi leto alcune parte iusla el solito, sier Fe-rigo Renier \eslito di scarlatto et beco di velulo cremexin alto e basso, per esser in settimana, andò in renga et strido i ladri e ben, li quali sono li sotto scripti, zoò : 1502, a di 28 Dezembrio, Zuan Jacomo Rosela, era a P Intrada. 1510, a dì 19 Luio, sier Francesco Barbo di sier Stai, era oficial a la luslicia nuova, tolse di la casa lire 35. 17, 8, 3. 1517, a dì 28 Luio, Alvise di le Carte scrivati a le Cazude. Item, in quel zorno Nicolò suo lìol era etiarn lì. Item, Gasparin.....era scrivan al dillo officio, fo contìnà a Cherso et Ossero. 1517, a dì 18 Avoslo, Zuan di Ruzier scrivati al dillo’officio. Item Marco Anlonio suo iìol, ab-sente. 1518, a di 9 Aprii, sier Vetor Foscarini qu. sier Alvise procurator, olim Camerlengo di Cornuti, absenle, per il Consejo di Pregadi fo condanna, menato per li Avogàdbri extraordinari. 1520, a dì 15 Septembrio, Zuan Francesco Corniti pesador al Formento in Rialto. 1524, a dì 4 Luio, Francesco Vitelon milanese cogitar di domino Piero Pagnan scrivan di la camera di Brexa, fo condanà per li Sindici di terra ferma. Et in questo zorno, liessendo per serarsi il Consejo, vene lettere di le poste ; il corier vene lui in-stesso a portarle a la banca, et il Serenissimo le lezè tutle. È da saper. Questa mattina, in chiesia di Frari menori a lo aitar di Santo Ambruoso fo cantà una solenne messa con canti et soni varii, per quelli di la Scuola, eh’ è milanesi. Dove fono li do oratori cesarei et quel dii Viceré noviter venuto, con quel dii ducha di Milan domino Francesco Taverna, et altri assà milanesi; sichè fu solennissima messa, per rin-gratiar Dio del reaquisto del Stado de Milan. Di Pavia, di sier Marco Antonio Venier dotor, orator nostro, date a dì 2. Come hozi a bore.....si levò di Lodi per venir lì a Pavia, dove arrivoe assai a bona bora, et fece reverentia al signor Viceré alozato in castello; et scrive coloquii bauli insieme, ut in litteris. Et il signor ducha di Barbon questa matina era partito per Milano per andar a visitar lo illustrissimo signor Ducha, il qual è venuto lì a Pavia prima per alegrarsi col signor Viceré. Scrive, nel venir, passoe esso Orator per lo alogiamenlo dii Re dove é stà fallo il conflitto et ancor li resta le vesligie di ogni cosa, ch’é horribel cosa a veder, et li corpi sopra la terra et cavalli. Son le caverne sotto terra ancora come le erano, dove francesi habitavano, e le trinzee et repari. Et scrive, ancora spagnoli se ritrovano in campagna sotto le sue tende, et cusi una banda di lanzinech novi. L’altra è alozada in el forte dove era il re Chrislianis-simo et solto li pavioni. Li lanzinech di Pavia sono alozati in Pavia, et cussi la gente *d’ arme. Et più il signor Antonio da Leva, scrive, lo ha fallo alozar manco mal che P ha potuto ; invero le caxe per de-felto di legne sono brusate et ruinale. Narrano questi cosse grande, sì dii sustenir di lo assedio come in el dar il viver aversi porlà valorosatnenle, et laudano assai il signor Viceré e il ducha di Barbon, marchexe di Pescara, el capitanio Arcon. Scrive, da questi signori li è stà fatto bona ciera, ancor che algun di fora non rasoni alguna cosa. Scrive, de lì é slà ditto che 10 bandiere di spagnoli con alcune gente d’ arme sono andate a tuor Carpi, et iudicasi sarà donato al signor marchese di Pescara. Noto. Per altra via intesi, et poi vidi che il Pre-tello ne portò una moneta in questa terra, che Antonio da Leva havia fati# baler in lo assedio, di arzenti, tolti di croxe, calgxi e altre cosse sacre, di valuta di soldi 30 P una e tien oro. Da una banda è schietta, da l’allra è lettere: <.(1524. Ces:pp. oh.» zoé : « Cessar Papi a: obsidio ». Dii ditto orator Venier, date a Lodi, a dì 23 3, a liore.....Come in quella hora era ritornato da Pavia. Scrive, questa mattina visitoe lì a Pavia il signor marchexe di Pescara, qual pur iace in letto, ben però non di pericolo, el qual allora si havia medicato: et fatto P officio con sua signoria, et li rispose mollo amorevolmente, come fece il signor Viceré, et li disse : « Dio perdoni cui è slà causa’ che le genie de la illustrissima Signoria non sia stà con nui ». Et mostra haver bon voler, dicendo che