539 Mcccccm, A dì 1G dezembrio. In Colegio. Vene 1’ orator di Franza, dicendo aver visto alcuni falconi de sier lacomo Contarini abuli da suo fradelo è camerlengo in Candia, e cerniti alcuni, numero 15 per il re. 11 principe li disse havia fato ben, et ordinato pagarli et mandarli a la serenissima majestà, per ducati 10 1’ uno. Vene il legato dii papa per beneficii privati, et fo expedito. Vene l’or,iti ir yspano, ne fido la causa, con li capi di X sì come fo eri. Quel se intenderà, lo scriverò. Veneno 4 oratori di la comunità di Arirnino con molti arimanesi stano qui in loro compagnia, vide-ticet sier lacomo Parleon et altri, et presentato do lettere, una dii proveditor et l’altra di la comunità, la copia di la qual sarà nOtada qui avanti. Copia di la lettera di credenza di la comunità de Arimano, portata per li oratori. Serenissime princeps ac cxcellentissime domine noster singularis, post dcbitas commendationes. Mitlimus nune ad serenitatis vestra pedes spe-ctabìles viros dominum Galcotum de Gualdis, domi-num Gregoriani Bernerium clarissimos juris utriu-sque doclores, necnon loannem de Sagramoris el Petrum de Tingolis nostros eoncives, collegas et oratores, preesentes exibitorcs, qui coram ea et serenissimo SenMu veneto, qua; eis mandata dedimus, reverenter et cum ea qua decet veros et devotos subditos luetitia immensa piene referrant, suppli-cantes eidem serenitati vesto, ut sua clementia di-gnetur eos benigne et clementissime admittere ac exaudire, necnon in referrendis noslro nomine fi-dem ipsis indubitatam adhibere, non secus ac no- * bis si coram adessemus. Cujus gratise iterum et semper, quam huinillime nos commendamus ac devovemus. Ex Arimino, sub nostri consueti sigilli minoris fide, die 3 decembris 1503. Subscriptio: Excelleutissimae serenitatis vestra; devotissimi servitores, duodecim viri, consilium et comunitas prsefatse serenitatis vestra; Arimini. A tergo: Serenissimo principi ac excellentissimo domino nostro singulari, domino Leonardo Lauredano inclyto Venetiarum duci etc. Et presentata la ditta lettera, comenzò l’orator, videlicet domino Galeoto di Gualdi, far la sua ora-tione volpar, cum alcune autorità Ialine. Primo, dii dicembre. 540 gaudio hanno ricevuto di esser venuti subditi di questa Signoria, desiderata cosa da loro zà gran tempo, narando li danni patiti per il sacho auto e le crudeltà usatoli per quelli di Valentino, menuta-mente exponendo il tutto, adeo fè comover tutti chi li udiva. Poi disse : ringratiar Idio e il signor Pan-dolpho Malatesta, e prima questa Signoria che siano venuti a esser soto l’ombra di San Marco, perché speravano haver ben etc., dicendo haveano letieia e speranza dii futuro ben e dolor e timor di le cosse passade; et che erano rimasi nudi; tutto il suo tolto e le caxe minate, laudando quel proveditor sier Domenego Malipiero mandato lì; et che voleano porzer alcune petitione, perchè il signor Pandolfo havia provisto a lui ma non a loro, pregando fosseno exaudili ; et che erano grande, tamen si re-metevano a la Signoria nostra. El principe li usò bone parole acetandoli aliegramente, perochè disseno erano venuti qui a zurar fidellà per tutti ; et il principe li dè speranza che quella terra veria in tanta perfetione come tutte le altre nostre, che poi è soto la Signoria sono venute opulente; et che l’amava Rimano e li arimanesi, perchè ave missier Piero Parleon fradello di missier lacomo è lì presente per suo preceptor, insieme con sier Domenego Bolani suo consier; et che potevano ringratiar Idio esser venuti soto la Signoria nostra, con altre parole etc. ; et che di le petitione loro, li savj li alde-riano et expederiano presto, acciò non stesse su la spexa. Et il secondo orator, domino Gregorio Ber-nerio, parlò molto efìchacemcnte ringraliando di tal grata risposta et acoglientia fatoli, laudando Idio esser venuti soto una Signoria che li acrescerano sempre di ben in meglio, con molle parole al proposito. Veneno li oratori di Russi, e li fo leti li capitoli expediti, el tolseno licenlia per partirsi e ritornar a caxa. Vene il signor Pandolpho Malatesta di Rimino, col qual fo stipulato l’instrumento presente testemonj, la copia dii qual sarà notada qui avanti. Et era con lui Achiles Boromeo electo per lui podestà di Cita-dela, qual disse reslava molli processi criminali a compir per quel podestà presente, videlicet sier Stai Barbo, e la Signoria ordinasse quello li pareva. Li fo risposto che quello restava a compir el podestà el spazasse lui, e quel di novo, veniva lui podestà dii signor Pandolfo, faria raxon etc.; e cussi si contentò. Item, il signor aricordò zercha la dota di so mojer; li fo risposto che la dola restava con la ubli-gatjon havea.