835 mccccciv, A dì 10 fevrer. Iti Colegio. Vene uno greclio vici) di la Valoqa. Dice il Turcho arnia e manda Carnali a la Valona, e si dice per andar a Rodi ; el presentò leltere di Zara, le qual si comprende cl dirlo averli dito di novo, et però lo mandano qui e ordinalo al gripo non dismonti, e li hanno dato s. 40. Or li fo donato per Colegio ducati uno, e fato pocho cavedal di le sue parole. Io non era. Vene il legalo, e portò una lettera dii Cardinal di Napoli episcopo hostiense, zercha zerto benefìcio di Santa Maria de Corte, qual à uno prete Zuan Baptista Sagredo, e lui Cardinal l’à ’uto dif papa per uno suo. Prega la Signoria lo fazi dar etc. Risposto si aldiria diio prete. Poi el disse di maistro Felice.; ditto si vederia. Poi disse dii Cardinal di Cosenza, voria la Signoria li desse le spolie di l’abati» di Ravena e il trato di Forlì venduti qui; e li fo risposto li bastava il possesso, e si vederia. Poi cl disse: « Crudelis est qui negligit fumani suarn: », et romanzò*a dir assa’ cosse; e che la Signoria havia ditto mal di lui a l’oralor di Pranza; e che havia compra questa legatimi per 3000 ducati; et eh’è la causa di ogni mal. E qui si volse justifichar assai con longi discorsi ; e che ’l papa voi le sue terre, e chiama in ajuto li principi christiani eie. Or el principe li disse che l’havevemo udito, e non li voleve-mo far allra risposta. E lui sdegnato disse: « Ilo scripto al papa mi lievi ; soa salitila non voi, e voi porti pacientemente; et io soporterò, et tutto quello che soa santità'mi commeterà farò etc. ». Et partissi senza tochar la man al principe, come sempre soleva far. Veneno li oratori di Tusignano, e tolseno licentia ili partir. El vanno conienti via, c lassano uno di soi qui a expedir il resto etc. Vene il umilio dii Turco con il turziman Jacopo di Rimano, dicendo di schiavi, e che li è slà mandati alcuni, et che ciucili voi esser christiani ; e che li capitoli voi la Signoria li dagi li homeni di Santa Maura eie. Et dillo assa' parole, disse : « Fateli venir tutti da mi, e stagi do di con mi, et si vorano esser christiani, li lasserò, ma credo verano ». E cussi fos-senio contenti di mandarli. Poi el disse di aspri; ri-sposlo sarà satisfate a Corfù di quel di sopracomili. Poi disse aver inteso esser alcuni schiavi in Ancona, e la Signoria scrivi una lettera e .mandi uno homo a tuorli. E perchè era il Colegio in varia opinione, li fo risposto che di questo se li manderia a dir. Vene domino Antonio di Pii condutier nostro, e li savj di terra ferma disse era partito senza licentia ; e lui disse averla aula. Or ritorna a Faenza; voria febbraio. 83t> augumcnto, dicendo sa il moto dii ducha di Urbin: « Assai dimanda chi servendo tace ». Poi dimandò non li sia retenulo di certi danari li fo dati; risposto si faria. 403 Dii conte di Pittano capitanio zeneral nostro, di 8 di Barena, fo letó una lettera. Et man-doe le lettere scritoli per il signor Lodovico di Forlì a lui. Lo avisa la soa creatione, et che ’l fratello li lassò per testamento, et doman a otto zorni dia correr la terra, e si oferisse. Or dito capitanio avisa che se la Signoria voi nulla, el farà far il tutto, perchè l’è stato suo soldato et sarà bon servitor. Di Faenza, dii capitanio di le fanterie, di.... Aricordò la Signoria questo è il tempo di tuor Forlì e non indusiar, quando ben si dovesse tuorlo et renderlo poi al papa. Di Meldola, di sier Faustin Barbo proveditor, di 4. Come a Cesena se solicita la expeditione di la rocha, e hanno posto li 100 fanti bolognesi a Santa Maria in Monte locho che baie la rocha, con do spingardoni ; e questi zorni si sforzorono di cavar la rocha; e messe polvere di bombarda in quella pocha cava che feno, e apizato il focho brusò alcune caxe di la terra ; sichè più presto leno danno a la terra che a la rocha. Da poi, quelli di la rocha fano uno fosso di fora via per assegurarsi di non esser rilavati più. E si aspecta Lactantio di Bergamo lì con bon numero di fanti. Item, li fiorentini cerehano meter a cavallo domino Malatesta da Sojano con balestre 100. Item, voria esso proveditor la Signoria scontasse certo debito 1’ ha di decime di tanti danari di camerlcngi, acciò possi esser electo in lochi di Romagna. Vene Piero Zuane Bifulzi da Forlì doctor, al qual foli dilto dovesse ritornar a caxa, perchè per adesso non li par far altra movesta; ma solum dovesse unir quel populo insieme, e col tempo ldio provede a le cosse. Rispose intender ben, et cussi tolse licentia. Vene il signor Francescheto di Manfredi, qual fo levato signor di Faenza, et è orbo di uno ochio, e à mal franzoso ; par uno fan la zi no diserto. E il principe li tochò la man e li disse erano slà expediti li so capitoli in Pregadi, et se li daria il resto di danari che il dia* aver. Di Catharo, di sier Ilironimo Foscarini rector et proreditor, di 27 zener. Come do ne-poti di domino Zorzi Rali capo di stratioti, con zercha cavalli 00 voleno passar in Puja; c che quelli stratioti si lamentano non sono pagati et mandano di qui Manoli dada; però si mandi le page. Li