33 MDXXV, MARZO. 34 Non di uno suo, partile Domenega passala a dì 20 da Lucarno terra de svizari, longi da Novara da mia 30, dove el dice haver visto il signor Teodoro Triulcio et la so’ gente, et dice clic si parlava che voleano calar svizari 8000 in favor di francesi, et che si diceva che in Vegevene si atrovava francesi et similiter in Novara. Da Milano non si ha altro, se non esser inlrato il signor Ilironimo Moron, et che slavano suso solazi et feste. Scrive esser azonto uno altro mandato a posla, con ordine el dovesse giongere tino a Novara per sapere ove francesi ha-veano fatto alto : qual riporla come Marti a dì ullimo Fevrer, fo il zorno di carnevai, essendo lui nel campo hyspano che era a Paviij, vide passar diio campo ultra Tesino ; el quale comenzó il passar suo a hore 15 et durò fino alli 18. El passati, esso refferente si accompagnò con vivanderi et andò di longo fino a Gambalò, ove si affirmò ditto campo, qual si dice va sulle terre del marchese di Monferà pubblice, et che dubitandose lui de non capitar mal, si ritornò indrìo. Tamen intese che ’1 signor Theodoro havea posto zente in Ar#na, et che era con lo resto scorso di longo verso Musocho terra de svizari. Nè altro hanno. Ben expeta altri soi messi, el riporlo de li quali adviscranno. Da Crema, di primo, hore 2 di notte. Come non si atrova più di novo, salvo che è avisato per lettere di hozi, hore 18, da li soi è in Pavia, che le gente francese che sono salvate sono al numero de lanze 500 el più, el sono andate alla volta de Susa, et cussi etiam le gente che erano con il signor Teodoro, salvo alcuni pochi soi homini d’ arme che se n’ è venuti a questa volta di Crema, parte de li quali sono sta svalizati da le gente dii paese, sicome scrisse. Et che li lanzinech, si quelli che erano in Pavia come quelli erano in campo, non se voleno mover se non hanno page *4, et quelli di Pavia el suo avanzo, eli’ è da zerca .ducati 80 milia. Scrive, hozi, intendandoil magnifico domino Alexandro Donato che lo illustrissimo signor ducha di Milano passava per questo territorio per andar a Lodi, li parse conveniente andar a far reverenlia a sua exce-lentia, da la quale fu ben veduto et racolto. Et ragionando cum il magnifico Morone di varie cosse, et praecipue de la victoria conseguita, esso magnifico Morone li disse : « Ora, Conte, restiamo cum l’animo quieto, perchè, come già vi dissi, eramo stati in qualche differentia con questi signori cesarei di * danari. L’avemo conciata et ne hanno fato habililà di tempo a trovarli, et come saremo a Milano daremo principio a farne provisione ». Al quale risposo esso I Diurii di M, Sanuto, — Tom. XXXVIII. magnifico Conte : « Quando haràno hauto li danari, pur che non ge venga voglia di far di le altre cose ». A questo li rispose : « Speramo in Dio de non, et che la Illustrissima Signoria harà el mio signor per aricomandalo, perchè ancor lui desidera esserli bon fiol, et quando se inlenderano ben insieme, son de li altri potentati che li sono slà conira che furano altri pensieri ». Da Brexa, dìi Provedador generai, di 3, hore .... Manda una lettera haula dnl Pretello, di 2 Marzo, hore 1 di notle, date a Crema, qual dice cussi : 11 signor Antonio da Leva vene beri sera a hore 4 qui, et non potè haver alcuna cosa per non esser qui alcuno de li mei amici spagnoli ; ma questa malina intesi ne l’anticamera dii signor Viceré, che solicitavano a trovar danari e.....per adesso page do, da poi per fin 15 over 20 giorni un’ allra paga ; ma per fin bora non hanno potuto placar questi todeschi, perchè dicono voler lutti li soi dinari. Ma il numero dii suo avanzo non so, perchè el ditto Balista di Roco me dise avanzano page da 7 in 8, e non voler uno quatrino manco di quello dieno haver. Ma da poi parlele con il capitanio Christoforo pur alemano, ma de quelli che erano nel campo di fuora. Me disse avanzarli page 4; il che non so certo per non esser de qui homo me sapia dir il vero. Di qui si dice esser andato una grossa battaglia di zente d’arme a salvamento cum monsignor de Lanson. Non se dice de qui allro che sapia. Me parlili da Pavia a hore 19, et quando fui de qui da Lodi trovai do cavalari cum due lettere, una data a 1’ ultimo di Fevrer, 1’ altra a primo de Marzo, unde dimani mi troverò al conspecto di voslra signoria. A dì 5. Domenega *prima di Quaresima. La 2 malina non fo alcuna lettera di le poste; ma soìum da mar fo lettere, qual fo lede. Da Cataro, di sier Piero Zen. Come havia conzo le cose di confini di Cataro, Antivari et Bu-dua con quel sanzaco di Montenegro et cadì, ut in litteris. Li restava a veder le cose commessoli per il Consejo di X, zerca sier Moisè Venier retor de lì. Da poi disnar to Gran Consejo, et compito di far li Savii sora li extimi el altre voxe, et tutte passono. Fo publicà per Piero Dandolo nodaro all’Avoga-ria una condanation fata nel Consejo di XL Criminal a dì... . di l’instanle, per el piedar di sier Filippo Trun olim sindico in Oriente, contra sier Francesco Contarmi di sier Ferigo fo capitanio a Baffo, vide-licet che ’1 ditto sier Francesco per diverse manza -rie et extursion fatte in ditto loco sia priva per anni 3