165 UDXXV, APRILE. 166 Et li rispose sier Domenego Trivixan cavalier, procuralor, savio dii Cousejo, era in setimana. Poi parlò sier G.isparo Malipiero el censor, qual aricordò certa soa opinion, vicìelicet che non se entri in la lisa di Roma. Et li rispose sier Benelo Dottili savio a terra ferma. Et perchè il Consejo non sentiva P opinion di Savii, non fo manda la parte et fo rimessa a domau, comandando grandissima credenza. Et vene zoso Pregadi a bore una di notte. Di sier Piero Zen, di Sibinico, fo Ietere lete ozi di 2 Aprii. Come era zonlo lì per metter li contini di Scardona, et aspeelava quel Michali..... sanzacho dii Ducato che dovea venir. A dì 8, Sabado. Da Milan, fo lettere di l’Orator nostro, di 5, liore 18. Come eri sera ve-ne et ritornò il signor Viceré el marchexe di Pescara stati a Pizegaton, et questa rnatina è stato dal signor Viceré a parlar con soa excellentia zerca le letere li ha scritto la Signoria nostra. Et scrive colloqui hinc inde dicti. El qual li disse di la liga fata a Roma; ma li parlò di questo fredamente, ut in litteris. La qual nova però P avia intesa eri per via dii signor Duca. Et cussi acompagnò esso Viceré tino dal marchexe di Pescara. 108* Fo incanta in Rialto, per li Consieri, iusta il solito, le galìe di Baruto. La prima ave sier Lorenzo Mocenigo di sier Hironimo per ducali 1202 ; la seconda sier Francesco Mocenigo di sier Hironimo 1160, videlicet tutte do per conto di sier Zuan Francesco Mocenigo e fradelli, fodi sierLunardo, fo di sier Toma procuralor. Da poi disnar fo Pregadi per expedir la materia di eri, e fo ordina Conseio di X con la Zonta ordinaria. Et lezendosi le letere, si reduse ditto Consejo di X, et preseno di lezer alcune letere al Pregadi dii JBaylo nostro di Constantinopoli, di 6 Marzo, drizate a loro Capi. Et cussi fo lecte le dille lettere, qual scrive che il Turco fa far 200 galìe nuove e conza 100 vechie; ma per questo anno non sarà in ordine. Et si dice voi andar in Puia. E come in camera di Mustafà bassà era stà concluso di passar con armata in Puia e a Taranto smontar ; e nel far di ditte galìe usava solicitudine, e voi Panno che vien passar la sua armala per canal di Corfù di fuora via, dicendo con poca zente haveriano Candia et Cypro. Etiam raso-nato di tuor Veniexia ; et che era stà mandato per Curtogoli per luor la ditta impresa, ut in litteris. Le qual lettere fo comandale secretissime. Da poi, pur cazadi li papalisli etiam in le lelere di Constanlinopoli, fu posto per li Savii dii Consejo e lerraferma una letera a la illustrissima Madre dii Re, Bczeiitedi Pranza, videlicet verba generalia e dolersi di la rota e caplura dii Re suo Gol, e dii bon animo nostro verso quella corona, zoè risponder a boca a Gasparo Surmano come fu posta eri, con una zonla che sier Domenego Trivixan el cavalier pro-eurator e sier Alvise di Prioli procuralor savii dii Consejo voleno,che stemo con desiderio intender la certeza di francesi dhe vegni in Italia et de sguizari. Et fo prima leto una scritura mandò domino Ambrosio oralor di Franza in Pregadi, come la Regente darà Lodi, Cremona e Geradada a la Signoria volendo aiutar la liberation dii Re, e per via di sguizari farà calar Maximian Sforza, ch’è a Lion, dii qual è il ducalo di Milan. Item, fo leto per il Caroldo la deposition di messer Bonin, stalo a Lion di ordine di Cai di X. Et primo parloe sier Gabriel Moro el cavalier, qual è cesareo per la vita, conira P opinion di la le-lera, e parole si ha dir al nontio di Franza, dicendo è troppo gaiarde et si dovemo acostar a P Impera-dor. Et venuto zoso, il Serenissimo si levò et parlò laudando P opinion dii Moro clic ha parlato ; poi disse che se lireressimo la guerra in Italia e nui con-vegnissemo star sempre in guerra; con allre parole; che quando spagnoli vedesse francesi venir in Italia, si acorderia col Re liberandolo per venirne sdosso, et sua madre faria il tutlo per liberar di captività il Gol : però non è da intrar in questi gerondii, laudando P opinion di Savii a terraferma. Et disse, chi metea la prima parte era inimici di questo Stado, et che P Imperador mai ha roto fede a niun. Nota. Li Savii a terra ferma messeno che, facendone intender domino Ambrosio suo oralor le pro-vision, venendo Pocasion non manchesemo: e il Serenissimo parlò dicendo è gran ponto di deliberar e laudò Popinion di Savii di lerraferma. Poi andò in renga sier Marin Morexini censor 109 laudando la parie di Savii dii Consejo, dicendo ancora è troppo magra, se li doveria dar più cuor, dicendo non è da acelar Pacordo voi far spagnoli, ma lenirsi con Franza et con Ferara etc. Et li rispose sier Zuan Alvixe Navaier savio a terraferma, laudando quello havia dillo il Principe e Pacordarsi con P Imperador eie. Et poi andò in renga sier Gasparo Malipiero censor, qual pur è di la parte francese, nè sente ac-ceptar tal acordo etc. Et il Serenissimo, Consieri, Cai di XL e do Savii dii Consejo, videlicet sier Luca Trun e sier Piero Landò introno in Popinion di Savii a terraferma, et