331 MDXXV, MAGGIO. 332 216 aquietnto il tumulto et essi villani se sono partiti ; ma avanti si reducesse la cosa era venula la nolte, et il Principe haveasi fallo forle nel suo palazzo facendo redur 11 tulli li cavalli venuti de l’Austria che in tutto sono zerca 120, et tulli quelli de la sua corte, faciendo star ogniuno in arme. Era passata mezanolte quando ritornorono quelli erano andati a conzar le cose, et cusì se hanno rislorati alquanto li animi di ogniuno. Sichè in questi paesi parmi che li subditi siano signori, o sia perchè li tempi causino cusì tal cose. Questa di la terra parea ne havesseno gran piacere. Quelli che erano a campo a Fies par se habbino levati de lì, et coniuncti cum li altri siano passati sopra il stalo di quelli di Baviera, el già è stà dillo che ne hanno amazati alcuni che se li volse oponer; nè si è inteso altro di loro. Fin qui fu ben dito che quelli duchi di Baviera li haveano preocupato l’oiìcio de li villani in aver tulio in sé tulli li argenti et altre cose di valuta di le chiesie, et monaslerii dii suo Stado. Questi dui giorni si ha habuto lauto da far e da dir de questi villani dequì, che de li altri non si è parlato cosa alcuna; ma la verità è che tutta questa Alemagna è sotlosopra. Da questa altra banda de qui verso Italia, sono etiam tutti li villani sublevati, et maxime da Prexinon in qua per la causa che per mie di 12 scrissi. El suo reverendissimo episcopo, che era de qui, liceuliati li soi etiam lui con doi o tre cavali di noie se n’è andato, si dice, ad uno suo castelo molto forle, dove che ’1 si atrova haver i soi danari: qual ha fama di averne molli de contadi, et ne ha acurnulali molti de più da 10 anni in quà che F è episcopo. El dotor Faber ancor lui si tolse via già alcuni dì. Sichè qui a Yspruch nui venimo a restar da mezzo. Questo loco è aperto da ogni 216 ‘ banda. Il lutto breviter è in potestà di todeschi, e bisogna star a discrelion loro. Scrive che lo epi-sco di Prixinon, si dice, quando l’intrò episcopo el trovò al suo precessor ducati 60 milia di contadi; sichè è molto ricco. 217 Sumario di una letera di Marco Antonio Lon-gin secretario con l’ orator Contarmi in Austria, data a Hispruch, a dì 17 Mazo 1525, drizata a Zuan Hironimo suo fra-delio. w Hcri ti scrissi quanto mi occorreva de le cose de qui, abenchè però si barìa possuto parlar più largamente, per esser la materia in vero tanto granila et ampia el da farne diversi conienti sopra, che Dio vogli non segui un giorno qualche gran disor- | dine. Non obstante che ’1 tumulto de l’altro giorno paresse cessato, et par che quasi tulli li rustici de questo conlà de Tiruol se habbino inleso insieme de voler seguir la via dei altri, et beri al lardo da questa banda verso Italia si miseno insieme un bon numero a venir qui, et diceano ogni modo voler venir a parlar al Serenissimo Principe. El qual tandem gli fu forzo montar a cavallo et andarli incontro cum (ulta la sua corte. Costoro, vedutolo, conienzo-rono a cridar che non voleano altro signor che lui, dummodo el li contentasse de alcune cose che gli voleano rechiedere. Gli fu dillo che domandasseno, et ivi comenzorono a parlar confusamente, chi domandando una cosa et chi una altra, nè si potea saper quello conclusivamente volesseno. El Serenissimo Principe gli disse che metlesseno in scrittura a parte a parte quello intendano dimandar, et poi lassasse far a lui, et allora, per debraiarseli da le spalle, perchè erano qui de fora apresso una hostaria, ordinò che li fusse portada una botta de vii), et là chi havesse vedutoli a cridar et a bever et a dar dentro a questo vino, li lasso considerar quello fa-cesseno. Ilor tandem questa mallina mandorono i capitoli, i quali cussi come se ha inteso dichiarirò qui sotlo, rechiedendo sopra tutto voler questa risposta. Prima voleno che non sia alcun episcopo che possi haver più che 400 fiorini de intrada, et altri preti non possino haverne più di 100 fiorini, et che se debbino tuor lutti questi soprabondanti et metterli da parte, a fine solo che quando esso Serenissimo Principe vogli far alcuna impresa se ne possi servir. Et che de essi preti et prelati non sia 217* alcuno che vadi in Consegii, nè etiam babbi governo alcuno temporale. Item, che loro voleno me-ter li soi piovani nelle sue parochie et poterli desmetter quando non faranno il debito. Che esso Serenissimo non debbi lenir ne li sui Consegii alcun forestiero, et maxime il Salamanca, el qual havea fallo ben per sè andar via, et comenzavano a dir molte cose de lui, et breviter che voleano ogni modo la sua roba, arzenti et danari. Item, che Sua Serenità sia obligala a far la sua residenlia qui, et pur volendo andar a visitation di qualche altro suo loco debbia lassarvi la Serenissima Principessa. Alcun forestier similìter non possi esser al governo de alcuna terra o loco del contado. Item, che uno per villa de li soi possi intrar nelli consigli et diete ordinarie. Non voleno che alcuno vadi a caza nè paisa (?) de sorte alcuna, se non vi sarà etiam la persona di esso Serenissimo, el demum non voleno esser sottoposti a certe angario etc. Voleano etiam