213 MCCCCCIH, OTTOBRE. lettera fo portata in Colegio; ma non vene alcun messo, et niun di Colegio li parve farli risposta, dicendo si haveremo Rimano (utli li altri lochi vicini si haria. Item, intisi la ditta lettera esser stà porla 100" per Zuan Vesiga corier. A dì 27 octubrio. In Colegio. Veneno li parenti dii reverendo dom. riero Ciera prothonotario, e parlò sier Francesco Bolani qu. sier Candian suo mevo, et mostrò uno breve per il qual papa Alexandro par fazi Cardinal el ditto dom. Piero, la copia di la qual è qui sotto, perchè alhora l’havia auto; et voleva con bona grafia di questa Signoria partirsi di qui questa sera e andar a Homa per intrar in conclavi. Et il principe con il Colegio mostrò haver gran piacer, per esser venitian nostro, dicendo andasse in bona ventura e si alegravemo. E dimandato la causa che, poi la morte di papa Alexandro non lo dè fuora, disse che ditto breve era in le man di domino Pel-legrin di Prisciani fcraresc, fo orator al papa, et che a tempo di la morte di ditto papa Alexandro era questo domino Pellegrin amorbato, però non lo potè haver etc. Or consultato eh’ è in proposito l’andata sua, et perchè el dimandò lettere di passo e a l’orator etc. li fo ditto si faria lettere, e che a nona el dovesse venir a parlar solo al principe, e tamen da poi fo ri-vochato, che non vegnisse, et fo tolto ad lettera la copia dii breve per Thoma di Freschi, e mandato in una lettera a 1’ orator nostro in corte, dicendo sii col Cardinal San Piero in Rincula, e si li par sia in suo proposito che ’l dilto sii Cardinal, 1’ orator li dagi favor etc. Tamen tutto il Colegio fu di opinion ditlo breve fusse falso e non saria admesso; pur questo non poteva nuoser etc. Et cussi el dillo domino Piero in questa sera si partì repentinamente. Copia dii breve di papa Alexandro VI, che fa Cardinal domino Piero Ciera. A tergo: Venerabili fratri, Pelro Ciera asserto magistro notario nostro. Alexander papa VI. Venerabili fratri salutem et apostolicam bene-dictionem. Ob probitalem et doctrinam quam in te esse per-eepimus, ncc non ob dileetionem et reverentiam quas erga nos et Sedem Apostolicam ha bere perspi-cimus, ne ingrati officio utamur, te in cardinalem aprobamus, quod tamen sub silenlio tenebis donec tempus idoneum aderii. Datimi Romae apud Sanclus Petrum, sul» anulo piscatoris, anno domini milesimo quingentesimo primo, die decimo septimo aprilis, ponfificatus nostri anno decimo. Motu proprio. B. Morini. Vene in Colegio el secretano dii signor di Pexaro nominato Bernardo, el presentò una lettera dii signor Zuane Sforzia de Aragonia, Pisauri, etc., data in Pexaro a di 20 octubrio. Advisa a la Signoria, per la filial observantia, come a hore 17 à ’uto la rocha ; sichè ili lutto el suo stato è reintegrato. Si oferisse a la Signoria seguendo le vesligie paterne, commemorando che ’l padre morse in servitio nostro. E ’l principe disse li piaceva intender havesse auto la rocha ; ma che senza l’ombra di questo stato mal si poteva far bon quelli che da sì non havia poter etc. ; però zerchasse operarsi in cosso sia di piacer a la Signoria nostra. 101 Vene domino Lodovico di Pii da Carpi, fo fiol dii signor Marco, zenthilomo nostro, fato li soi zà 100 anni. Era vestito di nero con mantello nero infino terra, perchè è un mese che sua madre morse, dicendo il ducha di Urbin l’havea electo al governo di le sue zente di la conduta di la Signoria nostra, però si voleva partir con bona gratin, dicendo era stà sotto il ducha di Urbin vecchio, sotto il marchexe Federico di Mantoa e sotto questo assa’ anni, e che havia optima fedo a questa illustrissima Signoria. 11 principe lo laudò, dicendo non lo cognosceva per esser vestido in questi balliti, e andasse a la Solda eie. et che l’andasse con bon voler di la Signoria nostra etc. Vene Opizo da Ravena secretano dii signor Pandolfo di Rimano, et fè lezer una lettera di esso signor, data in Arimano a dì 23. Come l’advisava dovesse comparer davanti la Signoria, e dirli che, hessendo intrato in Rimano e auto il stato, mandava la rocha, la qual la voleva oppugnar; che continue meteva lo guarde atorno et che havia preso uno mandato per el podestà di Zervia e domino Zuan Paulo Manfron per intrar in ditta rocha, facendo signal di un fazzoletto e il castellan lo apriria. El qual de plano ha confessato andava a parlar al castellan per far levar San Marco a la rocha. E elio si doleva di questo, hessendo lui, la terra e il stato a comando di la Signoria ; e che dovesse comparer, perchè non crede sia di mente di la Signoria nostra etc. ; et cussi a boeha osso Opizo expose, e poi fo letta la lettera. E ’l principe li usò acomo.late parole,