253 MDXXV, MAGGIO. 254 lisfar soa escellentia, essendo obsequenlissimi di la Cesarea el Calholica Maestà, senio conienti darli scudi 50 milia al presente, el 30 rnilia fin uno anno; con ¡¡lire parole ut in commissione. Item, una ielera a parie, secrelissima, volendo ducali d’oro darh de oro in oro, et azonzi li 30 rnilia in tempo di uno anno come ho scripto di sopra. Item, per fare questa conclusion, operi il ducila di Barbon, il pro-thonolario Carazolo, e ti am il duella di Milan, magnifico Moron, marchese di Pescara el altri chi li par, et ne avisi per zornata. Vadi con cavalli 25 et 4 slafieri. Et sier Alvixe Gradenigo fo cao di X, andò in renga et contradise, qual non voleva se li offerisse danari in esprimer alcuna quantità. Item, fe’ cazar li papalisti, et disse non è da fidarse dii Papa eh’è uso a romper la fede. Narrò al tempo di papa Leon quando volse tuor Ferrara, fe’ dir per lui Orator a 1’ oralor di Ferrara il Papa non la voleva. Li rispose, li venga il eancaro a lui e il resto di preti la voria. Perhò non voria si acor-dessemo. El li rispose sier Benedeto Dolfin savio a terra ferma, dicendo non si poi far con manco perchè non hanno danari et li bisogna al presente ; et è slà preso di darli danari quando fu fata la risposta a le quatro proposil.ion richiedeva. Disse la grandezza di l’Imperador; con altre parole ctc. Et fo azoiilo in la commission, adoperaseno il Cardinal Sai viali legato, il Ducha et il Carazolo. Item, si farà il sindieà in nome dii Pexaro el Ve-nier orator a Milan. Andò le parte : 13 non sincere, 26 di no, 135 di sì ; el fo comandà grandissima credenza. Vene zoso hore 23. È da saper. Li papalisli erano denlro quando fo tralà questa maleria e comission, et andato in renga, il Gradenigo disse si mandasse fuora chi non si poi impazar in cosse di Roma, perchè el voleva dir cose fin a tempo di papa Julio. Et la Signoria non voleva, e li mandò a dir parlasse; e lui disse: Si non volè, vegnirò zoso» et vene ; unde fo chiamà li do Cai di X che non sono papalisti (il terzo Venier è papali-sta) a la Signoria e fo gran conlenlion, unde fo mandà fuora ditti papalisli, e lui tornò in renga et parloe sicorne ho scriplo di sopra. 164* Di Yspruch, hozi fo leto lettere di sier Car- lo Contarmi orator nostro, di 27. Come a dì 24 scrisse, qual non si ha haute, di la Irieva si tratava con quelli villani sussitadi, la qual par non sia altro. Item, di più, che quelli di Sbos et etiam di Mena è sublevadi et hanno mandato a dir al Principe che debbi privar dii Conseglio tulli li prelati et il Sala-mancha primo homo che 1’ habia, spagnol, el il do-tor Faba ; unde esso Principe li ha mandato a dir che non bisogna che loro li mandino a dir il governo dii suo conseglio per esser lui signor, el che li castreranno eie. sicome più difuse scriverò di solo. Noto. Tulio il Polesene di Ruigo, per causa di quel Podestà, et Este, Moncelese e li vicini erano in fuga per queste molion di spagnoli che non è slà nulla, et voleno segurarsi, adeo con burchi, barche et cari è fuzili a Padoa el altrove. Item, a Vicenza in fuga grandissima, et costò tal caro con 6 forzieri dii meglio dii suo haver a condurli a Padoa ducali 12 di tal ciladini, et ancora i sono ; sichè fu gran leziereza a far mover il Capilanio di Visenza con tanta furia. Sono al presente grandissime secure ; si dubita li menudi si perderà, le fave è perse quasi tulle, unde per le chiexie si fa ogni malina procession pregando Dio fazi piover. Et a San Marco si porla atorno una Madona fata di man di San Luca in procession per questo effecto. Gionse in questa sera qui 1’ orator di l’archi-duca di Austria, alozalo a San Borlolomio al Lion Bianco. E noia. Sier Piero Alexandro Lippomano podestà et capilanio di Mestre, scrisse a la Signoria di la sua venuta, e non li andoe conira per non haver haulo sopra zio ordine alcuno. In questo zorno, cavandosi il lollio a San Zane Polo, qual fa Lodovico di Oralio, vene fuora una erosela a sier Lunardo Juslinian qu. sier Lorenzo, con il bollelin el qual dicea la ponla di la Doana, posta per ducali 400. In questo Pregadi li Savii volseno meler una parte, che il Collegio sia ubligalo venir questa altra selimana con le sue opinion al Consejo per trovar danari. E sier Marin Morexini el Censor andò in renga per conlradir, dicendo non è da meler sta parte : et li Savii non la messeno. Di Setia, di sier Daniel Moro retor, di 7 Marzo. Come Curtogoli si ha doleslo che li nostri navili hanno fallo danno a li subditi lurcheschi, si-come cerio greco li ha naralo, ut in htteris. Copia dì la lettera dii Prefetto, data al Don- 165 deno, a dì primo Mago, drizata a Brexa al proveditor zeneral Pexaro. Li fanti spagnoli alozati a San Felice, Bonden, Stellala, Cento, la Piove di Bolognese al Finale non