241 MDXXV, APRILE. 242 lettere scrittoli per i Cui di X, li faceseno comandamento venisseno di qui. Hironimo Boromeo, Chardin Cao di Vacha, Piero Bagaroto, Ruberto Trapolini, Artuso Conte et uno altro di Conti. * È da saper. In questi zorni, hessendo uno loco che si chiama San Zivran di là da Muran verso Tessera, zoè certo isololo dove alias era uno ino-nasterio qual è di le monache di San Antonio di Torzello, et sier Vicenzo Grimaui lo dii Serenissimo l’bavia a livello da ditte monache per ducati ....al’ anno per meter pantiere da piar oselle: hor havendo voluntà domino Paulo Justi-nian heremita, sta al presente sul monte di Ancona o . ... eh’ è di P ordine di Camaldoli, di ha-ver ditto loco per far uno monaslerio e venirvi a star, mediante sier Piero Coti lari ni qu. sier Za-caria el cavalier e altri soi, bave il ditto loco di molile San Zivran, el cornenzono a far una chie-siola et alcune celete di legno, el venirvi do bere-miti a star e dir messa. Questo loco è poco lun-lan di terra ferma da ... . adeo con uno ponte longo si harìa potuto andar, et hessendo fatto con-scientia a li Cai di X, quelli andono in Collegio, et parlato di questa cossa tu terminato far rumar ditte fabriche. Et cussi li Cai di X mandono a farle ruinar. Da Lion, di Zorzì Storion fo lettere, di 15 di questo. Come era zoulo Beuren, vieti di Spagna, et era stalo do zorni con madama la Re-zente a parlamento, e non lo voleano lassar passar in Italia. A la fin lo lassono passar. Porta parlidi al re Christianissimo, che Soa Maestà ciedi la Italia e la Borgogna el toy per moglie la sorella de P Imperador madama Lionora vedova, e cedesse a Cesare la Giena, e Picardia al re Anglico, et la Provenza al ducha di Barbon. Ma la Pranza non voi questo. Hanno aviso dii zonzer dii ducha di Albania in la Provenza con P armada vien di Roma ; et vien con poca satisfalion di tutti. Scrive come si fortificava Lion, et si dubita che sguizari non se acordino con il Sialo di Milan. Di Verona fo lettere di rectorì, dì heri. Come, per avisi hauti dal Castelazo, spagnoli non liaveano sopra Po bulato ponle alcuno, et esser andati verso Pigaruol alcuni cavalli et erano tornati in-driedo. Scriveno fano far bona custodia a la terra e I Diarii di M. Sanuto, — Tom. XXXVIII. a li castelli, e non li par per adesso mover le vardie di le porte. Di Lignarjo si bave aviso, come, per relation di alcuni, spagnoli sono per passar Po et venir sopra il visentin. Fu fatto la commision per Collegio a sier Zuan Vituri va liozi Proveditor a Padoa, nielli custodia a la piaza et a le porte. Et hozi partite. Da Madril, de 27 Marzo 1525, dì la corte 158 di Cesare. Che Cesare dice la victoria esserli siala grata per tre cagione principale : una per poter iudicare di essere in qualche grafia apresso a Dio senza alcuno suo merito; secunda per poter conslituire una pace universale et da epsa procedere ad una generosa impresa contra li infideli ; tertia per poter con inagior facilità beneficar li amici et perdonare a li inimici. Et che, benché in tale felicità non liavea tiavuto in compagnia alcuno de li amici sui, che voleva non manco che la fusse comune a tutti. Che é vera e buona provisione di danari per Italia, de quali ne era venuto parte per sostentare lo esercito et adeiò che le cita de Italia non sieno gravate disonestamente. Che madama la Rezento, per il medesimo che portò la nova di la vittoria, havea scripto una lettera ad Cesare piena di compassione, condolendosi de lo infelice caso del suo figlio, el ringraliando Dio che poiché così havea ad esser egli era ne le mani del miglior principe del mondo, racomandandoli molto la persona et la salute sua, el pregando li desse facilità di mandare et recevere ambasciate. Che Cesar dimostra grandissima afl'eclione verso monsignor di Barbone et se ne tiene molto sati-sfacto ; el di poi dii marchese di Pescara. Che per monsignor di Beuren faceva intendere a monsignor di Borbone et al Viceré, che lenisseno la persona del Re dove par a loro che la sia più segura, senza specificar el luoco. Che dal princìpio di Quaresima Cesare havea comincialo ad negotiar assiduamente non altrimenti di quello faceva avanti che havesse la quartana ; et che Sua Maestà partiva di certo per star la septima-na et tutte le feste a Nostra Dona de Guadalupi ; da po el qual tempo la corte si liavea ad trovare a Toledo. Et che Sua Maestà non lascia indrielo olìcio alcuno di ringratiare et cognoscere Dio di tanta felicità, non solo in palese, ma etiam in occulto da sé solo. 16