353 MDXXV, MAGGIO. 354 andar a parlar a Cesare, perchè troverla mior modo , di adattamento essendo de li che a Napoli, però che havia terminato condurlo in Spagna. 11 qual secretano torna a Ferrara. 233 Lettera di Carlo Frizier, data a Brexa a dì 23 Mazo 1525, drizata a sier Piefo Tri-vixan di sier Domenego cavalier, procura tor. Sapia vostra signoria come due fiade ho veduto il re di Pranza in el castello de Pizigaton, et una sera lo vidi magnar; qual magnò solo, et ha sopra la testa uno baldachin di veludo negro. El signor Viceré li dele la tovaia da sugar le man con la ba-reta in man, et molto inchinandosi, e il capitanio Arcon li dette l’acqua. Soa Maestà magna poco et beve doe volte solo a pasto: beve in una tazza d’oro coperta, et in tavola é uno salin quadro d’oro coperto; il resto tutto magna in peltri e molto sporchi. Li stanno le persone a vederlo cenar. El suo medico li sta continuamente in piedi davanti. El Viceré lo fanno sentar sopra uno scagno un poco luntan de Sua Maestà. Li servitori che ’1 serveno a la tavola lutti stanno con le cape indosso, et el trinzanle, et quello li dà a ber. Sempre ragiona, et quando lì fui, mi ragionò continuamente di Martin Luter: el il suo ragionar è tanto dolze e grazioso e aliegro, ch’è una cosa da disperarsi a veder che un simil Re sia pre-gion, e in man de chi ! Hor basta ! Il suo veslir è un sagio di velulo negro e una cappa di pano negro orlala di pano negro, calze negre, scarpe di veludo negro piccole, una barela di veludo negro piccola, il colar di la camisa disbocado come da dona. Porta un pugnai papagorza a lato, ma sempre davanti, et • sempre tien la man sopra il manego e fa per apo-giar la mano. Soa Maestà è do boni dela più alto de mi, asai più largo in le spale de mi, ma dal ge-nochio lìn zoso un poco scarma la gamba ma ben formata, barba longa, ma rara, naso Iongo, occhio longo et la carne non mollo bianchissima come se dice, capelli più tosto longhi, una man unica al mondo, né mai vili la più bella. Eramo sei a vederlo che tulli haveano la impresa a la gelpha, et però spesso Soa Maestà ne guardava ; ma non li fu parlato da niun de noi. Ex litteris domini Suairdini, datis Toledi, 2341) primo May 1525. Come, havendo parlato Begrem ad madama la Regenle a Lion,et diloli le condition che lo Imperatore vole dal re di Franza, et lei havendo risposto molto lontano da la dimanda, zoè che il Re pigliarla la sorda de l’Imperador per moglie, eh’ è quella promessa a Barbon e pigliarla la figliola de ditta sorela per il Delphino, el renunlierà Soa Maestà le cose de Italia, et faria pace et unione perpetua. De restituirli cose che dimanda l’Imperator non li pareva dimanda ragionevole. Et havendo Beorem per messo a posta avisato di l’animo de la Regente, si é fallo iudilio, che la risposta che farà il Re sera conforme. Et così come.si pensava qua, che per esser le condition fatte per lo Imperatore ragionevole havesse Franza da consentire il lutro, e dovesse farse la pace tra essi, non si pensa ad allro che a le provisione per far la guerra contra Franza, in caso che la risposta di) Re sia come è dillo di sopra, et . si è risolutamente mandato in Italia che Barbon venga in Spagna, et si dice per fermo che farà le noze gionlo che sarà qua. In questo mezo si aspeclano dui ambasatori dii re di Ingallerra, quali vengono per voler ogni modo far la guerra in Franza; et è certo, si ’1 re di Franza piglierà li partili mandatoli, mollo più volentieri lo Imperatore si sarebbe accordalo seco che con Anglllerra; ma se ’1 non vorà, è pregalo e manda Pignalosa in Angliterra, ancor che andarà per terra fino a Lion. Et facendosi la guerra in Franza, designase far passare il campo de Italia, et lo Imperator con un allro campo sotto Barbon intrare in Franza, et Angliterra dal canto suo un allro campo. Et credesi che Barbon debbia bora far grande effecto su la Franza da queste bande. Extracto da le lettere de 29 de Aprile et 2 de 235*) Magio, del secretano dell’ illustrissimo signor duca de Milano residente in la corte cesarea. Che ’1 secretarlo di monsignor di Beoren espe* dito il Lunedì 5 da Lione tornò alla corte cesarea, et gionse a li 18 Aprile. Referisse che madama la Regente et francesi inlertènevano molto la auctoritate, / Diarii di M. Sanuto. — Tom. XXXV1I1, (1) La carta 233* è bianca. [2) La carta 234* è bianca. J23