57 MDXXI, MARZO. 58 coutenlà? vi alo diio che l’è conlento? » Disse l’O-r.itor li ha parso de si, perchè ia Signoria à risposto a quanto è sta rechiesta de voler far. La disse « Parlerò al Re, torné doman da mi, vi saperò dir » Fi sopravene la Christianissima Maestà, et insieme con Soa Excelentia andono da la Rezina, qual è indisposta. Sichè essa Madama mostrò a li cegni non era satisfala di tal risposta; per il che esso Orator nostro rimase suspeso, et andò a trovar el Gran canzelier, el qual era sta col Gran maistro, et disse : « Domine orator, la Signoria ha ben risolto; purè bon la dechiari mejo fa per vui questa electione cadi nel re Christianissimo che in niun altro. Seli riservati, e vi dirò non farete che ’1 non sii, dovendo esser, el si ’I sarà electo, è bon sia stà electo con lo ajuto vostro. Seguite quello fa el Papa, el qual manda noncii. legati, e fa ogni cossa aziò el Re sia electo ; et zercha mandar le vostre zente in Alemagna, el Re non voi. Monsignor di Talagnì ha falo mal a rechiederlo; non so chi li ha dà questa istruzion ». Li fo data de qui « di che esso Gran canzelier mostrò mala satisfalion di tal risposta, dicendo el tornasse a parlar al Re, replicando fin qui la Signoria non è risolta, è bon la se dechiari più in la volunta soa; con altre parole ut in litteris. Poi esso nostro Orator, andò dal magnifico Ru-bertet. Scrive coloqui auti insieme, e come el ge parlò di bon cor, dicendo: « Lasse ogni tepidezza, 30* promeletilo e servitelo di pocho e assae; el Re desidera più lo afecto che lo efeclo, e più stima la volunta che altro » dicendo: « la Signoria hala dà in scritura la risposta a monsignor di Telegnì ? » rispose l’Orator di no. Disse Rubertel : « Fate mal, Telegnì è soldato, non saperà teñirse a menle 1e parte, saria slà bon la Signoria li avesse dà in seri-ptis ». Rispose l’Orator, questo non si usava far la República nostra. Concludendo esso Rubertel : « La Signoria prometi prestar al Re quanto li piace; le-veli el suspe’to; sapete che monsignor di Paris vi parlò che el suspeto di re Lodovico fo causa che si vene a la roplura » con altre parole ut iri litteris, et esso Orator justificando pur la sincerità de la Signoria nostra, ut patet. Dii ditto, di 3. Come hozi è stato dal Gran maistro. Scrive coloqui auti insieme, e li usò bone parole, persuadendo la Signoria servi el Re in questo suo bisogno, dicendo il Re non voi tropa quantità, al più 100 milia scudi :