317 MDXIX, MAGGIO. 318 nel Consejo di X con la Zontn, voleno serar li monasteri aperti et reformarli, acciò viveno più hone-stamente, el alento sono in le Contrade 5 monasteri di mala fama, vìclelicet Sani Arian, Sant Antonio, et San Zuane a Torzello, Sant Mafio e la Val verde a Mazorbo, et ne sono molte gravede, per il che fo parlalo a farne provision con li Cai di X in Co-legio. A dì 21. La malina fo ¡etera di Milan, dii Secretano, di 19. Avisa, per via di Zenoa Monsignor aver nova, per uno brigautin venuto di Acque morie, come a di 11 a Monpelier monsignor di Boìsi Gran maistro di Franza era morto, et Lulrech lo credeva perchè stava mal; altre particuiarità scrive, ut in litterìs. Fo, per li Avogadori, preso Ira il Doxe e Consieri di retenir sier Piero Surian qu. sier Francesco per alcuni insulti fali a una vedoa in la contrà di San Cassian, intrar in caxa per forza, bater la madre etc. ; et lui l’intese e andò nel monaslerio di Frati minori. Fo menato, etiam per i Avogadori, tra li diti, e tajà certa cìausula di Ire Savii sora il regno di Cipri siati in favor di li presenti : videlicet quelli si feva zudexi perpetui volendo la so parte di debitori trovali per loro, licet non scodesseno, dicendo li altri sempre ha usa cussi. Et fo tajà questa riserva e tutte le altre. Noto. Eri matina, il Patrìarcha, con sier Benedeto Zorzi l’avogador di Coinun, con il vicario e altri nodari, andono nel monaslerio di le Verzene, et in capitolo, chiamalo la badessa et monache, il Patriarci^'disse la Signoria voleva serarle et melerle in 1’ Observantia, dimandando a tulle il voler loro. E la badessa prima poi le altre risposeno non voler per alcun modo farse Observanle, hessendo Convenlual, e si castigasse chi feva mala vita, eie. Questi monasteri è jus patronatus dii Doxe; non fanno professione, ni alcun prelato è superior per bolle dii Papa che hanno. Et il Doxe mandò Lorenzo Rocha secretano dal Patriarcha a far notar e darli ogni poter per nome di Soa Serenità a dover riformar ditti monasteri, voleno serarli etc. Da poi disnar, fo Colegio dii Principe, Signoria e Savii con li Cai di X, videlicet, sier Nicolò Venier cao ordinario, sier Valerio Valier e sier Piero Ba-doer vice cai et li Provedadori al sai, et aldileno, ju-sta la parte presa nel Consejo dì X, li creditori di sconti dii sai avanti la guerra. Parlò sier Lunardo Emo e altri avochali ; etiam parlò per la Signoria domino Rigo Antonio avochato fischal ; et ben alditi. | Al Consejo di X si terminerà a qual Consejo si debbi definir sla cosa. El in Quaranlia criminal fo presa una parie, messa per sier Francesco Foscarini, sier Hironimo Moro qu. sier Lunardo e sier Antonio di Garzoni cai di XL: videlicet per proveder a ridur i Colegi, siano sempre electi 3 Consieri avanti tempo mexi 3 di intrar, quali atendino a li Colegi, non haràno salario per questi mexi, et possino vegnir in Pregadi non melando balota; la qual parte si ha a meler.a Gran Consejo. Ave 2li di si, IO di no, 2 non sincere. Copia di una lettera scrita per pre’ Nazaro de 181 Beducis, data in Verona in Santo Nicolò, a dì 18 Mazo 1519, drizata a sier Fiero Alexandro Lippomano, fo di sier Nicolò, narra di molte reliquie trovate de lì nova-mente. Aviso vostra magnificentia che, a dì 28 dii passalo, ho ritrovalo in la mia chiesia una archa de preda vechia, et a questa archa el ze’ 4 catene di ferro, doe erano impiombate in lo coperto di la dila archa dove altre catene erano chiavale, ma le chiave non ho trovato. Ilo aperta la dilla archa con uno palo di ferro, presenti molti preti e altre persone. In la ditla archa ho trovato una cassa di legno con la sua chiave, posla la dilta chiave in su lo coperto. In questa cassa ho trovato un osso de uno galone, in questo cl ze’ il nome del santo posto in una erosela de arzento improntato in lettere greche, li nomi ve li mando scrili in grecho. Apresso di questo osso, el zè dui ossi de uno brazo, li quali vui intenderete il tulio. Poi ho trovato una ampola picola de santa Maria Madalena con lo suo bolelino vechio. In questa ampola el zè de lo unguento, quando la onzele li piedi al nostro Signore, e de questo unguento zè n’ è tanto quanto è uno dito grosso; l’è hello che el pare uno zaffiro. Poi ho trovato una ampola ancora dove zè dentro sangue e capelli de li sancii, come è scritto in lo suo bolelino. Poi zè dui veli, uno di sea et uno altro lavoralo a la grecha, in questi velli erano invilupali li ditti ossi. Poi zè la polvere de li corpi santi ; poi zè due borsele de tela picole el zè una taschela picola ; poi zè uno bindelo dove credo che fusse imbindato li ochi a li dilli sancii. Tulle queste cosse erano chiavale in la dita cassela, la qual cassela si è depinta a la grecha e deferata d’intorno, Sopra a questa cassela el zera uno bussolo grande dipinto. In questo busoloelzera uno altro busolodi piombo, et in questo busolo de piombo el zera uno