Ili UDXJX, MARZO. 112 la lexe e mal fu ¡illesa. Dissi non era dar questa spesa a li liliganli, sì in questa lerra come a li subitili nostri per pagar li XL, et ne era altro modo de pagarli, con molte raxon persuadendo a non voler la parte. Prima li Consieri, visto el mio andar in renga, mi feno venir zoso perchè la meleriano in altro Consejo; ma venuti li Cai di XL, volseno perseverar in melerla, perchè fin 5 zorni compivano, et iterum convelli andar suso e parlar. Mi rispose sier Vincivera Querini el Cao di XL, dicendo li XL non è pagali, prima era paga là zorni avanti el mese et non è a modo ili pagarli, e fo messo li do bagalini per caro de le legne per pagar la Quarantia, el altre parole; poca voxe e mal inteso perchè el Consejo, al-dilo che mi ave, non la volseno, el li Consieri si lol-Bcno zoso, e li Cai ili XL mandono per loro soli la parte. Ave una non sincere, 272 de la parte, 1021 de no, el fu preso de no, con gran mio honor. A di 28. La mulina el Principe, justa el solito, non fo in Colegio. Non fo alcuna teiera da conto; dato lungamente audienlia. Fo in ltalto falò una crida da parte di Proveda-dori sora el Monte Nuovo, che da malina si melerà n l’incanto le possession del Polesene, e chi le vorà tuor a conto di cavcdal e prò’ di Monte Novo, ven-gino sora l’incanto, sarà incantale. In questa mulina, dili Procuratori, se reduseno con sìer Gasparo Contarmi provedador sora la camera d’imprcstedi, stato a perticar dille posession dii Polesene, per veder el numero, qualità, quantità eie. 63 ' Fo scrilo, per Colegio a l’Oralor nostro in corle, in recomandatione dii conte Zuan di Corbavia, che il Papa voy darli qualche ajulo, aziò si possi difender conira Turchi, con avisarlo li abiamo dalo stipèndio di ducali 1000 a l’anno, ut in littcris. Da poi disnar, fo Colegio di la Signoria, Savi dii Consejo et Terra ferma, Governadori, Provadadori al sai, Provedadori di Cotnun, et Oficiuli a la becaria, et deleno le barche de la becharia si de San Marco come di Rialto, et allro non fu di novo. A dì 29. Il Doxe sta pur al solito con la doja e un poco di lebre. Non fo lelere se non da Ragusi, Traù eie. Fo principia a incantar certe possession dii Polesene, comenzando Ponlichio, e andò a ducati 53 el campo, di danari dii Monte Nuovo e prò’ jusla la parte presa. Da poi disnar, fo Pregadi, vice doxe sier Alvise Contarmi, et fo leto le infrascrite lelere: Da Liesina, di Aìvìse Sabadin secretorio, di 11 Marzo. Come, essendo a Sebenico, l’ambasa • dor dii Turco volse si scrivesse a Traù, facesse re-fenir quelli de lì haveano fato danno a Aja conza pelle; et cussi lui secretano convene scriver. Elzonti poi de li a Traù, intese erano relenuli do et altri fali scampar; el qual conte sier Alexandro Zorzi li disse che il messo porlo la letera li havea falò scampar, ««rfcl’ambasador sdegnalo disse di averli fato scampar vui, con altre parole; et volendo se facesse expe-rientia conira di uno, qual però non ha via processo, di darli corda, e tiralo suso, parse al Conle non li dar altra corda, e l’ambasador se dolse dicendo bisogneria darne 50 scassi e farlo confessar; siehè se turbò inolio eie. Fu fato far le proclame di carazari, fo a Spalalo, dove hanno auto poco da far. Lauda molto quel conle sier Francesco Gelsi. Et essendo li 4 presoni di martelossi, esso oralor li volse examinar, e usò certe parole che non saria 20 di che ’I nostro Baylo sarà retcnulo, dicendo che questo saria causa de far romper guerra a la Signoria; con altre parole ut in litteris. Poi vieneno a Liesna, dove è 7 zorni sono lì, per tempi contrari, et lauda mollo sier Za-caria Valaresso conte e provedador de lì etc. Di dito, date a Ragusi a dì 13. Come quel zorno erano zonli lì. Li vieneno conira do nobeli mandali da la comunità, e fati smontar, andato lui Secretano in chiesia, trovoe quel magnifico Conle, e liinc inde feno le parole, mostrano grande obser-vanlia a la Signoria nostra eie. Intese da loro aver di novo, l’orator dii re Catholico esser slà ben visto dal Signor el expedito e partilo per la Valona con uno zaus qual va de longo al dito Re; dicono ditto ambasador non ha voluto parlar a li bassa, ma al Signor proprio; però non si sa quello habi voluto. Itevi, che era slà certo disturbo tra janizari e spachi, con occision di alcuni. Et come el vien a Veneta, per via di Ragusi, sier Ciprian Morexini, dal qual la Signoria nostra saprà molte nove. Scrive, Jaeomo di Zulian li vene conlra. Scrive, da l’emin slà li a Ragusi ha inteso, essendo el Signor andato a la caza verso Salonichi, essendo in certa terra deserta chiamala la Cavala, vele fusle 2 di rodiani, et preso li homeni, li feno lajar a pezi, e poi fo viste altre 8 fusle ; sichè poco à manca el Signor turco non sia sta preso da una barza et do fuste audale lì a questo elleto per prenderlo. Scrive, l’ambasador dii Turco mostra esser salisfato; pur ha voluto certa parte da Sebenico, non se parli de lì fino non vengi quello resto ut iti litteris, el cussi l’oralor predilo se partirà per Andernopoli dal Signor, e lui Secretano vera a repatriar.