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     ò di momenlo; iamcn la Signoria lazi veder. Lui à le zoje in man, e si racomanda.
         Fu poslo, per li Savii, una letera al prefalo reverendissimo cardenal Corner in questa materia, et li mandemo autorità a far l’instrumento; ma volemo certa zonta qual non li prejudicà nulla, ringratiando soa signoria di fa fatica, e leniremo bon conto, e se li manda la comission, qual fo tolto il piezo dal Consejo, et cussi di quelli fo piezi. Fu presa. Ave 184,2, 1.
335 * Fu poi leto do letere drízate al Consejo di X, una di Pranza, l’altra di Roma, con la‘solita credenza, el sumario de le qual sarà scrito qui avanti. Et fo prima chiamati queli non erano stà a dar il juramento ai Cai.
         Fu poi posto, per li Savii, d’acordo, una letera a l’Ohitor nostro in Spagna, in risposta di sue ricevute. Come aspetamo il mandar de depotali a Verona per ultimar le diferentie, perchè semo desiderosi continuar le trieve, come li ha ditto Clevers e il Gran eanzélfer. E laudar Soa Maestà a voler afender a la pace; con altre parole. Item, una altra a parte al dito Orator in qilesta materia, e soliciti dogi cOfnission, a quel manda, trali la diferentia di le ville dii Friul e di beni liert nostri solò Soa Maestà, et essendo partito, ge la mandi driedo etc.
        Parloe sier Donà Marzelo, fo Luogotenente in Cipro, perchè in dite letere in Spagna se laudava il componer de le represaje, e justificó la sua cossa di la nave fu presa, et come tutto fo restituito. Fe’ lezer la fede, etc. la qual si rompè navegando carga di bidve, veniva a Corfú al Provedador di Parrriàda. Fe’ lezer il ricever di le robe erano suso, scusandosi molto, laudando le soe operalion in Cipro, mandò ducati 50 milia nel suo tempo in questa terra, mantelle l’isola, l’arfnà dii Turco voleva venir a tuorla, e tamen è ealuniado.
         Poi parlò sier Nicolò Trivixan qu. sier Piero, fo s'òracomito, vien in Pregadi, qual fo soracomilo, e volse justificar là cosa e cargó II rezimelito di Cipro.
         Poi andò sier Zuan Dolfin qu. sier Daniel, è di Pregadi, fo consier in Cipro. Etiam narò la cossa. Justifichò non havia sier Donà Marzelo, sier Nicolò Michiel dotor, fo suo colega, ni lui colpa alcuna ; e tutto fo restituito, tamen lui era cargato per tuta questa terra. Et fo longo.
         E nota: tutte queste renge fo impertinente, ma sier Donà Marzelo volse juslificarsi, perchè cazete Consier da sier Andrea Baxadona, fo consier per danari, in scurtiiiio e in Gran Consejo, el li era oposlo
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 questa cossa di la nave. Item, sier Zuan Dolfin cazele di Pregadi, per esser etiam stato Consier in Cipro.
    Di Pranza, di sier Antonio Justinian do- 33G tor orator nostro, date a Melun, a di 10 Aro-sto 1519, drizate al Consejo di X, et leete in Pregadi. Come havia ricevuto letere di 23 Lujo scritoli col Consejo di X, zercha quello havia dilto li oratori di quella Maestà a Roma contra il Papa. E non è bon a far cridar el Pontefice conira quella Maestà : unde andò a trovar la Christianissima Maestà dicendoli la continentia di ditte letere. Soa Maestà disse, è vero li sol oratori non doveano usar tal termini, et il Papa è andato a bon camin in la pra-licha di l’imperio in suo favor, et vederà di far ogni cossa per intratenirlo non vadi a la voglia dii Calo-lico re, ringratiando molto la Signoria nostra di tal aricordo. Et voi replicar a monsignor di san Marzelo, ito a Soa Santità, come per altre secrelissime li comunicò, che sii unito con il nostro Orator è a Roma, aziò el Papa consideri la indissolubile unione noslra, pregando tuttavia si tenisse secreta, dicendo teniva
 il	Pontefice anderla a bon camin verso Soa Maestà.
 Poi disse il re di Romani electo non ha danari da far guerra, e tien vorà la paxe con lutti; tamen per questo non volea restar di far le provision, come per le altre scrisse. Et esso Orator nostro li rispose in conformità sapientissime, laudando (’opinion di Soa Maestà, qual etiam è inclinata a la pace, e la qual la Signoria nostra lauda summamente eie., con altre parole, ut in litteris.
    Di Roma, di sier Marco Minio orator nostro, di IO Avosto, drizate al Consejo di X. Scrive coloqui aulì col Papa. Qual li disse voria questo nohtio dii re Cristianissimo zonzesse presto li a Roma per saper qual via tenir di pace o di guerra.
 Et scrive, il Papa è molto inclinà a la guerra. El il Papa li ha ditto, che avendo il re di Romani sguizari con lui, romperà guerra al re di Franza di là da monti e di qua sul Stado di Milan, et etiam romperla a la Signoria nostra per convicinar in molle 33ti‘ parte con quella, et il re Cristianissimo convegneria atender a difendersi di là da monli. Scrive, il Papa lien pratica con li oratori Ispani, videlicet dii re di Romani, el spesso sono insieme; i quali non lo potendo trazer con loro, almen vorano Soa Santità stagi neulral. Poi il Papa disse bisogna il re Cristianissimo e la Signoria atendino aver sguizari, e l’Ora-tor li disse : « Tocha a Vostra Santità come capo, e che ha gran poter con diti sguizari di far siano da la nostra ». Et a questo Soa Beatitudine non rispose alcuna cossa.
MDXIX, AGOSTO.