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MDXIX, MARZO.
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   s^no la morie seguila in quella note di domino Antonio Loredan duclin, e lo laudano assae. È morto con bona fama ; è stato amatalo 7 zorni di febre chiamata mal di mazucho. Scrive, quella isola importa assae, e zonto sia domino Marco Landò capitano suo succesor, li consegneria quel rezi mento, qual governerà con li Consieri, et lui polrà venir a repatriar etc.
     Di Andernopoli, di sier Lunario Bembo baylo nostro, di 2 Fevrer. Come a dì 30 Zcner fu l’ultime sue. Poi, per alcuni merchadanti di la Janina rollali a Caxopo, quali vieneno a la Signoria nostra con mandalo dii Gran Signor li sia restituito el suo: dicono le sue robe è sta vendute a Corphù eie.
      Dii dito, pur di 2 Fevrer. Come era zonto de lì l’ambasador dii re di Spagna con 7 in compagnia. El Signor l’ha tratà liziermenle; non è stati acompa-gnà da alcun se non da un zaus. F.1 qual andò dal bassa, et Alibeì fo il dragoman; el qual ha rechiede-
36	sto comandamento dii Signor per portar li presenti dii Re a Jerusalem, come soleva aver al tempo di Soldani, et con sui navili navegar eie., et poter mandar uno consolo in Soria come prima feva. Et ha porlato letere dii Re,di credenza. Eri, fo Marti, andò a basar la man al Signor senza portarli presenti, el apresenlandosi a la sua presenlia, parlò salutandolo da parte dii suo Re, e il Signor li fe’ di capo e senza lasarsi basar la man lo licenliò. Tamen el Signor li farà lai gratie rechiesle, per esser juste. El bassa li à ditto la Signoria provedi presto a li rechìami fati e non poi più durar; ha paura dii Signor di la sua lesta, perchè tutti trema da lui, e si aspeta con desiderio el schiavo fo mandato a la Signoria nostra ritorni con la provision presta etc.
       Fo leto la letera dii re di Tunis, la copia de la qual sarà scrita qui avanti, molto longa, soltoscrita: spero in Dio e a lui me ricomando, data a Tunis a 17 dii mexe Radaman nell’anno 924
     Da Milan, dii Caroldo secretarlo di 13. Come monsignor di Lutreeh, qual parte Luni primo dì de Quaresima da Milan per Franza, manda uno mazo di letere a l’orator suo de qui. Lui Secrelario l’acompagnerà tino a Pavia, e suplieba li sia dà li-ccnlia per poter repatriar. El secretario di Zenoa li ha dito, al partir suo, domino Hugo di Monchada ea-pitanio di la Regia alleza era a Teniza et bavia 4000 fanli, e le galie mandate a Napoli ; el che si rilien tulli li navili per le marine di Spagna ; et che spagnoli afermano el Cristianissimo re non haverà Na-vara, zoè quel regno; et che ’1 Gran maislro non si abocherà con monsignor di Clevers; et che ’1 Calho-1 Diarii di M. Sanuto. — Tom. XXVII.
 lico re voi andar in Alemagna con un numerosissimo exercito.
    Di Udene, di sier Labaro Mocenigo luogo-tenente, vene letere di 15. Come manda alcuni reporti di nove di sopra. Et prima di Gemona, per alcuni rnerchadanli capitali de lì, vien di terra todesca a dì 14, uno di qual zonse dice venir de Yspruch, e come le terre franche fanno fanti assai e cavalli, e il ducha di Virtemberg è su le arme, e si dice el re di Franza li dà danari; et come quando morite Maximiliano, non si trovò danari per farli le exequie, e alcuni soi di la corte imprestono danari per farle; el dite terre franche desiderava venitiani fosseno inlrali in la soa liga, el voriano re Ferando fusse eleclo etc. re di Romani et per conseguente Imperato!-.
     Item, l’altro riporto par contrario a questo, vi-delicet si preparava una gran dieta in Yspruch, el 36 * erano gran dissensione Ira signori, baroni e castellani, et come a di... a San Vido di San Justo erano zonti li fanli licentiali de la Sliria, el non si feva più le guarde come prima, perchè dito duca di Ver-timberg voi pacificarse con le terre franche e hanno levà le ofese; e che la elelion dii re di Romani se andará perlongando; et che a Vilacho erano a di 10 passali da soldati 80 mal in ordene di drapi e arme, stali in Gorizia et Gradiscila, per non esser stà*pa-gati, perchè quelli comissari non li voi dar danari; sichè in l’Austria è qualche discordia. E che domino Sigismondo Lelislener, era viceré di la Carinlia, era partilo et andato a li castelli di sua mojer per so-spelo che di lui se dolevano eie.
    Fu lelo una letera di sier Andrea Magno podestà di Verona, di 7 Fevrer. Come uno Rironi-mo jdi Verità citadin de lì, la note era slà ferito su la faza; però voria per saper il mandatario darli taja ducali 300 di so’ beni, con certe clausole, at in ea.
     Fu posto, per li Consieri, excepto sier Michiel Salamon e sier Alvise di Prioli, erano absenli, la laja predita di beni dii mandatario, si non di esso Iliro-nimo di Verità, ut in parte. Fu presa. Avè 169, 4.
     Fu mandato poi fuora lutti li Secretan, excepto li deputali, e stridalo per il Canzelier grando, si è alcun novo che non sia sialo a la credenza, si vadi a dar in noia a li Cai di X, e luor il juramento. Andoe sier Zuan Arseni Foscarini, è di la Zonta, sier Marco da Pexaro, è cataver, qu. sier Ilironimo, sier Francesco Barbarigo, è ai X savii, qu. sier Benedelo.
     Poi fo lelo iterimi le letere di Franza, di 2,
 3, 4, secretissime per Zuan Battista di Vieimi. Et posto, per li Savii tutti d’acordo, mancava sier Zorzi Corner el cavalier savio dii Consejo, sier Pandolfo
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