23 MOXIX, MARZO. 24 avogadori exlraordinari, trovato, mediante Nicolo di le Carle, qual ogni dì è al suo oficio a dimostrar inganni lia fato più persone, tra le qual Irovono Zuan Regolili scrivali di Governadori de l’inlrade, aver intachà da ducali 500 mediante l’oficio di le Cazude di credilo, poi altri ducali 500 et più tolti indirecte; undc venuto a l’oficio, lo feno relenirel meler in Caxon in cao di Piaza, et lo voleno punir jusla i soi demeriti. A dì 6, Domenega di carlcvar. Non fo letere da conto; aldlto li oralori di Udene in conlraditorio coti quelli oratori di Cividal di Friul. E poi disnar li Savii non se reduseno, perchè sier Piero Capello savio dii Consejo le’ un pasto a molli di Colegio e allri. A dì 7. La malina fo letcrc di Roma di l’Ora-tor nostro di 3, e di Napoli dii Consolo nostro, et di Spagna di l’Orator nostro. Di tìarzclona, di 18, et di Boma fo letere in li Cai, qual fo lele, e il stimano scriverò di solo. Fo lelo uno aviso particular, zereha le cose de l’Itnperador. Par voglino li Eletori far aleman et 11 ‘ non allri, e il re Calolico ha manda a far sguizari ... in aiuto dii conledi Virtimberg;e altre particula-rilà, ut in litteris. Iki Milan, vene letere dii secretano nostro Caroldo di... . Vene sier Piero Michiel, venuto capilatiio de le galle di Barbaria, veslido di veludo cremesin, et mandali lutti fttora ehi non era di Pregadi, solim li soi do Patroni sier Juslo Guoro et sier Anzolo Ju-slinian, referite diio Capitano il suo viazo, qual é sialo molto longo, et non per suo difelo di mesi 20 manca zorni 7. Narò di scala in scala quello hanno falò, et come fo al Zir dove era fato signor Barbarossa turco corsaro, et liavia trova un grande aver di un miliou e mezo d’oro, come se diceva, el qual feva molte liranie, ne liavia con lui turchi 200 e si fe’ re di Zir. Ilor da essi mori medemi fo morto e richiamalo il Re prima era, el cussi il dominio è torna solo mori. Poi disse come a Tunis, essendo zonto, zoé a la Goletta ch’è lontano da Tunis mia .... per causa di la balalazion non voleva conlratar ; qual fu conzà, et scosse doble 1500 come apar, videlicet sconta in dreli per conio di Dollìni. Disse, quel Re di Tunis è zovene, atende a darsi piacer, e dà poclia audienlia. Et volendo levarsi con le galie, li Patroni senza suo voler nolizono di condur uno suo amba-sador di quel Re con presenti al Signor lurcho, et butarlo a la Valona, e lui Capitanio recusando, ma ben levarlo e butarlo a Corfù o a Cataro, esso Re si sdegnò, mandandoli a dir che ’I loria una nave, ra-dopierà il presente, e si manderia a doler al Signor turco non si liavia levà il suo ambasador. Unde li parse il meglio di aquietarsi el dir era contento. Et cussi a poco a poco feva cargar i presenti in galia, sichè siete zorni 87. A la fin ha fato vela, credendo passar con tempi. Havia pan per 5 zorni in galia e in mar li vene a manco, e se non era li datoli che su le galie erano, slevano mal, undc deliberò per aver pan toehar Saragosa dove fono ben visti. Et dovendo partir, vene de lì Ire nave, di 500 et 400 bolel’una, con uno barzoto di Centurion, fra Januzo el domino Piero di Bovadiglia, armale con homeni 250 l'una e ben in ordene de arlelarie, et Cenlurion vene su la so galia a dir è boti servilor di la Signoria, nè mai havia fato danno, però voleva dar ogni securtà non dubitasse e venir lui su la galia; ma poi mandò a dir non poteva, perchè la sua zurma non voleva, e fo poi fato amazar da fra’ Januzo, e posto uno bischaino su la soa barza: undc per più securtà scrisse a Corfù per socorso eie. Et era una nave de la Religion voleva luor per conserva; disse aspetava fin 3 zorni 3 sue galie eie. Et narò come zonse el socojso di vele 10, videlicet prima el Vice proveda-dor di l’armala e Capitanio di le galie di Alexandria el poi il Provedador di l’armala; sichè ussileno di Saragosa, et li corsari prima si levono, venendo verso Levante. Disse come, essendo a la Golela di Tunis, 12 vene quel corsaro over fuste di turchi numero . . . che prese la galia dii Papa e il capitanio dii Papa domino Paulo Jovio, et le galie non havia 20 homeni per galia, tulio il resto in terra. Mandò a far comaiij damento venisseno a galia, poco li valse, undc se voleano questi tali li poteva far danno, et se li soi homeni fosse slà in galia ; haria potuto recuperar la galia dii Papa. F.I qual Capitano fo per nostri rescalà. E il re di Tunis dà recelo a (ulti i corsari pur che li dagi il quinto. Poi disse che, zonle a la Valona le galie, fe’ smontar l’ambasador moro, e perché diceva inanellarli tre schiavi, fece retenir 7 nostri ho-meni in terra, né valse mandarli a richieder; tamen in viazo ha inteso, per uno gripo partì zorni 10 poi di lui di la Valona, che erano sta liberati e aspeta-vatio pazaso. Nulla disse di l’ambasador dii Re, è su le galie, venuto a la Signoria nostra. Disse da la Valona in qua ha aulo duro navegar e fortune assae, pur a laude de Dio, se ben il viazo è slà longo, è venuto con le galie a salvamento. Poi disse, volendo mandar galie al viazo di Barbaria, è boti farle partir a bona bora, e che per lutto Mazo siano partite de qui. Aricordò do scale nuove, una ver Levante