31 SIDXIX, MARZO. 32 tne, cl non se consuctava far cussi, el el suo parenlà è grandissimo, qual lutto se leniva inzuriato. Ma lui duro che ’I non la voleva; ni il padre, ni fra-deio valeva a persuaderlo la tolesse, e lui diceva voler andar frate, non veniva a le piaze. E di questo tutta la terra parlava, et siete in questa fantasia de non la tuor fino tutta la Quaresema; pur poi Pasqua fu tanto stimolato che la tolse, sposoe e la menò a caxa. A dì 9. Fo cl primo zorno de Quaresema, non fo alcuna teiera in Colegio. Li Savii consultano la comissione di sier Toma Contarmi, va Baylo a Costantinopoli, e la galia, soracomito sier Nadal Mar-zelo, è in Istria, lo aspelava, qual ha conduto de qui sier Bortolamio Coniarmi. Da poi disnar, fo Consejo di X con la Zonla. Et fu posto una gralia di uno, non voi esser nominalo, voi dar intrada a la Signoria ducali 2000, voi cl sesto ut in ea. Et non fu presa per esser materia dii Consejo di Pregadi. Intesi questo voi sta gralia, è sier Nicolò di Prioli qu. sier Domenego. Fu balolà di Provedadori dii sai et deputa a le cose del Monte novo sier Maria Morexini, qual però compie sto Mazo. Et fu fato certa comissione secreta a sier Tomi Contarmi, va Baylo a Constan-tinopoli, ut in ea. A dì 10. Fo gran pioza. Vene sier Ferigo di Renier podestà e capitano di Crema, vestito di ve-ludo cremesin, in loco dii qual è andato sier Maria Corner; et referile justa el solito, laudato dal Principe. Vene el reverendissimo Patriarca nostro, per fa causa ha con sier Anzolo Trivixan, volendo la sua letera, la qual sier Gabriel Vcnier l’havia suspesa. Et vene etiam sier Anzolo Trivixan, licei sia scomunicato, et fo gran parole di dillo sier Anzolo conira el ditto Patriarcha; domandò la letera in le sue man, prometendo tenirla e non mandarla a far exequir fino voia el Doxe. E cussi ge fo data. Da poi disnar fo Pregadi, e fo gran pioza tulio el zorno. Fo lelo le letere di Roma e di Franza, ho nolade di sopra ; el queste altre qui soto anolade venule in questi" zorni. Di TJdene, di sier Lazaro Mocenigo luogo-tenente di la Patria di Frinì, date a dì 7 Marzo. Come si fa una fiera a Gorizia, e volendo andar alcuni mercanti nostri subdilì, dubitando non esser retenuli, esso Luogotenente ha scrito de lì a quelli capitani. Li ha risposto la fiera è libera e lutto sarà libero eie. Scrive, de lì a Gorizia, come era venuto uno agente dii signor principe di Austria per dar 8 raynes per cavalo per far zente. El qual principe don Ferando, volendo venir in Austria, par sia sia relenuto in una terra francha, et che quelli de l’Austria Io desiderano, el veleno farzenle per questo. Item, uno capo di stratioli nominalo Zuan Zaffa, qual fo con nui et poi andò con la Cesarea Maestà, era venuto lì a Gorizia per desviar li stralioli nostri con promission darli 8 raynes per paga; dà fama voler far 200 cavali et zà 4 stralioli di nostri cassi è andati da lui. Item, ha aviso da Maran, quelle zente vene a li di passati esser partite, el questo per non esser pagate, e resta solum quelle erano prima. Da Andernopoìi, di sier Lunardo Bembo baylo, di 5 Zener. Come erano de lì cl magnifico bassà Peri et el bilarbeì; el qual Perì era sta ben veduto da lutti per esser tenuto savio hofrio. E lui Baylo visitò dillo bassà e li portò a donar do veste de raso, cussi consigliato dal magnifico Alibeì, al qual dele una scrilura in turchesco de li rechiami nostri: la lezè, poi li usò alcune bone parole ut in litteris. E di aver manda el schiavo a Venetia per questo, disse questi è richiami lizieri, non dovea mandar el schiavo per sì pocho; e se oferse far ogni bon oficio. Poi disse, quelli di Cipro si porta mal a non mandar li ducali 8000 dii carazo. Questo farà desguslar el Signor: però bisogna li siano man- * dati eie. Scrive, dii Sopbì ha voluto esso Baylo parlar con uno vernilo con dito Perì degno de fede. Dice dito Sophì esser retralo de là da Carassan, che con lui non erano Irope persoue, et el Signor a tempo novo anderà con exercilo conira de dillo Sophì, e voi averlo in le man, perché non li par 1G esser Signor fin non fa questo effeclo. Scrive, dillo Gran Signor andò a la caza verso el Cavalà ; el essendo venule tre fuste e posto li liomeni in terra, esso Signor fe’ andar li soi da do bande a marina e li preseno, et le fuste, e li manda qui ; siché ha fato una bella caza, e dito Signor ritornò de qui. Scrive, aver mandato el suo dragoman dal bilarbeì, che per esser lui indisposto non ha potuto andar, qual li domandò dii relogio e di cagnoli. Rispose diio dragoman el relogio non è slà mandato per causa dii .... el li cagnoli .... esser zonti a Constanlino-poli. Questo desidera grandemente el relogio e cagnoli. Nola, el relogio è slà mandato. Questo bilarbeì sarà fato bassà. Scrive, è venuto aviso da Ragusi a li soi oratori di uno honorato ambasador dii re di Spagna zonto lì per venir a questo Signor, e domanda salvo conduto. Dii dito, pur di 5 Zener, e dia esser prima le-lera. Come el magnifico Perì bassà e il bilarbei zon-