475 MMIS, SCOLIO. 476 guro per il numero di fuste di corsari è in l’Arzi-pielago. Et ha auto letere di Ccrigo e di Malvasia vechie, et lamentandosi a li bassa, quelli dicono è corsari, a prenderli voria esser____galie a far questo efecto; siehè non è da sperar di ricuperalion di anima alcuna. Item, il Signor è tulto focho, e niun bassa non osa dir niente. Dii dito, pur di 2 Zugno. Come erano lelere di Alepo et di Cypro per li tributi al magnifico Peri bassa et il deflerdar, dicendo era sialo di Cypro per li 16 milia ducali d’oro dii tributo venitiani, e quel rezimenlo li havea dito non averli, e volendosi ven-gino a Venecia a luorli, et cussi il sanzacho di Alepo ha scrito di qui a la Porta di questo : per tanto il Signor manda il presente schiavo a la Signoria nostra, qual vien da olaeho, nominalo Mustatlù bei, che fu quello fo una allra volta, e porta una testa a la Signoria, nè li ha valso a esso Baylo juslificar la Signoria, perchè questi dicono voler ducali d’oro venitiani, come dice li capitoli, e siano portati ogni anno lì a la Porta. Però il Signor manda diio schiavo per questo oralor, per uno suo mandalo, il qual lo ha pregato lo ricomandi a la Signoria; però scrive questa letera in pressa, hessendo in ledo. Et par esso Baylo scrivi aver auto lelere dii rezimenlo di Cipro, e di sier Andrea Morexini, di Alepo, di 10 Mazo. Come lì havemo tra danari e arzenti e altro per la summa di ditti ducali 16 milia per li tributi, et che quelli non haveano voluto aceptar. Del Signor turco, fo leto la letera scrita a la Signoria nostra, data in la sua regai sedia in Andernopoli, a dì primo Zugno. Scrive se li mandi per questo Muslaffà zaus li 16 milia ducati venitiani in oro, come voi li capitoli, per do tributi dì Cypro, e se li mandi con segurlà ili nostri lino a la Porla, con altre parole, ut in litteris ;. et il titolo di la letera noterò qui avanti, per esser vario de li altri; ma la letera è ben ditata e scrita con modestia. 267 ' Di Roma, di V Orator nostro, di 9. Come, per la creatimi dii re di Romani, non è sta fato festa in Castello, ma ben per Roma fato segnali di alegreza con Irar artellarie, il forzo per spagnoli et Colonesì, con far fochi. Li do Cardinali ispani hanno falò festa, et il Cardinal Coloua, ma quel dì Ancona andono alcuni spagnoli da lui, lì fece dar da bever, uè fece altra festa. Et per do noie continue spagnoli da numero 1000 in uno andono per Roma, cridando: Spagna, Imperio. 11 Papa per questo non ha voluto far provision, et il remor fanno ditti spagnoli è molto grande, vociferando il suo Re farà eie. Scrive Poralor dii re Christianissimo dubita non sia vero, dicendo aver lelere da Milan, di monsignor di Lu-Irech, qual leniva il re Cristianissimo fusse eleclo. llor esso nostro Oralor fo dal Papa, qual li dimandò : « Domine Orator, che farà questo novo re di Romani ? » Rispose, tien sarà quieto per aver speso li danari in farsi elezer, poi si ha a incoronar prima in Aquisgrana in Germania avanti vengi a Roma. Il Papa disse : « L’è vero, la Germania el dia ajular a venir a tuor la corona, et volendo venir armalo sarà guerra ; però bisogneria il re Christianissimo fazi pratiche necessarie. » Poi disse: t Sguizari sarà col re Christianissimo, perchè ne ha promesso in ogni caso esser con nui. » E l’Orator disse come li oratori francesi ancora dubitavano di tal eleclione. Soa Santità se la rise, dicendo aver auto lelere di questa eleclione da l’eleclor Maguntino et uno altro. Item, manda letere di l’Orator in Spagna. Di Franea, di l’Orator nostro sier Antonio Justihian dotor, date a Poesì, a dì 2. Come si aspetava la nova dì la eleclione, et l’oralor dii re Catholico, tornalo da San Zerman, disse al suo Secretarlo di esso nostro Orator, come havia auto letere di uno loco apresso Costanza, dii reverendissimo Curzense, il thesorier Philjngier e il conte di Naxon oratori dii Re suo, come a dì 28 li Eledori haveano eledo il suo Re per re di Romani, pregando che l’Oralor non dicesse nulla fino non venisse la nova predila di la corte; et come ben l’avìa comunicata a la Illustrissima Madama, la qual havia 268 spazato subito al Re, qual era a Melun a piacer. Scrive e suplica sia expedito il suo successor. El manda letere di l’Oralor nostro in Spagna. Da Milan, dii Secretarlo nostro, di 10. Come manda letere di Pranza con la nova di la detiene di re di Romani; e parlando poi con monsignor di Lutrech, li dimandò quello havia di novo. Li disse di tal eleclione, dicendoli : « Come farele di Verona et Padoa? » Li rispose esso Secretario, tien non seguirà le vestigie di suo avo, nè averà quelli consegli. Poi disse, hessendo la Signoria col re Christianissimo, quello non li farà patir alcun danno. Disse Lutrech, il Re al Papa ha grande obbligo per quello ha facto acciò sia eleclo. Scrive, domino Zuan Antonio da Castion, medico di Lutrech, ritornato di Pranza, dove dal Re ha auto bona pensimi, dice come lai pralicha di esser electo il re Christianissimo dispiaceva a molli grandi di la corte, el è boi) che al Re è restato li danari e li amici. Et dice, che monsignor di Lutrech voi andar a tuor l’aqua di bagni di Calcherò, el aspettava el ditto medico tornasse di Fran-