261 MDXIX, MAGGIO. 262 150 Stimano di una letera di Daniel di Lodovici secretarlo dii Baylo va a Constantinopoli, data in Sibinico, a dì 29 Aprii 1519. Nara il prender di la (usta turchescha. Ricevuta a dì 8 Ma00 in questa lerra. Come, a dì 26 parlino di Sibinico, e per lempo contrario non se potè passar Cavo Cesta, che è lontano miglia 18, et si fìrmassemo in uno porlo. Mereore ve-dessemo in mar uno bregantino che scorse verso questo loco, et la sera vene a nui uno Nicolò Logara, che era sorto podio lontano per terra, facendone intender che doi o tre milia lontano, driedo una ponta era una fusla grossa di corsari turchi ben in ordine, et che, bonazando il tempo, non slassemo in porlo, perchè polriano venir facilmente ad assaltarne, offerendosi venir sopra la nostra galla in nostro ajuto con 5 o 6 compagni, e cussi fece. Fu posta tutta la galla ben in ordine et in arme, et si stele la notte vigilanti. La malina per tempo, ha-vendo il vento alquanto bonacialo, consultata ben la cosa, si deliberò di ussire di porlo et andar al nostro camino, con animo di non offender la fusla si dimostravano segno di araicilia, altramente non inanellar dal debito. Ussiti di porto, vedessemo la fusta lontana do miglia, qual era di banchi 18 et avia circha 100 valenti homeni suso, et subito che la ne discoperse, tagliò la palumbera et a voga ba-luda si aviò a la volta nostra ; et nui facessimo il simile vedendo che gagliardamente la ne veniva conira, et se desposeno lutti a li lochi sui. Ilironimo et Io volessemo slar di sopra, et si metessemo le curazine. Poco se diferì, che salutati con qualche' artellaria, se investirono li doi legni insieme, et subito alcuni pochi turchi saltorono sopra la prova de la galia, quali subito forono morii, et principiò ima aspra battaglia di sassi, freze, pariesane da lan-zar, et cum le arme da mano, sichè il sangue si vedeva da ogni canto, et durò questo per circa un lerzo di hora ; poi uno schierazo di corphuati, che havea fato Irincheto, vene ad investir la fusta et dis-tacola da la galia, facendo li turchi mirabile difesa et offesa, et se non era il schierazo, la cosa si decideva con le arme, et 1’ exilo era dubioso. Il schierazo 150* scorse, et la fusta voleva prolungarse con la galia; ma non fiolè, havendo uno ladi, da le percosse aule da la galia et schierazo nudo di remi et postize, et nui, slargati cum i remi et montati sopravento, issalo l’artimon ad alto, andassemo a ferir una altra volta la fusta quale havea fallo vela, et per la bolta granda se li bùio l’alboro et le vele in aqua, e fracassò assai del morto; ma il corpo slele saldo. Alcuni ancor se defendevano ; ma li manco animosi principiorono a buiarsi in aqua feriti et infrezali. Et ancor si slargò la fusla et non si volevano render. Facessemo mostra di voler investir una altra fiata: allora si reseno, et alcuni si bufavano in aqua nudando a galia a dimandar perdono. Allora a lutti fo perdonalo; ma prima in aqua si inforzavano lutti, et una barella di uno navilio venula alla fusta, ne amazò 9 in aqua, cosa a veder crudelissima. Et a qualche punto ne era pericolo che tale cosa a nui incoresse; ma, Dio sia rin-gratialo che ne mandò el schierazo in favore. Ilabia-mo falli pregioni circa 45, tulli è il forzo malmenati. Questo fatto durò per zirclia doi o Ire bore. Ritornassimo in porlo, et intendendo che ne erano fuora di le altre fuste, et essendo de li nostri circha 30 forili et alcuni in pericolo di morie, ma niuno morto per gratia di Dio, el nostro cuogo ha una gamba passata con una freza, deliberassemo levarsi, et non possendo per il lempo contrario andar a nostro camino, ritomassemo qui et scaricassemo li presoni. Habiamo recuperato uno cristiano preso il Marti di Pasqua sopra uno navilio venitian, et una dona con una fiolela di anni 10 in 11 prese sopra uno altro navilio, che andavano di Puglia a Venezia. Questa malina è giunto qui il magnifico Provedador dì l’armala, cum il quale anderemoseguri, che ben bisogna,-perchè si fossemo azonli da le altre fuste conserve, si poi pensar quel che l'ariano de nui. La galia Sanuda, che era con nui, andò il Venere santo a Spalalo per certi bisogni sui, et eramo rimasti soli, che non credevamo ritrovar fusle tanto in qua ; ma il mare è uno bosco, per lutto ne sono malandrini. Dio sia laudalo. Si presenterà la fuslo el li presoni al Provedador, e con lui anderemo di longo. Et è da saper: iu le letere di sier Toma Con- 1 tarini baylo nostro, di 29 Aprii, scrite a la Sì -gnoria, manda uno processo firmalo. Et scrìve, come consulloe prima con sier Francesco Boldù qu. sier Hironimo, è su dita galia va reclor a Tino Micone, il soracomilo è sier Alvise Bembo di sier Zacaria ; et poi fece uno processo, examinati alcuni. Il sumario è questo, del qual, per deliberation dii Cole-gio fo mandato la copia a sier Lunardo Bembo baylo a Conslantinopoli, acciò possi monslrarlo a li bassà. Magno di la Valona cristiano preso su la dila fusla, examinalo disse: il patron di la Iusta nomeva Avat rais di la Valona, et erano sta armale 4 fuste, e ussile di la Valona zà zorni 15. Et questa fusla, an-