347 MDXX, MARZO. 348 posta per ornamento del palazo. Le vedile, che solevano por avanti esser nel palazo, sono sta messe in ornamento de li alogiamenti de li arnbasadori el signori grandi, che a tutti la illustrissima Madama in questa sua terra ha voluto far onor in segno de be-nivolentia. Il giorno de carnevale fu fatta una bella giostra, a la qual intervenne il re Christianissimo, che, come fa sempre, se portò meravigliosamente. A la delta giostra ve inlervenero da 00 giostratori lutti cum diverse et belle livree de seta et oro a groppi, figure et diverse t'oze. La prima Dominica di Quaresima ne fu fatta un’altra ancor più bella, et il He stete a veder. El hessendo che tulli questi allri giorni avanti se ha giostrato et la notte ballato, et fallo altre feste cum superbe colation, a le qual li homeni portavano le colation a le donne, et le donne poi a li homeni, et cussi se continuerà questi zorni che se starà qui. Nè pensale che per questo se manchi etiam da la debita devotion, imperochè ogni dì se ode messa, predicha, vesperi, et allri divini officii, et ad un Irato si dà il cibo spiritual a l’anima el gaudio corporal et solazo al corpo. Resta mò che vi narri 10 pietoso atto che fece questa Maiestà Cristianissima avanti intrasse qui. Vi è noto el gran piacer che prende questo re Christianissimo de la cacia de’cervi et porcili cinghili, clic spesso spesso vi va, el fa una faticha intollerabile. Et ultimamente, hessendo Sua Maestà a cacia tra San Jan de Angelin et qui, in uno folto boscho se incontrò in un gran cingiale, il qual se mese a seguitar, el per esser ben a cavallo et postasi in obstinazione de amazar dillo porcho, se trovò sola, come spesso li adviene, et senza alcun ri-specto continuamente le corse drieto, el tanto lo cacio che ’1 porcho uscite fuori del boscho da un lato, dove non vi era che per disgrafia una piccola pastorella, che sola sola guardava le sue pecore, in la qual 11 porco infuriato se incontrò et la ferì in molti loci. Et in quell'istante il He sopravenne lì, per il che il porco se ne fugì, lassala la pastorella mezza morta. La qual veduta per Sua Maestà in tanta calamità, et credo pensasse lei esser stala de ciò bona causa, ven- ' ne in tanta compassione del suo male de quella povera puta, che smontò da cavallo et presela ne le regie brazia, la portò in una casetta che vide lì apresso, et a li cridi et lamenti de la poverina correva allora sua madre, che stava in quella casella, et veduta la povera figliuola in quel modo, cominciò a cridar cum pianti smisurati. Sua Maiestà a l’incontro si sforciava quanto potea cum bone et humane parole de confortar la dila madre, dicendo che la pula non haria male alcuno, et, cum questo introno in la teza de paglia, et posta la puta per Sua Maiestà sopra il leto, dimandò ove et pecie per medicarla. Portale le ove el pecie, le qual erano mollo grocie et brute, perchè la madre era poverissima, Sua Maeslà rompete le ove el cavò la chiara et le pecie butò via, et cavò le maniche de la sua propria camisa et cum la sua spada, per spazarse presto, le tagliò et medicò meglio che posete et sepe quella sfortunata et a-venlurata pastorella cum le sue delicate mano, che la afflila madre non pensava quello fusse el Re, ma una semplice persona. In questo mezo comparsero molti de li sui genlilhomeni che andaveno cercando Sua Maiestà, la qual fece dimandar el suo cirugico, che sempre ne mena un apresso per tulio dove el va, et li comandò che ’1 stesse a la sua cura; et quanti danari se trovò haver el suo thesaurier, li fece dar a la maire. La quale avedutasi che quello era il Re, se buio in terra dimandandoli perdono et referendoli infinite gratie de tanto bene che li facea. Et non contenta Sua Maiestà de quello havea fallo, disse a la dita madre che guarita fusse la puta, come sperava, ge lo facesse intender che li voleva dar una bona dote el più che non se conveniva a la pula, acciò se potesse meglio maritar. Et cum questo Sua Maiestà benignissima se partì, che veramente è digna de laude, et ogniuno predica questo generoso atto. Exemplum. 198 Copia dì letere di Pranza. Nara de V intrar di la Serenissima Regina in Cognacho, date a dì 29 Fevrer 1519 (1520), terra dove na-que il Christianissimo re. La Domenega di carnevale, circa "21 bora, lece la mirata in questo loco la Serenissima Regina, quale era in una letica con la Illustrissima madre del Christianissimo re, el qual, per esser in domo propria non volle far altra intrata, ma recever et onorar la dita Regina, che non inlrò per la terra, ma per el barcho, per far la cosa più pomposa et per poter meglio representar li infrascripti atti. Intrata adunca la Maestà de la Regina dentro el barco, li vene incontra primo el dio Mercurio in la poeticha forma che da tutti è figurato, et in linguazo francese li annunciava quello che da loco a loco la vederà. Et procedendo Sua Maestà uno poco più avanti, aeoin-pagnata sempre dal dito Mercurio, giunse ad un largo a l’ussir de uno boschetto, et se vide in un triumphal arco tirato da 4 cavali coperti de seda verde Diana, che era una bellissima zóvene e ben