571 MDXX, GIUGNO. 572 Et lo principiato a lezer le scriture, etiani do-man si Iczcrano. Poi sier Francesco Morexini, l’Avo-gador a cui tocha il Colegio, li menerano; li avocali li voleno difender a misericordia, et maxime quel Tadio per esser zovene, ha do puli, uno di anni 5, l’altro 7, fati con la moglie ha, naturai di sier Barbaro qu. sier Jacomo. Questo Tadio è fio di una sorella di Lelio Amai. JEtiam hanno avocati sier Alvise Badoer avochato di presonieri, sier Carlo Contarmi et sier Zuan Antonio Venier. Da poi disnar, fo Consejo di X simplice per ex-pedir alcuni monetarii et expediteno li soloscriti; la qual condana fo a dì 2 de l’instante, fo publicata in Rialto a noticia di tutti. Che Hironimo di Pasiu absenle, ma legilima-mente citado per monede false, sia in perpetuo ban-dizà di Venecia e dii desi reto e tulle terre e lochi di la Signoria nostra da terra e da mar dal Menzo e Quarner in qua; e se per alcun tempo el sarà preso, sia in mezo le do Colone cavatoli uno ochio et re-mandà al bando; e se la seconda volta el sarà preso, li sia tajà una man, con taja chi quello prenderà lire 1000 di pizoli, e li soi beni siano ubligati a la predila taja. Che Jacomo da Feltre, cognominato dal Capello, fo fameio chiamalo alias Zuan Jacomo, absente, ut supra, sia bandito per anni 5 di Venecia e dii de-streto, e rompando slagi uno anno in la preson Orba, e sia rimanda al bando con taja lire 300. Che Marco Antonio Perfamier da Mantoa, che ’1 dito compia uno anno in preson, poi bandito in perpetuo di tutte terre et lochi di la Signoria nostra e di Venecia e dii destreto da Menzo e Quarner in qua, e rompendo stagi uno anno in la preson Forte e rimandato al bando con taja lire 300. Che Vetor di Nicolò aserlo chierego, per monede false, ut supra, sia in perpetuo bandito di tutte terre e lochi di la Signoria nostra da Menzo e Quarner in qua, e di Venecia e dii destreto, e rompando stia uno anno in la prexon Forte, con taja lire 500. Che Hironimo Tascher sia bandito, ut supra. Ancora preseno che uno Girardo Caraton cita-din veronese, qual mandava monede false de qui, et essendo preso scampò in chiexia, che ’1 sia rimesso in la ditta chiexia. Item, che............. contestabele di sier Lunardo Emo podestà di Verona, che lo conduseva, qual lo lassò scampar in chiesia, sia privo di 1’ officio e in perpetuo di officii e bene-fìcii etc. In questa sera gionse sier Marco Minio, vieti oralor di Roma ; da matina verà a la Signoria et intrarà Consier di Veniexia. Fo scrito, per Colegio, a Zuan da Como, è contestabele a Treviso, videlicet il Podestà e capitanio di Treviso lo fazi venir in questa terra, qual volemo mandarlo a Corphù ; tamen non andoe per le bone nove che vene. Noto. In questi zorni, per deliberation dii Consejo di X, fo mandalo, per li Savii, contestabele in li castelli di Corphù sier Zuan da Moliti qu. sier Thimoteo, qual feva il mestier di le arme con provisionati numero . . . . , da esser posto in el castello. Fu terminato, per la Signoria, che Marco Antonio Iuzegner debi stridar a Gran Consejo li elecli con il salario di ducati 20 al tnexe in loco di Alvise di Morsi secretano extraordenario, è morto canze-lier a Nona ; et cussi fo notà in Notatorio. Fo divulgato una nova, incerto auctore, esser lelere di Fiorenza, acusano aver a Livorno esser zon-ta una barza vieti di l’armata di la Cesarea Majeslà, è a Zerbi, qual porla 15 mori fati presoni al re in Fiandra, e darli nova come la dita armata per forza haveano auto Zerbi et posta la terra a sacho con occision grandissima di essi mori ; tamen non fu vero. A dì 2.11 Doxe, justa il solito, non fu in Colegio. Vene sier Mareo Minio, vien orator di Roma. Referite pocho remetendosi far la sua relatione ozi in Pregadi; et sier Andrea Mudazo, qual adesso è vicedoxe, si risalvò a laudarlo ozi in Pregadi, et cussi introe Consier di San Polo. Et sier Sebastian Moro ussite per esser eleclo locotenenle in Cypri, non introe da basso. Fo scrito, per Colegio, ai rectori di Zara la e-xpedilion dii conte Damian, zenero dii conte Cos-sule, al qual è stà dato de qui a conio dii castelo chiamalo . . . . , ha dato a la Signoria nostra, ducali 100, et si manda in uno groppo a essi rectori altri ducati 300 da esserli dati, consegnato harà el diio castello eie. Fo scrito a sier Jacomo Corer e compagni, pro-vedadori sopra l’estimo di Padoa, che avendo al-dilo domino Zuan Roso et Livio di Bassan oratori dì quella comunità, zercha l’estimo di le teste di ciladini, però si scrive sia mitigato, ut in litteris; è una longa letera in tal cossa. Da poi disnar, fo Pregadi el non fo ledo alcuna letera. Et sier Marco Minio, orator venuto di Roma, andò in renga, fece la sua relalione molto diffusa, siete assai; il sumario di la qual scriverò