G47 MDXXj GIUGNO. amore. Smontorono simelmente li altri, che erano ami lo prefale Maestà, le qual a brazo a brazo an-ijorono a la porla del paviglione, et lì questa Ma-ieslà Chrislianissima volse far preceder quella di Anglia, la qual non volse, el in quel [ionio de coliteli tion stavano sempre con le barete in mano, el lilialmente prima la Maiestà Chrislianissima, non lassando però il brazo di quella di Anglia, introno et stelero solo il paviglione forse due bore; poi fecero venir la colation. Da poi la colation, furono chiamati per il reverendissimo Cardinal alcuni primarii di la sua banda, li quali fecero reverenda a la Maestà Chrislianissima, che già era uscita del pavilione con il Ile anglico, et lei abrazò mollo gratiosainenle. Poi li signori francesi con li anglesi se abraziarono l’uno cum l’altro cuvn reverentia sin in terra; et qui poi fu fata venir un’altra colation, et l’uno con l’altro se davano da beverc. Fu chiamata ancor un altra mano de signori de una et l’altra parie, che tutti venivano a piedi, come feceno etiam li primi, et da ambe Maiestale furono abraziali. Fu portato a tulli li zentilhomeni, maximamente da la banda nostra, da beverc quanto se volse. Descendele poi una bona quantità de cavalli de uno el l’altro lato et andorono a veder li duo Re, et fui aneli’ io uno 3 ' de quelli, et vidi che se usavano alcuni modi et gesti lanlo umani clic graliosi, quanto più non se potria. Poi essendo per montar a cavallo, se abra-ziorono molte fiale, el laute che parca non se po-tesseno saciar de farsi ogni segno de amorevoleza, et tandem montono a cavallo, et cum la bareta in man, et cani inchinarsi l’uno verso l’altro preseno simile licentia, questo abratiando li signori inglesi et quello li francesi ; et a questo modo si lasorno, et quella compagnia andò a Gines, che era lontano uno miglio, et questa Maestà tornò ad Ardre, che era nocte. E nel venir, il cavallo di questa Maiestà dete uno calcio ne la gamba a monsignor Armira-glio et etiam a l’orator anglico, ma non harà male. La pompa di questi duo Re et genlilhomeni sui è stata grande et incredibile; el se conclude che li francesi hanno superalo li inglesi sì nel vestir come ne li cavalli, ancor che li inglesi havessino catene d’oro assai, che qui in Pranza non se usa. Domenica, a dì 10, s’è diio se farà un bancheto. Luni poi cominciarano a giostrar, el subsequenler se farano altri lorniamenli. A presso Ardre sono bon numero de paviglioni de questi signori francesi, el sono due bellissimi coperti de drapo d’oro, sotto li quali starà il re Christianissimo. Apresso Gines ne son etiam molli, ma non li ho ancor ve- duti, nè etiam la casa cussi bella cheba falto quella Maestà. Questa, a juditio de lutti, è stata de le belle et pompose viste sia mai sti vedute, el si spera che Ira questi duo Re succederà una tal amicilia et al-lianza che durerà in perpetuo. Date ad Ardre a dì 7 Zugno 1520. Copia di (etera scrita da la corte di Pranza di 374 Oratori nostri, data in Lix a dì 8 Zugno 1520, ricevuta a dì 23 dito. Nara le visite di la Christianissima Majestà con il Sere-renissimo re d'Ingaltera. Come a dì 4, al tardi, zonse lui Zuan Badoer orator a la corte, et insieme el dì sequenle col Ju-slinian, andono al re Christianissimo, qual era con 4 anglesi cavalieri el primarii apresso il Serenissimo suo Re, videlicet monsignor de San Zuane, guber-nador de Cales, et capitanio de Gines; il quarto non se ricordano. Et fatoli intender il desiderar haver audientia da Sua Majeslà, et prcecipue lui Orator novo, quella li fece aspelar alquanto, poi ussì di una camera con li diti cavalieri et vene ne la sala dove essi erano, c lì con óptima ciera li ricevete. El datoli la lelera di credenza, lui proprio volse leger. Poi gli esplicò quanto li fu commesso, congratulandosi de la incolumità, prosperità et felice stalo nel qual avia Irovata Sua Majeslà, et quanto la Signoria nostra desiderava l’amplitudine et gloria sua, come se conveniva per la observantia ha verso lei et amor con affectione che lei e converso in ogni offitio mostra verso la Signoria nostra, atestandoli la firmissima menle sua di continuar unitissima in la lianza et con-federatione; con altre parole in simil sentenlia. Qual rispose a tulle parte aflcctuosissimamente, rengra-tiando de la congralulatione predieta, et afirmando non dubitar che la unione sua con la Signoria nostra habi a continuar in ogni tempo, confirmata da una parte et l’altra con molle experienlie. Poi disse che, cussi come nel partir di lui Zuane da sé, quando il Justiniano il successe, gli dolse, assai cussi bora gli rincresse il partir di esso; ma lo mitiga con la venuta sua, dicendo sperar che ’I dillo Jusliniano habi a ritornar a sé, laudandolo assai de li buoni offieii fatti in tutta questa legatone; al che lui Jusliniano suficientemente rispose a quanto se ricercava. Disse poi Sua Majeslà, come più volle era venuto a sé il reverendissimo Eboraceuse et molli altri de quelli signori anglici, ma non explicó Iratamenlo alcuno, ma solum disse lenir per certo che il sequenle giorno se aboeheria con il Serenissimo re di Anglia;