201 MDXX, GENNAIO. 20-2 li parenti di sier Marco Landò è comparsi a la Signoria, dicendo si fa uno anno avanti, et non se dia a far; et cussi fu terminato, per la Signoria, non far ozi. Fu fato al luogo di Procurator, in loco di sier Andrea Erizo che compie, qual è ferito in caxa, come ho scrito di sopra, e non passò 3 voxe: Avocalo grando, Camerlengo di Cornuti et XL criminal. Item, fu fato una cossa nova e conira le leze per termination di Consieri, non vi era sier Francesco Foscari, et per il Canzelier grando, poi balolà lutti, fo prima strida, atenlo che nel Consejo precedente, a la eletion di Zudexe per le corte, sier Daniel Malipiero electo passoe, et era erorcol scontro, qual fu sier Andrea da Mosto, qual ave titolo, qu. sier Francesco, e voi dir sier Francesco per esser vivo il padre e non si potea provar; per il che la Signoria fe’ publicar rimaxo per le corte dito sier Daniel Malipiero; tamen è contra le leze, nè si poi far, perchè, averle le porle dii Gran Consejo, alcuna conseia non vai. Aliegano il caso di sier Nicolò Lippomano eleto provedador al Sai; ma non è a proposito. Concludo, si fa molle e molle cosse contra le leze, e tamen li Avogadori di comun non remedia ad alcuna cossa. Di Milan, di Franca e d’Ingaltera fono le-tere lete in Colegio, il sumario dirò di soto. Et se intese come le galie di Fiandra, capitanio sier Zuan Moro qu. sier Gabriel, erano passade in Antona a dì 26 Dezembrio; che fo bona nova a intenderla. A dì 23, Luni. La matina non fo letere, ma lete quelle venute eri sera, e terminato far ozi Pre-gadi per scriver a Verona. In questa malina, fu sposata per tempo la fìa di sier Vicerizo Zen qu. sier Piero in sier Aguslin Emo qu. sier Gabriel ; qual noze lo le fìxi solo parente dii prefato sier Aguslin, a cha’ Gradenigo a Santa f, et ozi fu falò el pranzo, dove fono li parenti di una e l’altra parie. Da poi disnar, fo Pregadi et leto le letere di Milan, dii secretarlo Caroldo. Come monsignor di Telegnì li havia comunicalo che monsignor di Lutrech era zonto 4 lige lontan di Lion et andava in Franza, et che le zente andate a la Concordia erano risolte. Et manda una poliza li ha mandato uno capi-lanio francese nominato Claudio, qual li avisa come una terra francha era fata canton di sguizari, et che questo tien la Cesarea Majestà non lo soporlerà, dicendo infine di la poliza : « Questo fa per nui soldati ». Di Franca, di V orator nostro Justinian, data a dì 9 a ... . Come non maiiehava maligni, quali haveano seinenato al Ile e illustrissima Mada- ma che in questo convento si trata a Verona, de facili si trateria la Signoria nostra con la Cesarea Majestà de intendersi ben etc. Il che inteso, esso Orator andò da Sua Majestà, dolendosi che questi a Verona stavano tanto, et che l’orator di Soa Maestà era in tutti li tratamentì, juslificando el dir de’ malevoli ; sichè trovò Sua Maestà ben satisfata. E questo ¡stesso oficio fece con la illustrissima Madama eie. De Anglia, di sier Antonio Surian dotar, cavalier, orator nostro, date a Londra a dì 28 Dezembrio. Come a dì 26 zonse le nostre galie di Fiandra in Antona con alegreza di tutti. Item, come era stato a uno pranzo con il reverendissimo carde-nal Eboracense e alcuni altri, ut in litteris; et diio Cardenal parlò mollo onorevolmente di la Signoria nostra. E poi pranso, andato esso Orator con sua signorìa in una camera, parlò assa’ in comendalion nostra, e poi disse desiderarla aver li 60 tapedi damaschini, come disse al suo precesor sier Sebasliau Justinian. Scrive, è bon presentar questo tal che se poi dir sia re di Anglia; e il re di Franza li ha mandato uno calese d’oro con la patena d’oro azojelada, come è sta dito etc. Di Verona, do letere di sier Francesco da cha’ da Pexaro orator. Zercha la risposta si à dar a li agenti cesarei per le raxon dii Friul eie., instando la Signoria la vedi et la remandi, se li par se li dagi. Item, fo leto una teiera di oratori di Friul, è a Verona, scrita a la Signoria nostra, quali suplicano sia compiaceste questi agenti di 4 presoni richiesti, perchè poi tralerano di le cosse loro, qual è una intrada di ducati 16 milia a l’anno, et non avendo, non sano come viver e converano far de duobus altermn, overo con le arme luor le sue iu-trade per substentar el viver suo, overo farsi cesarei. La qual cossa la fariano molto mal volentieri, et ‘con lachrime agli ochi; però suplica sia exauditi et provisto ai loro bisogni. Fu poslo, per li Savii, una lelera a monsignor di Pin orator dii re Christianissimo a Verona, persuadendolo a ultimar sta cossa e non andar per via di scrilure eie. Una bona lelera e savia e molto amo-revel scrita per il Comin. Fu pesto, per li Savii, una letera a l’Oralor no- 1 slro in Franza, qual debi comunicar con la Chrislia-nissima Maestà, dicendoli clic questi agenti cesarei, è a Verona, vano a la longa con dar scrilure; ma si doveria venir a li essenliali e concluder quanto è in li capitoli di le trieve; et Soa Maestà Christianis-sima, qual è zudexe di queste dilTerentie, suplichemo