607 MDXX, GIUGNO. 608 narà, e lo tributo quello che soleva dare al Soldano, 349 lo darla a lo He nostro signore ; lo castello dice che voi consultare con lo re di Tunis; denari non ce ne vole donare; alle altre cose non fa risposta alcuna. Sua signoria li rispose, che al campo con le arme a le mano si vedrà. A li 8 dii presente, levamo nostro campo. Sua signoria fece tre squadroni tanto di lio-meni di pedi quanto di homeni d’arme. L’antiguardia pigliò Diego di Viera, l’artigliaria vene in inezo, la retroguardia apresso a lei. Capetanei e lo comanda-lore Loysi, lo signor don Hugo andava con 80 di boni cavali con tutti noi altri, andando sua signoria da uno squatronca l’altro, e se fusse stato combattilo, donare uncìe fusse bisogno. Incominciamo a cami-nare in verso lo castello, sempre a marina marina, (’animando, circha 5 milia non trovamo moro alcuno che ne disturbasse, ¡usino a uno loco che ci è una caseta. Ilavemoli messo nome Santo Michieli, per avere gionlo lo giorno di San Michieli. Avemoci fato forti zà undeci .... e una bonissima opera. Siamo lontano del castello dece miglia. A li 9 dii presente, essendo la guardia, zoè dui bandere, vinti homeni d’arme per bandera, venero alcuni arabi a scaramu-zare, e foro forse di 50 in 60, donaro adosso la nostra guardia, si Rigiro gentilmente e ’1 campo si misse a l’arme, cui fu più presto e scioperando escive. Io trovai al campo che li nostri erano circa 100 di cavallo; investimo li mori; tornarono a fu-gire; alcuni capitani e Io in loro compagnia eramo avanti quasi a donare lanzate a li mori ; li nostri dollaro volta a li cavalli e tornaro inverso el nostro campo ; alcuni di noi altri, che eramo avanti, ne viiino in grande pericolo. Li mori quando viltero li nostri fugirc, remisero sopra noi altri e con grande travaglio ne salvamo. Di poi n’escìo lo signor don Hugo con molta gente di cavallo. Li mori, vedando lo sforzo de li cristiani essere grande, andorosene, e lo signor don Hugo sla lo più disperalo homo dii mondo, che mai al mollilo vide la più codarda genie che sono questi homeni d’arme eh’è diventate; sua signoria non sape quello che fare. Ave deliberato stare per alcuni giorni, perchè ne havemo fallo mollo forti. N’ esceremo alcuna volta la gente di cavallo a fare alcuna coreria. Di veniale, mi pare impossibile a potersi pigliare questa isola, perchè siamo pochi, e la gente d’arme, unde era tutta nostra speranza, essere molli codardi e mal destri, e alcuni loro capitani sono a cossi codardi come li su-bordonali. In nostro campo non si mangia altro se non biscoto e formagio; vino non caricò se non per quindici giorni, e non a tutto lo exercilo. Si- gnor mio, averia molte cosse da scrivere; per la carestia de la carta e la incomodità e non essere prolixo, li arò scrilo la sustanlia di nostro essere e la verità, che multi scriverano più di così, che non lo sano se non per ditto. Questa ixola è molto bella, con molli arbori pieni di datoli e ulivi, pieni 349' di fico granali, prune bonissime, che ne aggio mangiato, perchè sono picole. Di questa isola si sono fu-gili molti negri e sempre mai ne fugeno, e ci hanno donalo lingua, come sono mirati di terra ferma forse di 50 in 60 arabi; crediamo che siano stali questi arabi clic scaramuziono con noi altri. A li 9 dii presente, questi negri ne- hanno dito come le-neno grandissima fama, lo Cecho dona lo giorno a questi arabi di cavalo per uno doble cinque lo giorno, e essi si fanno la dispesa di mangiare e vive di rappina. Li X dii presente, stando al ponte di questa isola dui galeoni e alcuni brigantini, che soa signoria havea montato per guardia, trovamo a lassare passare a nisuno. Le genie de li sopraditi gaiioni e brigantini, di loro volontà, senza comissione di sua signoria, scenderò a la ixola circha 40 homeni per andar a robare. Li mori si fecero imbuscala, e hanno intrapresi e morti zircha 20. Fino al presente giorno, non achade cosa per potervi avisare. Pregovi la copia di la presente, con lo presente brigantino, che va a Napoli di Romania, va uno homo al Re. La signoria vostra fa ora copiarla e mandarla a lo signore suo figlio mio cugino; io non ci posso scriver che con lo magiore travaglio del mondo. Ho fatto la presente, e a la signoria vostra mi racomando ; ricomandatemi a li signori soi lìoli e generi e tutti questi signori nostri parenti e amici ; plazavi avisar-mi di vostro essere. Signore frate. Per l’altra mia vi scrissi breve; la presente servirà tanto, et mandatela per mia parte in Rodi a monsignor reverendissimo Io Gran maestro. Se non ci è nave che va in Rodi, mandatila in Messina in potere di messer Bernardo Ferragoni e ipso ci donerà bon ricapito ; incarichalelo molto. Signor frate! Come li aggio scrito dì sopra, qua stanno in molla carestia di mangiare; per tanlo vi prego che con la prima nave che ave di venire qua, mi mandale uno quartirolo di fino caso cavallo e biscotti falli in casa uno bono saeho, e sopresate se ne trova; fatile bolgire prima che le mandate, e mandatele con la prima nave per doi bande ; avi-salemi di lutto vostro essere. Lo mio cavallo che ebbi di fra’ Bindo di Alli, lo giorno che pigliamo lo prestai a uno gentilhomo napolitano chiamato Joan-ni Andrea, unde si passoe valentemente e fuci uci-