247 MDXX, FEBBRAIO. 248 sarà di domino Piero d’ Urea, è orator a Roma, Disse il Re voi ritorni in Spagna. Di Napoli, di Hironimo Dedo secretarlo etiam fo letere. Di quelle occorenze zerclia le ripresale, e altre particularità. Notate omnes. Come in questa malina, vernilo Cuora di casa per tempo, justa il solito de mi Marin Sanudo, essendo in Piaza di San Marco, vidi sopra la cliiesia uno .... di nation, credo, spaglio], qual predicliava mostrando certo quadro dove era pynto uno sol et una luna, et di soto una effigie di . . . In questa matina, in Colegio fo fato gratia, per la Signoria, a Hironimo Campanaio di far uno edificio di cavar questi lagumi con la y2 manco spesa, per anni 20 per ducali 50, e fato la forma sia confirmà col Senato. Fo balotà in Colegio : 22, 0, 0. 136 * Et a caso parlando con sier Zuan Antonio Memo el Cao di XL, mi disse Io eri fui baiolato Synico; di che mi dulsi assai di do cosse, e di la mia sorte caliva in questo anno, e dii malvoler di qualche uno nimico di ogni bon viver; però Io non mi leva tuor, e a tulli mi ha dimandato recusai, perchè la età et con-dition et grado mio non richiede questo ; poi voglio star qui e synichar chi va Syniclii e non star 3 anni a esser nominato in alcuna cossa, che chi mi avesse dato 100 ducali al mexe e le spexe mi penseria di muovermi di qui, sì perchè mai navegai, come ho grado di Zonta ordinaria. Poi malvolentieri fazo mal a niuno per vadagnar; ma ben per observa-lion di le leze e per ben di la mia patria. Talora in renga, o in Gran Cousejo, o in Pregadi quando li son, digo Topinion mia senza alcun respeto. Poi la mia Hisloria che fazo, principiata zà anni. . . , et li mei annali e Diari! si astellaria ; sichè ludi intenda 10 non mi feva tuor, et palarti locutus sum omnibus. Ma ben mi doglio di quel inìquo e nimico mio che fo causa di farmi nominar, che non fece se non a mal fin, perchè, non volendo esser tolto, niun doveva farmi questo torlo. Pacienlia : Iddio el remuneri come el merita !» e si ’1 saperò, o tardi o per tempo mi ne ricorderò assai. Da poi disnar, fo Colegio dii Principe, Consieri el Savìi per aldir li Provedadori sora i Officii zerea 11 debitori dii suo officio, che sono assai, et maxime populari et poveri zentilliomeni. ltem, aldileno li Provedadori sora la merclia-danlia, quali voriano la Signoria mandasse uno se- crelario al re di Portogallo a tratar che ’1 sia contento le nostre galie vadìno de lì e tuor, comprar e cargar specie, overo tratar altro acordo. Fo lete le lelere, le ultime di 22 Zener, di Spagna, di VOrator nostro, trate di zifra, una è drizata a li Cai di X. Come monsignor di Chievers li ha dimandato si l’era venuta ancora la risposta, e zonta la fusse, venisse subilo da lui ; e che ’1 Re ha expedilo quelle corte, e fin zorni do partiva per il regno di Valenza ; ma non anderà in Valenza per esser gran discordie tra quelli grandi eie. Item, che’! manda domino Zuan Hemanuel per suo orator al Papa, et quello è a Roma, nominato domino don Pietro d’Urea, è sta dito lo voi mandar a la Signoria nostra ; e che ’1 solicita per passar in Fiandra. E come l’ha mandalo ducali 13 milia in Sicilia per inlertenir queli fanti e zelile di i’armada è lì. Item, che ’1 solicita il suo passar, perchè non passando questo Mazo, non potrà pasar più fino a una altra colla, che sarà di Septembrio. In questa sera, fu fato una cena di compagni a 137 San Polo in dia’ Capello, sul Canal Grando, per sier Zuan Jacomo Bembo qu. sier Bernardo, fo acetà in la compagnia di Ortolani, e su la festa seguite certo remor di arme di sier Nicolò Bondimier di sier Andrea, con uno compagno sier Francesco Griti di sier Homobon. Poi cena andono li compagni e donne a baiar in campo San Polo, et cussi si siete fin hore 0 di note a compir la festa, e poi in caxa ; sichè la terra nostra è su feste e triumphi. Et Limi si farà una lesta in dia’ Foscari per la compagnia di Immortali e una commedia. Poi in cha’ Loredan a San Marcitola si farà una altra per li Triunfanti, zoveni, con una bella comedia, qual si recita in corte per loro compagni propriì. Concludendo, la terra è in gran Iriomphi. È stà fato pera de noze in questo anno : Iddio le prosperi in sta quiele. A dì 10, la matina, fo letere di Verona, di sier Lunardo Emo podestà. Come, havendo invidato domino Andrea dii Borgo et li altri oratori cesarei a pranzo in palazo da lui per una festa el feva far, recusouo venir per bon rispeto. Di sier Fratesco da cha’ da Pexaro orator, di 8. Come diio domino Andrea dii Borgo liavia mandalo a chiamar el signor Janus di Campo Fre-goso condulier nostro, aloza e sta a Garda, dove à le sue possession, qual era venuto lì in Verona ; il qual prima andasse, dimandò licentia a li rectori et esso Orator, dicendo è suo amico, stati insieme su le guerre; e concessa, andoe da lui. Scrive coloquii aulì insieme, e che la Signoria doveria compiaser il