541 MDXX, MAGGIO. 542 si chiama Aervasser, clic mena oro. Anche de qui, el Danubio ne mena qualche poco. Item, in Transilvana villani ogni zorno trovano medaglia romane d’oro et d’arzenlo in zare sotto terra. Item, in Transylvania ho veduto uno animale, qual havea el pelo de lione et biancho sotto la panza tachado, et ha il viso de leona, la coda curta e la cima negra, et la cima de le orechie negra, et sopra la cima de le orechie ce sono alcuni peli negri longeti, et freme come uno leone; io jtidicai tale animale essere una panlhera, el havea le ongie come le gate. Item, ce sono alcuni animali simili al cervo ma.....et balio le corne su la foza de una mano de homo, cosi large cum quelli rami; judico si è da prestare fede a Syponlino in Martiale, ìicec ammalia sìnt a lati-nis appellata bisontes. Credeva bene prima che fusseno tragelaphi. Hanno le ungie negre prestantissime veramente adversus morbum caducum. De la sua pelle se fanno centure, le quale chi le frega soto el corpo de uno cavalo che non possi urinare, subito lo fa urinare ; io ne ho una de queste centure. Quanto a la libraria, dico esserli stato dentro et non si trovare alcuno buono libro; lutti li buoni sono stati robati. lo trovo bene uno Virgilio vechis-simo de lelere longobarde et alcune opere de Aelia-op no traducte per Theodoro Gaza; non so se le siano impresse, perchè se non fusseno impresse io le scarpina. Item, uno bel libro Cicero de legibus. Di libri greci, io ne vedo molti squadernali, vechi, marzi, rotti et dissipali; ma io non me intendo de greco. Ci era uno Plinio molto corecto, ma il reverendo proposito, domino Ilironimo Balbo venetiano, homo doclissimo, l’ha abudo. lo l’ebbi qualche giorno in le mano, et trovai molte castigatione bellissime. Mi sopragionseno poi queste mie maledele egritudine che non ho possuto scontrare; che se 1’ havesse scontrato tutto, haveria trovato più de 3 milia casli-galione. Adesso questo domino Ilironimo Balbo va ambassador, hora in Polonia, ora in Hisprueh, et non sta mai fermo, lai che non posso .liaver così el Plinio suo. De li desegni de Moscovia, Tarlarla et tutti quelli altri lochi, credo che vi potrò servire per via de uno valentissimo homo primo del mundo, missier .lacomo Zieglero bavaro excelentissimo astrologo, cosmographo et mathematico, qual vien qui in casa ogni zorno a leger Plholomeoal magnifico ambasciatore; ha scrito molte opere in geographia, et ha fato uno instrumenlo che si chiama meteoroscopio de Ptolomeo, quale è stato 500 anni occulto che niuno l’ha saputo restituire in luce. Lo ha donato al ma- gnifico ambasciatore, el ha facto molli altri belissimi instrumenti, uno etiam da cognoscere le latitudine ; credo che conduremo questo valente homo a Vene-tia. De semplici de qui ne è grandissima copia de belissimi, che non si trovano in Italia. Questo Sep-lembrio vi manderò de le semenze de animali, se anderemo in Boemia, dove passeremo la Hercynia Silva; spero di vedere qualche bela cossa. Budce, die primo Mai 1520. A dì 25, Zuoba. Dovendo venir el signor mar- 313’> chese di Manloa nominato Federigo, di età di anni .. , venuto in questa terra stravestito, tamen andava con tre di soi vestito con una capa biava per Sensa, e tulli lo cognosceva, aloza, come ho dito, a cha’ d’Alban a San Cassan ; hor dovendo andar a la caxa dii suo orator a Santa Sophia di sier Francesco Foscari sul Canal grando, et venir con li piati; et cussi il Principe, licet habi auto cativa notle, perchè li medici ha messo certo cauterio su la gamba per tenir aperto uno buso che buia alquanto, pur vene in Colegio. A l’ora esso Marchexe vene, e apresso la chariega di Soa Serenità fu messo raso cremexin per il sentar di esso Marchexe; et cussi poi terza 2 bore vene acompagnato da 20 zentilhomeni, quali nominerò qui soto. Item, da 25 compagni Immortali, i quali erano lutti vestiti di seda, che fu un belissimo veder ditli Compagni, poi li manloani de la caxa di Gonzaga, e altri è venuti con lui. El Marchese era vestilo ferialmente con uno zopon di damasco roam insieme con sier Andrea Trivixan el cavalier; poi el signor Federico suo fradelo con sier Gabriel Moro el cavalier, demum li altri Gonzagi con nostri zen-lllhomeni, che li acompagnava a un per uno; de-mimi li Compagni a do a do. Et intrato In la sala di l’audientia, il Doxe si fe’ levar suso et lo abrazoe ; e posto a senlar a man destra, et a sinistra il fradelo, poi li altri, el Doxe li usò grate parole. Lui disse pochissime parole e si tolse, e più non parloe. E stato cussi senza parlar un poco, tolse licentia e fo acompagnato fino a caxa pur con li piati ; et li Compagni rechieseno al Doxe la Piaza per far do soleri per farli Marti la festa ; et il Doxe, senza consultar altramente, disse : « Semo ben contenti, et vi das-semo la nostra camera » ; sichè la festa si farà in Piaza di San Marco di note : cosa nova e inusitata, (1) La carta 312* è bianca.