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UDXX, GENNAIO.
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  autorità che ’I Mazor Consejo; fe’ lezer tutte le parte eie.
      Et li rispose sier Bortolo Contarini, è di la Zon-ta, olirti capo di creditori dii dito banco di Agu-slini insieme con sier Alvise Malipiero, dicendo il credito dia aver questo signor Hercules di Esle per il diamante, qual I’ ave papa Julio e lui a Ilorna fe’ citar papa Julio in Rota e olene excomunica-tion eontra li capi dii banco per il suo credito, qual era di ducati . . . sopra dito diamante, et ave alora ducati 500, ma per il restante voi esser pagato et à portà excomunication nove eie. ; per il che hanno trovato che non solum si ha auto 45 per 100 ma più, e chi è sta li capi di creditori, videlicet sier Marin Trivixan, eli’ è morto, lire 70, sier Mafio Bernardo ha comprà rami e non pagato, sier Marin Contarini e altri, i quali è slà sentenliati per li X Savii e non voriano pagar; et alegò alcuni caxi. E che questo olicio di X Savii è Consejo e non olicio, e il Consejo fa cosse definitive etc., persuadendo il Consejo a laudar la parte presa e far li X Savii compia 1’ olicio suo, perchè in questo bisogna presta expedition.
     Et poi andò in renga sier Mafio Lion avoga-dor di Comun, et rispose al Coniarmi, llor lo le-gilimà il Consejo, cazadi molti, adeo rimase solimi a judicar numero 102. Andò la parte posta per questi do Avogadori di tajar la parte consecutis. Ave 8 non sinceri, 37 de si, 58 di no, e fo preso che la parie stia, et veneno zoso a bore 24 in zircha.
     A dì 26. La matina, vene in Colegio il Legate dii Papa episcopo di Puola, per cose particular. Poi apresentò uno brieve, come il Papa ge donava in vita sua la caxa è in questa terra, fo dii marchexe di Ferara, qual papa Julio l’ave per la Chiesia lolla ad uno rebello e contumaze di la Santa Sede; pertanto esso Legato pregò la Signoria volesse esser contenta di questa donation fatali per la Santità dii Papa a uno subdilo e bon servitor di questo Stado.
  11	Principe li rispose che si vederia, et queste cosse non se li poi risponder senza consultarle con i Savii.
•	Di Milan, fo teiere dii secretano Caroldo. Come havea dato a monsignor di Telegni la lelera li scrive la Signoria nostra, come si aiegra di esser venuto al governo di Milan ; il qual ringralia molto la Signoria, et si offerisse etc.
     Da poi disnar, fo Consejo di X con la Zonla, et fu posto la gratia di sier Nicolò Minio, che torni podestà a Monfalcon, et non fu presa; sichè non si farà più ad algun, perchè la terra mormora di le gratie hanno fato.
    È da saper, sier Zuan Francesco Pixani voleva tornar podestà e capitanio a Feltre, sier llironimo Marzelo qu. sier Fanlin voleva tornar podestà a Conejan, sier Domenego Pizamano qu. sier Marco voleva tornar camerlengo a Verona, sier Nicolò Boldù qu. sier llironimo, fo viceprovedador ad Axola, volea andar provedador ivi, sier Francesco Dollìn capitanio a Raspo, sier Zuan Loredan a Porto Bufolè, sier Sebastian Minio provedador a Marlinen-go, et molti altri che longo saria a scriver; sichè nulla fu fato.
    Fu tolto il scurtinio di Provedadori sora i fuogi. Tolti numero 16 et non baiolato per non esser il tempo.
    Fo inlrato in lajar tre nobeli di Veja, fati per sier Marco Antonio da Canal olim provedador a Veja, contra le loro conslitulion, el fo leto il processo et tajà la dieta election.
    Nolo. Eri in Pregadi, avanti se inlrasse su la cossa di l’Avogaria, fo leto una letera di sier Francesco Mocenigo podestà et capitanio di Treviso. Scrive, come nel bosco dii Molitelo, essendo andati alcuni a tajar castegnari con do cari e portarli via, il qual bosco è di frati di la Certosa lì al Moritelo, et andato un converso per far non lajasse, dito frale fo ferito di 13 feride et morto. Et auto esso Podestà tal denontia, prese uno di complici; qual esaminato, à ditto esser slà Antonio di Renaldi fiol di domino Zacaria, il qual era andato per tuor ditti legnami per far sege di bote; et cussi non potendo averlo in le man, domanda auclorità di poterlo punir e bandir con taia.
    Fu posto, per li Consieri, dar autorità al dito podestà di Treviso, di proclamar il prefato Antonio di Renaldi e bandirlo di terre e lochi e di Veniexia, con laja vivo lire 1000, morto lire 500, e li soi beni sia confiscadi in la camera. Fu presa.
    In questi zorni, a dì ... di questo mexe, successe che sier Pasqual Gradenigo qu. sier llironimo, da San Lio, è visdomino in Fontego di todeschi, havendo amicitia con quelli mercadanli, menò uno todesco a disnar con lui nominato Christoforo Fo-cher, el qual a caso vele una sua sorela bellissima, e
li	fe’ tochar la man, dicendo questa è mia sorella, ha un defeto, è bella, è povera e non ha dota di mari-tlarse. Lui disse è gran pechado, e si potesse haver una simile, la torìa senza dota. Et lui disse: « L’é al vostro comando, si vui la volè ». El todesco rispose: 115 « Deme tempo che scriva a mio padre, che si ’1 sarà contento, la toro di gratia con farli bona contradotta per esser bellissima dona ». Il Gradenigo fu conten-