263 MDXX, FEBBRAIO. 264 Spagna, electo Imperador, voler venir a far danni in Italia; nel qual caso si moveriano come liberatori de Italia. Altre particularità scrive, ut in litteris. Di Pranza, di V Orator nostro Justinian, date a dì primo Fevrer a San Jani di Angioli. Come il He, havendo inteso esser venuto do nontii di la Cesarea Majestà al re di Navara per farlo venir da lui, mandò a dirli venisse a la corte, e il nontio trovò in strada che ’I veniva ; per il che il He voi alozi apresso de lui eie. Item, scrive che lo abocha-mento col re di Anglia, si parla seguirà. Item, manda letere di T Orator nostro in Spagna, replicade. Di Anglia, di sier Antonio Surian dotor e eavalier, date a Londra a dì.. . Zener. Come era zonto de lì uno novo orator del re Chrìstianis-simo, chiamato domino . . . , per tratar lo abocha-mento si ha lar, col qual esso Orator nostro ha parlalo, qual li ha ditto non saperli dir la resolution ancora, perchè el bisognava iterum esser con el Re, et con la risposta havia andar dal re Christianissimo. Scrive che il Re ha privalo monsignor dii Bosco, era governador in Irlanda, per certa disobedienlia, et mandava a quel governo monsignor l’Armiraio; tamen quelli di Irlanda non danno molla obedientìa a quella Majestà. Di Hongaria, di sier Lorenzo Orio dotor, orator, dì 20, date a Buda. Come il Re havìa deliberalo andar in Bohemia con la corte, justa la re-quìsilion faloli, et però andava a Poso via, dove si dovea ritrovar il re di Polonia, suo barba, e terminar di questa andata. Et scrive esser ritornato domino Hironimo Azalin, stato orator in Bohemia, il qual era mandato in Germania per esser col Cardinal Curzense e tratar tre pera dì noze : la maiestà dii Re in la Gola dii re Calholico; il re Calholieo in la sorella dii Re predilo, el domino Forando, frade- lo dii re Catholico, in una fia dii re di Polonia. E tien dì ditte noze sequirà, che questo He si maridarà in la sorella dii re Catholico. Scrìve, esser zonto il ban di Croatia, episcopo . .. ., per socorso contra turchi ; per il che era sta parlalo mandar da la Signoria per danari a conto dii credito dii Re l’à con * la Signoria nostra ; tamen ¡1 Cardinal Ystrigonia ha operato non si mandi per adesso. Scrive, le cosse di poloni contra moscoviti è in azeto per esser gran morbo in moscoviti venuto. Scrive come lì a Buda regna certe febre di mala sorte, adeo è morti tre di la sua fameglia, e ’1 suo secretano, Francesco Massa amalato zà assa’. Vene in Colegio sier Piero da eha’ Taiapiera, fradelo di sier Zuan Antonio soracomito, con lino vien da Dulzigno, qual nara il caso sequilo dilcom-bater suo fratello con la fusta dii Moro et quella presa, qual fo zà zorni 16 sotto Durazo, però che dito Moro avia preso do navilii di Corfù e quelli tirati lì a Durazo, e luì con la fusta ; per il che esso inteso questo, si acoslò a la terra per aver ditti navilii, quali non volseno darli. Et levatosi, dito Moro capitanio armò la sua fusta, posto bon iiumero di janizari suso, vene in mar per prender la galia, e il Soracomito fe’ testa et combatè con la fusta, et la prese, preso il capitanio e laiati a pezì tulli chi erano in la l'usta ; et zonto a Dulzigno, apichò etiam il capitanio. Di la galia, morti 5, feriti zerea 40. In questo zorno, zonse sier Zuan Moro capitanio di le galie bastarde, per la execution di la lelera ha ’uto per Colegio di venir lui instesso a incambiar la galia bastarda in baslardela, et messe scala in lerra a li Forni, ma armata, et li homeni smonta ritorna in galia, come el ha asserto niun li falirà, el si prepara cambiarli la galia, e tornerà capitanio, ut supra. Da poi disna'r, fu fato la caza in Piaza di San Marco, justa ¡1 solilo ; vi fu la Signorìa, vicedoxe sier Francesco Foscari, con li oratori. Fo expedita presto ; fu assa’ maschare, perchè al presente danno li Cai di X licentia di slravestìrsi, ma voleno a quatro insieme e non mancho, e vadino con la licentia. Da sera, fu in Procuratia di sier Domenego Tri-vixan el eavalier, procuralor fato una zena di compagni Zardinieri, in la qual è sier Alvise suo Boi, et vene done alcune, ballalo eie. Poi recità la comedìa di padoani a la villana, e uno cognominato Ruzante e uno menato feze ben da villani ; durò fino hore 6 di note, poi andono a cena. Eravi il prefato sier Do-mcnego Trivixan e sier Zorzi Corner procurator a udirla, et Io Marin Sanudo. A dì 17. La malìna, fo pioza ; non fo alcuna lelera. Fo ordinato far Pregadi per dar licentia a sier Francesco da Pexaro, è a Verona, ritorni. Da poi disnar, fo aduncha Pregadi, el fo leto le soprascrile letere, et una di Verona, dii predito Pexaro orator. Come eri, 16, per tempo, domino Andrea dii Borgo e do altri oratori cesarei erano parliti, i quali erano slà ben acompagnali e honorati ; restalo solum uno di loro, domino Herasmo, per aver risposta, come scrisse. Fu posto, per li Savii lutti, una lelera a sier To- 147 mà Cantarmi baylo a Conslanlinopolì, come in Dui-malia era seguito tanti danni ; et se lì manda le copie di le letere di rectori ; di che debbi far querela a li bassà. Item, avisarli dii caso di la fusta dii Moro